Tutti alla Guardia in pellegrinaggio. Non si può pareggiare una partita al 97’ e 17″ dopo aver fatto gol al 88’ e sbagliato un rigore in movimento al 94’. Per chi suona la campana?  Ai genoani non chiedere mai per chi suona la campana: se non è a festa suona per loro.

Fiorentina-Genoa non era una partita qualunque. Portare via il risultato pieno dal Franchi avrebbe inguaiato Prandelli e la Viola, invece il pareggio a tempo scaduto la fa respirare e tiene il Genoa sempre in basso. La vittoria del Grifone avrebbe potuto far pendere la bilancia in risalita per quello che dovrà fare nelle prossime 4 giornate di campionato nei 15 giorni prima di Natale. Per non ripetere quanto fatto nei precedenti campionati, rimanendo legato al filo della salvezza fino all’ultima giornata o minuto di gara aspettando i risultati degli altri. “Ché la diritta via era smarrita” è stato scritto non solo da Dante ma anche dal Vecchio Balordo visti i risultati e il gioco dal post Covid-19 in poi.

La campana dovrà riecheggiare, tuonare nelle teste di tutti coloro che hanno vissuto la stessa situazione in società e sul terreno di gioco negli ultimi due anni. All’annuncio della formazione fatta da Maran rimanemmo perplessi. Chi vedeva il 4 4 2 con Radovanovic centrale, chi vedeva Sturaro esterno di fascia o Lerager, invece dopo un quarto d’ora di gioco si vedeva qualcosa di diverso. Vista la formazione, al calcio attuale, con i tre punti in palio, la paura di perdere era tale per il Vecchio Balordo che la partita incominciava già con il terrore di vedere modificato il risultato nel tabellone. Invece no, dopo una quindicina di minuti di gioco si incominciava a capire che oltre ad essere un 4 4 2 anomalo con 4 difensori centrali sulla linea difensiva, un esterno non cursore di fascia, la squadra era ordinata, solida e organizzata come visto raramente non solo in trasferta nelle altre 9 gare giocate. Il 4 4 2 di Maran è una novità per l’attuale campionato, con il pressing pressoché nullo e il baricentro molto basso.

Uno sfregio a questa stagione calcistica, dove tutti cercano il gol non in contropiede, invece alla lunga ha fatto vedere che potesse essere una scelta che avesse le sue ragioni, non offrendo spazi fra le linee a Ribery e soci, linee unite e compatte e creando una densità di uomini tale da non offrire mai possibilità di giocate in verticale alla band Prandelli. Attendismo insomma, ma che permetteva di evitare di offrire spazi e soprattutto non concedeva superiorità numerica alla Viola nel cuore del gioco a centrocampo, semplicemente perché in fase di possesso e di impostazione i fiorentini in mezzo al campo si trovano davanti gli attaccanti genoani. La fase di possesso del Genoa era difficile da individuare, ma l’idea qualche volta vista nell’impostazione del gioco vedeva Sturaro e il centrocampo coadiuvato da uno degli esterni – in particolare Pellegrini, che si accentra fin quasi a diventare un interno – creando parità numerica in mezzo: la foto delle poche azioni che hanno disturbato il portiere gigliato nel prima frazione di gioco.

La ciambella tattica non riusciva con il buco, perché il terzino alle spalle di Pellegrini essendo un difensore era poco portato ad aggredire lo spazio libero e sulla corsia laterale opposta non c’era nessuno a diversificare l’azione. Peccato, perché questa superiorità avrebbe potuto creare cross e occasioni per Scamacca e l’ubzeko se si fosse riempita l’area di rigore avversaria. In un sistema di gioco voluto da Maran al Franchi è evidente come i ruoli fondamentali siano quelli dei giocatori laterali, ali o terzini che siano, perché dai loro movimenti ad accentrarsi o a spingere lateralmente poteva dipendere tutta la riuscita dello scacchiere genoano. Pellegrini è riuscito solo occasionalmente a fare quel gioco, nel secondo tempo non è pervenuto tanto che si aspettava la sua sostituzione e non quella di Radovanovic, dovendo portare a casa un punto; Ghiglione invece, che ha sostituito Zapata infortunato, è stato messo all’altezza dell’ultima linea prima davanti a Marchetti e dopo a Paleari.

Maran, repetita iuvant, le cose ripetute spero che aiutino, dovrà cercare ancora mentalità di squadra, creare equilibrio continuare la strategia anti-Fiorentina con gli elementi giusti al posto giusto. Il Genoa alla svelta deve riempire di più le aree di rigore avversarie e ritrovare le armi che  sono state dimenticate da lungo tempo, non da questa stagione: i calci di punizione – sempre meno “tiri franchi” -, tiri da fuori area e le rare occasioni da spingere in rete che riescono a creare non solo gli attaccanti. Oggi la vittoria dipende soprattutto da quelle occasioni favorevoli che si presentano nel corso della partita. Lo scacco matto nel calcio è il gol.

La Fiorentina: Prandelli a disposizione ha un motore di una Porsche che non può funzionare dentro una 500 con le porte contro vento. Si appella al poco tempo avuto a disposizione ma i giocatori, che stanno tutti bene, non sembrano degli sconosciuti arrivati da oltre cortina per cercare un’identità di gioco. Perdere al 97′ e 17″ brucia dopo che il recupero era stato di 6 minuti, allungato per lo svenimento di due genoani in area che si poteva evitare e per due decisioni di Doveri di Roma in occasione del gol viola non apparse giuste e regolari neanche aiutato dal VAR: il colpo di Kouamé a Bani davanti all’area di rigore, la spinta di Milenkovic a Pellegrini e la conseguente carambola gol. Se Doveri ha voluto compensare il richiamo del VAR Banti di Livorno in occasione del gol di Bonaventura, che aveva trattenuto Lerager buttandolo in terra a 20 metri dalla porta genoana, contestatissimo dalla panchina viola e da Prandelli, ha sbagliato ascoltando il subcosciente da VAR che lo aveva richiamato a negare il gol fiorentino. Sullo 0 a 0 avrebbe fischiato fallo di Koaumé e di Milenkovic?