Mattinata intensa per il Genoa, che come vi avevamo raccontato ha lavorato sul campo secondario incentrando la seduta mattutina sulla corsa. Un vero e proprio allenamento sulla corsa tarato sulle indicazionidei test atletici svolti una decina di giorni fa. Oggi in sala stampa sono venuti a raccontarci un po’ del loro lavoro tre membri dello staff rossoblu. Il preparatore atletico Alessandro Pilati è ormai un’istituzione dopo almeno 15 ritiri al seguito del Grifone, mentre il preparatore Gaspare Picone, originario di Palermo e del quartiere Zen, e il collaboratore tecnico Alessio Aliboni, fratello del match analisti Andrea, sono due novità. Due elementi che mister Andreazzoli ha voluto fortemente nel proprio staff tecnico al Genoa (clicca QUI per conoscere gli altri elementi dello staff).

Come sta la squadra dopo questi primi test atletici?

“Faccio solamente una precisazione: oggi non erano test atletici, ma veri e propri allenamenti di corsa basati sui precedenti test svolti una settimana fa. Il lavoro sta dandoci i risultati che speravamo perché gli adattamenti si vedono, tant’è vero che i ragazzi erano sempre al di sotto dei tempi prestabiliti. C’è chi era sotto di 2, 3, 4, qualcuno addirittura 8. Significa che, nonostante le fatiche, i ragazzi si stanno adattando”.

Alessio Aliboni, presentati per tutto il popolo genoano

Dirò una cosa ovvia, ma sono un grande appassionato di calcio. Sin da bambino mi nutrivo di partite, mi divertivo segnando con mio fratello le formazioni di tutte le gare che guardavo. Questa cosa mi è rimasta e anche giocando a calcio e immaginando, un giorno, di trovarmi su una panchina. Di auto domandarmi come avrei schierato la squadra.

All’età di 26 anni ho smesso di giocare e ho deciso di intraprendere la carriera da allenatore. Ho iniziato nel mio paese, nella scuola calcio dove sono cresciuto, e piano piano questa cosa mi ha preso sempre di più. Mi ha chiamato lo Spezia: ho fatto quattro anni nella scuola calcio, lavorando coi Pulcini, e poi sono stato proiettato un po’ coraggiosamente tra gli allievi nazionali. Parlo spesso coi giovani come Rovella e Schafer? Sì, è una deformazione professionale: tendo a mettermi nei panni dei giocatori, essere empatico e mettermi dalla loro parte. Per me, quando giocavo, un’indicazione o una pacca sulla spalla erano benzina e so come stanno interpretando questo ritiro: sto loro vicino quanto possibile e cerco di aiutarli per potenziare il loro bagaglio tecnico”.

Gaspare Picone da Palermo: presentati anche tu

“Sono un preparatore atletico, o almeno così dicono. Ho incominciato da giovanissimo a fare il preparatore atletico in Promozione ed Eccellenza, poi ho cambiato e ho fatto anche altri sport, come l’atletica leggera e il salto triplo e salto in lungo. Ma non ho mai abbandonato il calcio. Ho conosciuto persone che erano nell’ambito calcistico, che mi hanno visto lavorare: così l’anno scorso ho avuto l’opportunità di iniziare la mia carriera ad Empoli. Una grandissima esperienza, anche se non è andata a buon fine. Lì ho conosciuto il mister e tutto lo staff e si è creato un buon feeling che mi ha permesso di essere qui al Genoa. 

Il mister, appena saputo che venivamo qui, ci ha detto di guardare un film, “Gradinata Nord”, per capire il senso di appartenenza del tifoso genoano alla squadra. Ho visto l’impegno nel fare gli striscioni, quanto lavoro ci fosse dietro, e dico che essere nel club più antico d’Itala è un onore”.

Aliboni, quali sono i principi tecnici di Andreazzoli?

“Vuole una squadra padrona del campo e del gioco. Una squadra che si faccia forza del collettivo, senza però soffocare le qualità dei singoli. In alcune circostanze, si è perso il vero senso del gioco di Mister Andreazzoli: a volte è venuto fuori che lui si accontentava di fare giocare bene la squadra. In realtà, per lui, il giocare bene è fondamentale ed è l’unica strada per fare risultato. La cosa che mi ha colpito è che tantissimi allenatori parlano di buon gioco, ma alla prima difficoltà abbandonano questa strada e vanno verso il risultato cercando di arrivarci giocando in maniera semplice. In lui vedo tanta coerenza: questo è il suo modo di interpretare il gioco e questa idea la porta avanti sino alla morte”.

E i principi della preparazione?

“Questi principi credo siano comuni un po’ a tutti gli allenatori, che vogliono una squadra che corra per novanta minuto e oltre ad intensità elevata. Inizialmente i nostri allenamenti sono mirati a creare una base importante da sviluppare durante l’anno, visto che la squadra ha sempre un’intensità molto alta. Gli spazi sono sempre quelli di gara, soprattutto in larghezza, e vi è necessità che ci sia una buona base. Il ritiro, come spesso ho detto, non si fa per correre tutto l’anno, ma per generare una base che renda il lavoro più semplice durante l’anno”.

Picone, il pallone diventa maestro d’apprendimento con Andreazzoli

Diciamo che al mister piace integrare subito il pallone negli allenamenti. Abbiamo controllato un po’ i dati e quasi il 70% del lavoro è stato fatto col pallone. La quota percentuale è di un 70% di lavoro col pallone agli ordini di Andreazzoli, 30% lavoro portato avanti da noi preparatori. A livello di forza, stiamo cercando di costruire una base con movimenti specifici e basilari”.

Il calcio di Andreazzoli è un calcio antico, ma con idee molto moderne

Andreazzoli è un uomo d’altri tempi, ma estremamente moderno. Sono contento che sia arrivato in panchina e che mi abbia coinvolto in questa esperienza. L’orgoglio non è solamente per essere arrivato in Serie A, ma per essere arrivato al Club più Antico d’Italia e avere l’opportunità di crescere. Il suo calcio è estremamente moderno: ha preso il meglio da tutti gli allenatori coi quali ha collaborato, ma viene portato avanti con un’idea che il mister ha fatto sua grazie a forza ed esperienza. Un’esperienza che gli permette di essere ancora più sicuro di ciò che fa”.

“Andreazzoli è una persona estremamente attenta a quello che diciamo, è una persona che ascolta tutti e condivide tutto, cercando di ottenere spunti da ognuno di noi. Questo lo rende speciale nei nostri confronti. Ovviamente poi è lui il responsabile e prende una decisione consona alle proprie idee. E talvolta ci dà qualche soddisfazione introducendo qualche nostra idea negli allenamenti: è il massimo della vita per uno che fa il collaboratore”.

Monitorate i giocatori in ogni situazione

“Sì, i calciatori sono costantemente monitorati. In corsa coi GPS, che ci restituiscono ogni genere di dato sul campo. In palestra stiamo facendo un lavoro di costruzione, che si basa su aspetti tecnici ed esecutivi che producono carichi a livello muscolare. La stessa tecnica è nei per sé un sovraccarico, se si svolge un buon movimento che genera un adattamento. I ragazzi li monitoriamo sempre ed è utile averli sempre sotto controllo”.

Come succede da altre parti, anche voi comunicate via sms tra collaboratori?

Abbiamo l’abitudine a confrontarci a voce, perché con un messaggio puoi non capire tono o senso della frase. Nel mondo del calcio è meglio confrontarsi faccia a faccia che dietro la tastiera”. 

Picone, nella prima parte di ritiro non si sono visti schemi: saranno curati nella parte francese?

Penso che da domani si dovrebbe lavorare per prepararsi alla partita. Mister Andreazzoli ha queste abitudini: nella prima parte il mister gioca per principi di gioco, non per schemi”.

Le palle inattive cominceremo a farle dalla Francia – conferma il collaboratore tecnico Aliboni – mentre prima il mister voleva condividere subito coi giocatori questi principi, facendoli diventare istinti. Prima si lavora su istinti e idee, poi su aspetti maggiormente di dettaglio”. 


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