Si pensava di tramandare i commenti dopo il tris di gare di questa settimana invece gli eventi e la cronaca ci impongono di commentare la giornata 32esima che potrà essere decisiva, anche se solo per la vittoria finale. La Juventus aspetta solamente di coronarsi – non  mateticamente – di un altro scudetto domenica prossima nel match clou contro il Napoli.

La Juventus tra VAR e non VAR è anche fortunata, ma la fortuna bisogna anche meritarsela. Esce Pjanic per infortunio, entra Douglas Costa e spacca la Samp in due con tre assist gol.

Il Napoli di Sarri  lascia i sogni scudetto nelle mani di Donnarumma al 90’. Troppo poco per quello fatto nei 90’ più recupero di gioco. Era nell’aria: il Ciuccio non vince e non fa gol senza il supporto del suo gioco. Sarri ha poche colpe se il focolaio non è stato alimentato da De Laurentis nella campagna acquisti di gennaio scorso. I nodi alla lunga vengono al pettine. La differenza tra Juventus e Napoli è solamente una: le zebre trovano  varie sfaccettature per vincere. Stesso discorso potrebbe valere sulla legna da mettere dentro il camino del gioco, non da parte di Giampaolo, nella Samp. Anche se il gioco potrebbe non cambiare, bisognerebbe rimuovere gli uomini in particolare in difesa.

L’equilibrio e l’incubo Europa e salvezza ci saranno fino all’ultima giornata del campionato. La differenza potrebbe non farla il calendario, bensì la benzina. Roma e Lazio per la Champions e Milan ed Atalanta per l’Europa League sono stanche. Le rincorse, le molte partite se non sei strutturato modello Juve alla fine si sentono. Per la Signora ha fatto gol anche Howedes, alla seconda partita in campionato.

Il mal di gol dell’Inter, se non segna Icardi, è notte fonda: senza gol da tre gare il Biscione – e il flop da gol della Fiorentina contro la Spal – illustrano che gli exploit senza continuità nel campionato italiano reggono poco. Gasperini crede nell’Europa anche con le polveri bagnate in particolare di Papu Gomez, spera in Barrow che potrebbe essere la “Musa” per riprendere l’Europa League.

In fondo il Verona sembra aver alzato bandiera bianca dopo il 2 a 0 in casa del Bologna. Il Crotone insegue la Spal al settimo risultato utile consecutivo, tutti quasi pareggi che rimpolpano poco  la classifica. Il Crotone è sfavorito dal calendario: mercoledì la Juventus e a seguire Zenga, se vorrà ripetere un altro miracolo salvezza, non dovrà sbagliare le gare consecutive con Udinese, Sassuolo e Chievo Verona. La Spal mercoledì sera si augura tra le mura amiche di inguaiare e superare il Chievo di Maran. Anche dopo la vittoria contro l’Udinese, il Cagliari deve stare in campana come la formazione di Oddo alla nona – non di Beethoven – sconfitta. Infine c’è il Sassuolo che non dovrà complicarsi la vita mercoledì in casa dell’Hellas dopo aver pareggiato al Mapei con il Benevento, partita in cui gli è anche andata bene.

Benevento, dove era Diabatè? Utilizzato solamente nelle ultime tre gare: 7 gol in 280’ circa. Arrivato il 13 gennaio 2018, neanche De Zerbi ha creduto nel maliano che aveva sofferto in Francia e in Turchia. Missione compiuta per Ballardini e Donadoni a 38 punti.

Sul rigore dato al Real all’ultimo minuto di gioco non siamo e non sono  intervenuto prima. Meglio lasciare lo spazio a chi soffre di sudditanza psicologica davanti alle televisioni e sui giornali. Cercando di essere obbiettivi, difficile nel calcio, non ci sarebbe stata nessuna intenzione di godere per la massima punizione contro la Signora del calcio italiano, anzi sarebbe stato un piacere avere due squadre italiane in semifinale e le spagnole fuori.

Da arbitro, il rigore sul campo lo avrei concesso. La foto pubblicizzata non rappresenta nulla. Il madridista è stato spinto alle spalle, Benatia non vedeva il pallone. L’arbitro inglese coadiuvato dal sesto addizionale non sarebbe stato sbugiardato neanche  dal VAR. Non è la macchina che assegna o non concede le massime punizioni ma sempre l’uomo dietro lo schermo. Buffon preso dai nervi ha sbagliato, fortunatamente non ha richiesto il VAR,  considerato che è stato il primo a bocciarlo ad inizio campionato. La regola 18, quella del buon senso tanto richiesta e fuori dal regolamento, non vale sulle massime punizioni: un rigore concesso all’ultimo istante si fa battere anche a tempo scaduto e dopo si finisce la gara immediatamente se il pallone entra o il portiere para.

Il VAR l’ha richiesto il Presidente Agnelli, che senza briefing è scivolato su una buccia di banana  chiamando pubblicamente in causa Collina.  Meno male che la 32esima giornata ha prenotato un altro scudetto altrimenti ci sarebbe stato non da ridere ma da piangere  con le prossime designazioni con la Signora e gli arbitraggi dei figli di Collina alla ricerca di spettacolo internazionale. Guerra totale di Agnelli da evitare pubblicamente.

Mal di gol, ma è un mal comune che non è un mezzo gaudio per il calcio italiano.