“I tifosi mi dicono che vedono in me la genoanità che c’è in loro? Questo fa la differenza, sento di dover rappresentare qualcosa. Non servono parole, ma fatti. Sarò sempre dalla loro parte. Come quando andai con mio padre a vedere un Genoa-Napoli in cui vincemmo 3-2: c’erano Lavezzi, Cavani, era una squadra pazzesca. Resto uno di loro”. Andrea Cambiaso si è raccontato in una lunga lettera aperta sulle pagine di Cronache di Spogliatoio. Il laterale nato a Genova e cresciuto nel settore giovanile rossoblu ha sottolineato l’importanza di cominciare dal basso l’avventura del professionismo: “In Serie D c’era chi studiava lingue, chi consegnava le pizze. E poi c’ero io che sognavo di diventare un calciatore. Quello che ho capito è che più scendi di categoria, più la passione per il calcio è forte e smisurata […]. Adesso nello spogliatoio ho Pandev e Criscito, è pazzesco essere nella loro stessa squadra! Mimmo, poi… era il capitano del Genoa che guardavo allo stadio. Ho ancora un video di quando facevo il raccattapalle, contro lo Slavia Praga e accompagno i calciatori in campo. Ci siamo noi due, uno vicino all’altro. Qualche giorno fa gliel’ho fatto vedere. Lui è rimasto scioccato”. 

Ancora Cambiaso: “È Goran il vero trascinatore. Per scherzare le prime volte mi diceva: ‘Certo che ormai la Serie A la regalano a tutti’. Fa ridere tantissimo. In 3 mesi la vita mi è cambiata e anche io lo dico ridendo ai miei genitori: ‘È proprio vero, il calcio fa miracoli’. Da tifoso a calciatore: contro il Napoli, quando ho segnato la mia prima rete in Serie A, ho avuto un battibecco con Ounas. Loro stavano perdendo troppo tempo con i cambi mentre erano in vantaggio, così sono stati beccati dalla Nord e lui ha iniziato a lamentarsi. Mi ha guardato, io l’ho guardato e gli ho detto: ‘Eh, lo so bene che fanno casino. Fino a pochi mesi fa ero uno di loro’. Quando facevo il raccattapalle c’era la lotta per scegliere le postazioni sotto la Nord. Spesso le vincevo e andavo io. Giocarci sotto, adesso, è una bella botta. Varie volte da ragazzo sono stato travolto dai calciatori, ho un episodio con Gilardino che venne a esultare sotto la curva, proprio davanti a me, e mi travolsero. Con il Verona, quando hanno riaperto gli impianti a una percentuale maggiore di pubblico, c’era una bolgia clamorosa e lì ho capito. Non è descrivibile l’effetto che fa. Vedi tanti puntini. Tra quelli, i miei amici. Quando ho segnato il primo gol in Serie A, non ci ho capito più niente. Ho iniziato a correre urlando, non so cosa. Mi sono gettato a terra – pensate, la mia vicina di casa mi ha regalato una maglia con la foto di quel momento – e dopo ho cercato gli amici con lo sguardo. L’esultanza era finita da un bel po’, sugli spalti tutti erano già seduti, tranne un gruppetto di pazzi che ancora saltava scatenato. Ecco, quelli erano i miei amici”.


Il canterano carismatico Cambiaso