A fine girone d’andata il Genoa ha girato a 14 punti, e questo è noto, ma a questo punto sarebbe interessante che alzassero la mano quanti credono nella salvezza, non solo tra i tifosi.

Davide Nicola sicuramente sì! Devono però crederci anche i calciatori e trasformarsi da giocatori in uomini. Devono essere convinti di potercela fare tutti. Le motivazioni gara dopo gara devono essere forti.

Nicola ci metterà del suo e non si farà abbattere dalle difficoltà neanche tra le contrarietà che potrebbe creare l’ambiente esterno sulla squadra. Alla fine del campionato 2017 quando Nicola salvò il Crotone, rilasciò molte interviste per cercare di spiegare e far capire come era riuscita quell’impresa. Cerchiamo di condensare il suo pensiero con la speranza che possa rifarlo sotto la Lanterna.

Nicola affermava che “quello che gli altri pensano del lavoro che stai facendo può “distruggerti” se non sei forte”. “Quando sei in fondo alla classifica i messaggi da fuori possono essere solo negativi. Puoi abbatterti quando invece devi continuare a lavorare. Devi gestire le emozioni, devi conoscere il percorso da fare. Solo il fatto di sapere dove vuoi andare e come devi farlo ti consente di rimanere determinato sull’obiettivo”.

L’impresa di Nicola può andare nuovamente in porto se avrà vicino una società non “ballerina”, mai ferma sulle proprie convinzioni sotto la lente sportiva, con Direttori Generali e sportivi tutti sull’uscio di Pegli dopo aver inciso poco – ed essere anche stati poco ascoltati – in occasione del Bazar calcistico.

La società, non come ha fatto con i due tecnici che lo hanno preceduto, come una moneta sempre rimasta in bilico, deve ogni giorno scendere negli spogliatoi e gridare: “il Mister c’è e noi crediamo in lui” facendo così capire che quello che sta facendo viene condiviso. Sono pochi gli allenatori che fanno risultati da soli contro tutto e tutti. Il tecnico può conquistare la squadra sul terreno di gioco, ma senza nessuno dietro che ti agevola il lavoro è duro.

Nicola è riuscito nell’Impresa di salvare il Crotone perché la società gli ha dato credibilità ed ha potuto confrontarsi e dialogare su ogni argomento. La dirigenza del Genoa, se crede nella salvezza, deve mettersi in gioco confrontandosi con tecnico e giocatori.

Tutte queste considerazioni non sono tutte farina del mio sacco, ma un ricordo, un sunto  di quanto letto nelle interviste di Nicola quando salvò il Crotone. Le idee del tecnico – che conoscevo molto più da giocatore  – mi interessavano,  considerato che era già nel mirino di Preziosi, ammaliato dalla salvezza del Crotone e non sicuro di confermare Ballardini.

Calcisticamente mi sono scritto sul PC un contenuto sul modo di lavorare di Nicola: “è fondamentale per un allenatore far capire ai giocatori di avere in mano le soluzioni utili a cambiare in positivo. Ai ragazzi (a Crotone) quando abbiamo cambiato organizzazione, ho illustrato passo per passo ciò che dovevamo fare e quali erano i vantaggi. Perché potevano essere competitivi. Questo li ha convinti e quando un giocatore è convinto puoi chiedergli grande applicazione settimana dopo settimana. E lui lo fa”.

Probabilmente la stessa frase l’avrà detta negli spogliatoio del Pio Signorini e avrà spiegato perché abbia cambiato organizzazione dopo il passaggio di Thiago Motta. Ciononostatne, la salvezza del Genoa sarà altra impresa pazzesca per Nicola, ancora più difficile.

La grande differenza, non da poco, è che il Crotone arrivava per la prima volta in Serie A e l’euforia dentro e fuori era tanta, invece il Genoa sta continuando il disastroso campionato dello scorso anno, facendo addirittura peggio, e per questo motivo l’euforia a coloro che l’hanno vissuta sul terreno verde può arrivare solo attraverso i risultati.

Il Genoa si salverà, ne ho la convinzione: non può essere sparito nel nulla tutto quello detto di positivo questa estate, documentato da cronista e non in base ai risultati. La salvezza  arriverà se vorranno ottenerla tutti insieme dirigenza, calciatori e anche coloro che fanno i consiglieri di calciomercato del presidente, non proponendo più calciatori dal passato felice ma incappati nei guai fisici del calciatore, senza una adeguata preparazione fisica per riprendersi e impossibilitati ad essere protagonisti nel breve tempo. Dare le colpe ad allenatori, preparatori atletici, medici, tutti pronti a fare il possibile, l’impossibile ma non i miracoli, non è la via per la salvezza.

Chi sarà sempre con la baionetta innestata saranno i tifosi del Vecchio Balordo (non è ruffianaggine, è la storia che lo insegna), che nelle difficoltà e nelle imprese pazzesche, in A, B e C non si sono mai tirati indietro per cercare di salvare il Genoa.

Loro non hanno mai avuto paura di togliere le ragnatele dal soffitto temendo che cadesse loro il soffitto sulla testa. Lo stesso per salvarsi lo dovranno fare la Società, Didi e i suoi calciatori. Lo specchio del Genoa attualmente è quella cosa che raddoppia le distanze. Come già scritto più volte, “il silenzio è padre della meditazione, questa è la madre della critica e questa, a sua volta è matrigna del pessimismo” sosteneva Ariquistain. Il silenzio nelle prossime 19 gare di campionato non ha nome, sarà cardiaco.

I silenzi infiniti di Preziosi potranno – anzi dovranno – portare notizie per cercare di vedere un lumino  in fondo al Tunnel della classifica.