Dopo la gara vinta dal Genoa contro l’Hellas Verona abbiamo chiesto il perché di un’altra stagione con salvezza all’ultimo. Il nostro giro di interviste è proseguito con Mario Ponti, ex rossoblu, firma di Buoncalcioatutti e, dalla prossima stagione, membro dello staff tecnico dell’Arenzano.

Perché il Genoa, di nuovo e dopo le promesse dello scorso maggio, è arrivato a giocarsi la salvezza all’ultima giornata? Cosa non bisogna assolutamente ripetere in vista dell’anno prossimo?
Il perché è difficile dirlo, soprattutto in una stagione come questa che va divisa in due tronconi. Prima del lockdown e dopo il lockdown. Diciamo che all’inizio sono stati probabilmente gli allenatori: o sono stati sbagliati loro o come era stato costruito il Genoa. Successivamente Nicola stava riuscendo a metterci una pezza sia come risultati sia come gioco, poi c’è stato il lockdown e dopo non è valutabile dal punto di vista tecnico e tattico perché giocare una marea di partite in così poco tempo, in orari diversi, senza sapere niente di chi fosse o non fosse in condizione, è stato devastante.
Una squadra ogni sei mesi non si può cambiare? Senz’altro. Prima del lockdown Nicola aveva trovato il bandolo della matassa e se si fosse proseguito su quella falsa riga si sarebbe arrivati in fondo con più tranquillità. Coi “se” e coi “ma” non si va da nessuna parte: per quella che è la mia esperienza,a giocare così tante partite in così poco tempo è devastante. Con le temperature e gli orari ai quali hanno giocato.  Per quanto riguarda gli errori, ne sono stati fatti parecchi. Preziosi dovrebbe stare a sentire un po’ meno quello che gli ruota in giro e magari fidarsi di poche persone – o di una persona sola – e andare avanti con quello. Ci sono troppe voci dentro lo standone e se si vuole andata avanti deve comandare uno solo“.

Genoa, sui social prende piede l’hashtag dei tifosi #noivogliamonicola