Italia avanti, la strada Mancini l’ha tracciata. La partita di stasera è difficile solamente perché non solo la nazionale, ma anche le squadre che devono misurarsi in Europa, fanno fatica ad esprimere il gioco voluto dai tecnici e oltretutto la coperta è corta visti i 10 infortuni tra non convocati e mandati casa in questi giorni ai quali bisogna aggiungere Perin, Conti e Caldara, non più tenuti in considerazione.

Se la Nazionale è extra-small, nel campionato italiano c’è chi la rosa extra-large, come la Juventus, lasciando fuori dalla lista Champions Mandzukic ed Emre  Can.

Questo è il paradosso del campionato italiano dove gli italiani sono sempre meno a giocare e alla nazionale si chiedono miracoli. Il boom stranieri nell’ultimo calciomercato, grazie al futuro sconto fiscale in vigore dal primo gennaio 2020, sarà un assist sfruttato da tutte le società ma non da Mancini che dovrà continuare a ricercare e fare convocazioni di quasi sconosciuti a livello di Serie A.  

Negli scorsi mesi abbiamo superato la triste realtà che ci poteva far retrocedere nella classe media. Sarebbe stata come un’altra catastrofe da anno zero.

Nelle gare dell’era Mancini solo quella con la Francia aveva dato l’impressione che si confrontassero due squadre di diversa categoria. Mancini è stato bravo anche in quella gara nel timbrare quello che voleva in futuro: personalità, attitudine offensiva e gioco, regolarmente visto e continuato a crescere nelle gare successive.

La strada è stata quella giusta con l’impronta dell’identità tecnica-tattica, la ragione principale perché non si è andati incontro a risultati negativi nella prima e seconda fase di ricostruzione.

L’Italia calcistica ha sempre reagito nel passato con Vicini dopo il Mondiale di Bearzot, con il Mondiale di Lippi nella bufera di Calciopoli e del mondiale nippo-coreano, e anche con Prandelli giocandosi una finale europea. Senza dimenticare l’era Conte.

L’augurio da fare a Mancini è che dopo aver toccato il baratro anche la sua Italia possa aprire un ciclo di soddisfazioni.

L’Italia di Mancini vuole vincere e per  fare questo il CT  ha chiesto tempo e rivolgendosi ai Presidenti delle società ha garantito che non richiederà spazi speciali, raduni, stage, qualificandosi come selezionatore – non allenatore-pronto a raccogliere il frutto degli altri allenatori del campionato.

Non è stato ascoltato quando ha chiesto di utilizzare più calciatori italiani considerati i numeri delle prime due giornate di campionato. A tutto ciò non ci dovranno pensare le società, ma la FIGC che non può continuare a fare il gioco delle tre tavolette con la Lega calcio  senza fare le riforme aspettando che le calino comandate dalla politica e fare come Ponzio Pilato lavandosi le mani.

Operazione Mancini per adesso è sembrata riuscita senza l’aiuto di FIGC e Lega, avendo avuto la forza di trasformare  tanti piccoli orchestrali, tanti sulle panchine dei club,  in una orchestra che prova a suonare calcio.

Con vista l’Europeo del prossimo giugno, stasera inizia il terzo step. Contro l’Armenia, senza tenere il primato del girone in considerazione oltre che il risultato, servirà anche rivedere quello che gli Azzurri hanno fatto vedere alla fine della scorsa stagione.