La trasferta in casa di una Spal in seria difficoltà di gioco e di risultati ha portato un solo punto all’anemica classifica del Genoa. La prestazione è stata sufficiente, ma non si riesce mai a fare il salto di qualità, evidentemente ci sono ancora lacune nell’ingranaggio di Thiago Motta. Oggi a Marassi, nell’anticipo delle ore 18, è di scena il Torino di Walter Mazzarri che finora ha deluso i propri tifosi e gli sportivi con un gioco non all’altezza e con scarsi risultati, nonostante abbia una rosa di giocatori più che valida.

Uno sguardo d’insieme sul Toro.

Mazzarri è allenatore da anni ormai sulla breccia, ma solo in rare occasioni è riuscito a coniugare il bel gioco con i risultati. A mio modesto parere è un tecnico sopravvalutato e sempre restio ad accettare il verdetto del campo. I granata scendono in campo con il 3-5-2, sistema di gioco da sempre utilizzato dall’allenatore toscano.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Tra i pali Sirigu, portiere che contende a Donnarumma il ruolo di titolare nella Nazionale di Mancini: esperto e forte, ma con il pallone tra i piedi ha qualche difficoltà. I tre centrali sono Izzo. Nkoulou e Bremer. Izzo, uno dei tanti ex genoani, è veloce e rapid, ha mezzi tecnici importanti, anche se non sta attraversando un buon momento di forma e spesso mostra atteggiamenti presuntuosi. Nkoulou, dopo una brillante stagione passata, non si sta ripetendo, comunque è forte di testa e anche lui è in possesso di buona velocità e tecnica. Bremer, centrale di sinistra, è un brasiliano con un buon piede mancino, però non è sempre attento nelle scalate e nei movimenti della difesa.

Il centrocampo.

De Silvestri, Baselli, Rincon (altro ex), Lukic ed Ansaldi (ex anche lui) formano il reparto di mezzo. De Silvestri, cursore infaticabile di fascia destra, bravo quando lanciato in profondità, difficilmente usa il piede sinistro. Ansaldi, il giocatore più in forma del Torino, crossa con entrambi i piedi, ha forza ed è molto pericoloso quando punta l’avversario. Basellli e Lukic sono i due interni. Il primo, diligente e sempre pronto tatticamente, ha mezzi tecnici importanti e buon tiro dalla distanza. Il secondo, serbo, è centrocampista moderno, gioca con entrambi i piedi e non si tira indietro quando c’è da lottare. Rincon, altro ex genoano, fa il metodista però in maniera anomala, non dà i tempi alla squadra, ma garantisce forza e corsa in quantità industriale: ha comunque buone doti tecniche.

Infine l’attacco.

I due giocatori offensivi sono Verdi e Belotti. Verdi è un trequartista veloce e forte sulle gambe, possiede un dribbling e un tiro potente e preciso, anche da lunga gittata e con entrambi i piedi. Belotti è alle prese con un fastidioso infortunio, per cui non si sa ancora se sarà della partita: è comunque il giocatore top del Toro, una punta mobile di grande forza che ama essere lanciato in profondità e che calcia in porta, anche se da posizione defilata. Il Gallo è abile nel gioco aereo e in acrobazia, svaria su tutto il fronte d d’attacco senza dare punti di riferimento. In caso di forfait, Zaza dovrebbe prendere il suo posto. Giocatore rognoso ed antipatico da marcare, Zaza è un mancino, capace di un movimento continuo, anche se molte volte fine a se stesso. Zaza è stato anche azzurro agli ultimi campionati europei, in Francia nel 2016.

Come si comportano i granata sulle palle inattive?

Sui corner e sulle punizioni laterali a sfavore difendono a zona: Sirigu fa sentire la sua presenza e anche Belotti retrocede a difendere. Nelle stesse situazioni in fase offensiva salgono Izzo e Nkoulou. Izzo è assai pericoloso sul secondo palo. A loro si aggiungono gli altri saltatori: Belotti, De Silvestri e Lukic. I corner e i calci da fermo sono battuti da Verdi o Basell, e soprattutto il primo è autore di traversoni infidi e pericolosi.

In conclusione?

La squadra del presidente Cairo, anche lui nell’occhio del ciclone, contestato dalla tifoseria, è scorbutica: non offre un buon calcio, ma è forte sul piano fisico e corre molto, cosa che nelle ultime partite sta venendo meno, tanto che i difetti stanno emergendo. Sarà capace il Genoa di far affiorare queste lacune? Si dovrà giocare una partita intelligente, con un possesso palla mai fine a se stesso, ma utile per far correre a vuoto i granata e approfittare così dei loro momenti di sbandamento. Senza dimenticare che ogni piccolo dettaglio può essere determinante, che anche la palla più banale può diventare la più importante. E’ arrivata l ora di riconquistare i tre punti e di riassaporare il gusto della vittoria.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.