Alla vigilia del posticipo del lunedì sera tra Inter e Genoa, il tecnico rossoblù, Alberto Gilardino, è intervenuto in conferenza stampa.

Arriva una partita importante, contro la prima della classe, ma arriva forse nel vostro migliore momento stagionale. Che gara ti aspetti da parte della tua squadra?

“Dobbiamo continuare a sognare, dobbiamo continuare ad interpretare le gare con gradissimo spirito di sacrificio e umiltà, dobbiamo rimanere aggrappati alla gara grazie all’atteggiamento, grazie alla prestazione che dobbiamo andare a fare. Prestazione e atteggiamento è uguale a risultato positivo. Diventerà determinante domani. Squadra e ragazzi si meritano una partita del genere in questo momento della stagione per il percorso di questa stagione, per come arriviamo ad affrontare la prima della classe in Italia e una delle prime in Europa. Merito di Inzaghi e dell’Inter per quanto sono riusciti a creare e dimostrare in questi anni e in questa stagione, ma per quanto riguarda noi dobbiamo essere determinati all’interno della gara, esaltandoci anche nei momenti di difficoltà”. 

Sugli assenti per la gara di domani contro l’Inter? Com’è la situazione?

Haps, Matturro e Ankeye saranno ancora fuori, Johan è recuperato. Gli altri stanno bene e sono tutti a disposizione”.

In chiave tattica, anche con l’Inter proporrà lo stesso gioco o ci saranno strategie differenti?

“Come detto poco fa, noi dobbiamo pensare di interpretare la partita nel modo giusto sotto il profilo dell’atteggiamento. Sicuramente ci saranno più partite all’interno di una gara intera, dovremo essere bravi a giocarle sapendo le grandissime qualità della squadra che andiamo ad affrontare e il momento straripante e strepitoso che stanno attraversando, ma consapevoli nel contempo del percorso che stiamo vivendo e di ciò che i ragazzi sono stati bravi a creare. Deve essere il sentimento di consapevolezza che ci dobbiamo portare in campo. Normale che ci sia da correre tanto, sacrificarci, e dentro questo tipo di atteggiamento dovremmo essere bravi ad esaltarci”. 

Quali corde, a salvezza quasi raggiunta, è andato a toccare per affrontare le prossime dodici partite di campionato?

“Dobbiamo fare punti, andare forti, correre e il nostro pensiero e riferimento deve essere fare il meglio possibile da qui alla fine. Non ci sono ancora certezze o matematica, quindi dobbiamo pensare di fare punti e raggiunto il primo step di 42 punti si può parlare di altro. Prima dobbiamo avere ben chiaro in testa questo obiettivo e andare molto, ma molto forte”. 

Come si ferma questa Inter visto che siete stati gli ultimi a fermare la squadra di Inzaghi?

“L’Inter è una squadra incredibile per quanto riguarda gli interpreti, nel senso che sia che giochi l’uno o l’altro giocatore, ha le idee chiare in testa. Già a partire dai loro attaccanti, per quanto si sacrificano all’interno della gara e per il loro atteggiamento, quelle sono sensazioni che un allenatore va a stimolare e sulle quali va a lavorare, oltre agli aspetti tattici. L’Inter si è riuscita a modellare sempre in base agli interpreti che vanno ad occupare le zone del campo, e Inzaghi è stato molto bravo a a dare un’identità ben precisa a questa Inter che si sta dimostrando vincente”. 

Inzaghi è il migliore per media puntiall’Inter dal Dopoguerra in poi, ma lei ne ha una molto alta col Genoa seppur su un numero inferiore di partite. Cosa significa per lei?

“Significa lavoro, lavoro, lavoro. Rispecchia la volontà che cerco di trasmettere a squadra e ragazzi, quella che ogni giorno mi porta qui a venire al campo col mio staff motivandoci tutti assieme. Nella motivazione continua mia nei confronti di ogni singolo giocatore, del gruppo e della squadra, per cercare di superare ogni limite che possiamo avere, che può avere qualunque persona o calciatore o essere umano. Lo possiamo superare attraverso atteggiamenti e perseveranza nel lavoro quotidiano. Mi rende felice questo, ma non mi basta: il campionato è ancora lungo e abbiamo ancora voglia di dimostrare perché abbiamo la possibilità di fare bene. Cosa mi ha fatto più piacere di questi mesi? Io ho avuto la fortuna di giocare con questa maglia e ho sempre percepito questo grande attaccamento del nostro popolo nei confronti dei calciatori, ma quest’anno essere riusciti a ricreare un amore intenso tra squadra e tifosi credo sia una delle cose che più mi rende orgoglioso. E rende molto orgogliosi tutti, anche i calciatori, ed è una cosa molto bella. Normale che se vado a pensare al mio percorso è stato un crescendo di lavoro, di miglioramento, anche di sconfitte perché nelle sconfitte uno può imparare e modellarsi. Mi aspetto tanto dalla squadra in quest’ultima parte di campionato perché ci sono la volontà e la disponibilità di voler fare bene e dobbiamo crederci fino in fondo”

Domani non avete nulla da perdere, come si dice. Sarò sempre il solito Genoa: ve la giocherete a viso aperto o cambierà qualcosina?+

“Non mi piace quando si dice non c’è nulla da perdere. Anzi, domani c’è tanto da perdere. Ci saranno momenti della partita dove, come naturale, dovremo essere bravi a difenderci. Lo ha fatto l’Atletico Madrid giocando un’ottima partita a San Siro, pur perdendo, quindi dovremo saperci difendere all’interno della gara e farlo con ferocia. Poi ci saranno momenti in cui noi avremo la palla e dovremo avere coraggio e personalità di gestire questi momenti, do giocare come i ragazzi hanno dimostrato in tante, tante partite. Personalità, coraggio, con all’interno questo spirito di sofferenza e grande umiltà che dovremo avere quando non avremo il pallone”. 

In settimana ha rinnovato Frendrup, prima aveva rinnovato Vasuqez. Senti che questo clima di fiducia è un po’ anche merito tuo?

“Sì, ne sono consapevole e sono felice che tanti ragazzi stiano prolungando il contratto perché c’è la volontà da parte della società di tenere un blocco compatto di giocatori e c’è la volontà di crescere (e da parte dei giocatori di restare e vestire questa maglia importante). Da parte mia e del mio staff aver potuto lavorare con questi giocatori e farli crescere è stimolante, è davvero qualcosa di importante. Dobbiamo continuare a farlo, continuare a lavorare per la crescita di ogni singolo”. 

Quali sono, se ci sono, i punti deboli dell’Inter?

“L’Inter ad oggi ha dimostrato di non averne. Difficile trovare dei punti deboli a questa grande squadra, ma all’interno della partita secca, il nostro pensiero è quello che ho detto prima: dobbiamo pensare di avere un sentimento di grande coraggio e sofferenza quando non avremo la palla e di grande personalità quando ce la avremo”.

Tra tanti ex giocatori, sembra quasi che tanti ex attaccanti stiano facendo meglio da allenatori rispetto a giocatori di altri reparti. È solo un caso?

Penso significhi poco o nulla. Una volta si diceva che difensori e centrocampisti fossero più pronti per fare gli allenatori, ma si è dimostrato di no perché poi, quando uno mette tutto se stesso, studia, impara, lavora, sbaglia, cresce, allora questo mestiere si può fare alla grande”. 

Visto che parlavamo di colleghi, un tuo collega e amico, De Rossi, parlando di Celik che sta giocando poco ed è subentrato ha parlato dei giocatori che giocano meno ma che entrano in quel modo, giocatori che ti possono fare raggiungere i tuoi obiettivi. In tal senso, a che punto è la crescita di giocatori come Vitinha, Spence, Bohinen? Se e quando li vedremo in campo?

“Normale che ci sia, quando vado a fare la formazione da parte mia, grande difficoltà, soprattutto nei primi undici. Perché vi dico questo? Perché i ragazzi vanno a duemila e ci sono giocatori che ultimamente, da Strootman a Malinovskyi allo stesso Spence o Vitinha, stanno giocando poco o nulla, però in campo vanno forti perché io lo chiedo loro. Ed è un segnale forte per l’allenatore e soprattutto per la squadra. Se giocatori col loro vissuto hanno questo tipo di atteggiamento e comportamento, vuol dire che è tanta roba, che ci siamo. Normale che, da parte mia, fare la formazione non è semplice, ma nello stesso tempo sono consapevole di avere giocatori che possono entrare, determinare, e anche se entrano 10′, devono entrare forte e determinare. Questa è la volontà, ma qui c’è una cultura del lavoro forte e dobbiamo mantenerla sino al 26 maggio. E continuare”. 

Un’ultima domanda sul tema arbitrale, sulle tante polemiche verso gli arbitri e se ci sia un problema arbitri: “Sapete che non mi piace parlarne. Quanti sono? Arbitro, assistenti, VAR. Dobbiamo metterne altri? Insomma, fanno errori gli allenatori, fanno errori i giocatori, fanno errori gli arbitri. Sono essere umani, non mi va né di polemizzare né di parlarne. Già è una cosa difficile fare l’allenatore e devo pensare alla mia squadra…”. 


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