“La virtù sta nel mezzo” è un vecchio detto latino che invita alla ricerca dell’equilibrio. Non della perfezione, bensì della giusta via di mezzo. Quel percorso lineare e con un minimo di continuità che ricercano da tempo sia Genoa che Inter.

Potrà fare sorridere o riflettere, ma la sfida di domani sera, la 52esima della storia, è quella alla quale i nerazzurri si presentano meglio piazzati in classifica negli ultimi sette anni. Non accadeva dalla stagione 2010/2011, l’ultima ad aver incoronato padrona del campionato una squadra che non fosse la Juventus, che l’Inter ricoprisse una posizione migliore del quarto posto prima di arrivare all’appuntamento col Ferraris rossoblu.

Un dato che può voler dire tutto e niente, se non fosse che l’ormai claudicante terzo posto nerazzurro, messo a rischio dalla sconfitta casalinga contro una Lazio virtualmente a quota 51 punti (il 17 aprile ci sarà il recupero con l’Udinese, ndr), sarà da difendere a Genova, in uno stadio dove il Biscione non vince addirittura dal 13 dicembre 2011.

Il Grifone di mister Prandelli, dal canto suo, non perde in casa da due mesi e mezzo e accoglierà un’avversaria molto diversa tra casa e trasferta, specialmente in termini di numeri. Lontano dal Meazza, stadio in cui è ancora migliore difesa del campionato (7), l’Inter subisce quasi il triplo dei gol (18) e conquista meno punti (24 contro 29). A dirla tutta, ne subirebbe anche di più se non avesse tra i pali un certo Samir Handanovic, al nono posto per parate compiute  (78) e nuovo capitano della truppa nerazzurra. La truppa di Spalletti arriverà al Ferraris con 7 gol subiti nelle ultime tre gare esterne (considerato anche il derby), rischiando di eguagliare la sua personale striscia negativa stagionale collezionata fra 12esimo e 17esimo turno, quando furono quattro le gare di fila senza mantenere la porta inviolata.

Il depauperamento della classifica nerazzurra appare strettamente legato alla vicenda Icardi, che interessa i quotidiani più ancora del destino prossimo dell’Inter, che adesso vede seriamente insidiato il terzo posto che occupa stabilmente da mesi e mesi. È materia di questa mattina che l’Inter, spaventata dal deprezzamento di Icardi e dal rischio di perdere la Champions League, avrebbe già chiesto un impegno maggiore in termini economici ad alcuni dei suoi sponsor per dire addio a Spalletti e accogliere uno fra Conte e Mourinho.

Ma la vera domanda, che domani potrebbe risolversi con la nuova convocazione di Icardi, è se l’esclusione dell’argentino per motivi ancora tutti da chiarire stia incidendo sul percorso dell’Inter. Una domanda retorica che ha trovato risposta due sere fa, contro la Lazio, quando all’assenza dell’ex capitano si è sommata quella di Lautaro Martinez assieme all’esperimento Keita Balde come falso centravanti. Una risposta affermativa che dice c’è una Inter con Icardi e ce n’è una senza.

I nerazzurri, sino alla 23esima giornata e con Icardi in campo, confermavano il terzo posto attuale in termini di punti conquistati e viaggiavano alla media esatta di due punti a partita. Nelle ultime sei giornate, invece, la formazione di Spalletti ha collezionato prima di tutto l’uscita dall’Europa League, poi una media punti da squadra di medio/bassa classifica: 7 come la Spal. Pressoché dimezzata la media punti, che da 2 è scesa drasticamente a 1.16, e seriamente a rischio il costo del cartellino di Maurito. Bisognerà vedere se dal Ferraris, quasi uno scherzo del destino, debba passare il primo passo per risolvere questa situazione. Ironia della sorte.

Il derby vinto prima della sosta, a questo punto, è un credito in parte già speso. Il motivo? Perché se i nerazzurri avessero perso anche contro il Milan, l’Inter avrebbe perduto ancor più terreno nei confronti di tutte le inseguitrici. Nessuna esclusa. Almeno sei punti – quando non di più – nei confronti di Napoli, Torino, Lazio, Atalanta e Sampdoria. In realtà, grazie al successo nel derby, ne perde solamente 3 nei confronti di Atalanta e Lazio, 2 rispetto al Milan di Gattuso. Ma comunque non c’è un’avversaria o diretta concorrente per la Champions League sulla quale Spalletti stia guadagnando terreno negli ultimi due mesi.

Chiamata all’appuntamento col Ferraris che Inter si presenterà? Prandelli la descrive arrabbiata già con 48 ore d’anticipo, mentre oggi Spalletti dirà la sua. Quel che è certo è che l’Inter troverà un Genoa ugualmente sbilanciato nel suo andamento tra casa e trasferta (24 punti al Ferraris, 9 in esterna) e affamato di punti per chiudere una pratica differente, quella salvezza, spinosa tanto quanto la corsa europea.

Mercoledì si affrontano due squadre, l’una che lotta per la salvezza e l’altra per la Champions League, e quindi i valori sono differenti – ha spiegato mister Prandelli ieri in conferenza stampa – Nel calcio, però, se una squadra entra in campo con idee, concentrazione, determinazione, voglia di superare gli ostacoli e arrivare prima sul pallone e mettere in difficoltà anche le grandi squadre, allora le partite sono aperte”. Un messaggio che promette battaglia grazie all’appoggio del pubblico rossoblu, che mai come quest’anno è l’arma in più del Grifone nel suo altalenante percorso tra casa e trasferta.

Tra le mura amiche il Genoa ha già raggiunto 6 vittorie in questa stagione e ne basterà un’altra ancora per superare il dato delle ultime due stagioni, dove al termine della stagione  i successi erano stati sei. Un primo passo per cercare di riequilibrare la situazione.

Il Genoa, poi, ha un buon feeling contro l’Inter: è in vantaggio nelle vittorie casalinghe coi nerazzurri (18 contro 14) e si presenta a questa sfida come la squadra in Serie A che non subisce gol da più tempo in casa (226′). Inoltre quest’anno ha già fatto 14 punti della sua classifica contro le cosiddette “grandi”, quelle che concedono più spazi e fanno accrescere quasi naturalmente le motivazioni. Quelle avversarie che possono provare, per l’ennesima volta, a indirizzarti sulla strada di un equilibrio che ormai è richiesto da tutto il pubblico rossoblu.


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