JUVENTUS 2-1 GENOA, TUTTI GLI EPISODI: GIUA GRAZIA RUGANI E BENTANCUR

Decimo turno da depennare per AIA e VAR. Designazioni sbagliate, errori grossolani e condizionanti, pubblicità di pessima fattura in giro per l’Europa e per il mondo. In Italia si è passati da pionieri a masochisti del VAR e l’ultima giornata di campionato ha riservato errori su errori, nonché qualche correzione degna di nota. È bene ricordarlo fin da subito a scanso di equivoci, come già scritto in altre rubriche: non tutti gli episodi che elencheremo oggi erano passibili di revisione o chiamata VAR, ma vengono inseriti perché emblematici di cosa stia funzionando e cosa no nel protocollo.

La giornata di campionato si era aperta con due gare, al martedì: Parma-Hellas Verona e Brescia-Inter. Due gare scivolate via senza intoppi, con la sfida del “Rigamonti” arbitrata da Fabbri che ha visto  ben tre episodi contestati per sospetti tocchi di braccio in area di rigore. L’arbitro ravennate non ha mai assegnato fallo da rigore e lo ha fatto con fermezza e convinzione, mai richiamato dal VAR in quanto le sue decisioni corrette. Un bel segnale lanciato alla giornata che si sarebbe completata nella giornata successiva, in tutt’altro modo e con ben altri toni.


JUVENTUS-GENOA

Sulla sfida dell’Allianz inutile ripetersi: al link seguente un report dedicato alla sola gara tra Juventus e Genoa, che avrebbe potuto lasciare in otto la formazione bianconera e che ha visto la gratuita espulsione di Cassata.

Juventus-Genoa, gli episodi arbitrali: Giua “grazia” Rugani e Bentancur. E CR7 cerca il contatto


SAMPDORIA-LECCE 

Il primo episodio VAR parte dal “Ferraris”. Alla fine del primo tempo Alex Ferrari è accusato dall’arbitro Massa di aver fermato col braccio sinistro un colpo di testa a porta pressoché sguarnita di Shakhov. L’arbitro estrae immediatamente il cartellino rosso, ma altrettanto immediato è l’intervento del VAR Di Paolo. Il “chiaro ed evidente errore” c’è perché Ferrari, in realtà, colpisce il pallone col fianco e non col braccio. Più di un’angolazione illude sul tocco di braccio (e qui torniamo sul fatidico tema della limitata e ingannevole copertura di camere sul Ferraris rispetto ad altri stadi), ma in realtà quella frontale chiarisce perfettamente la dinamica.

Massa si affida alla on field review per tornare sui propri passi. Lunga protesta di Tachtsidis, che gli costerà un giallo pesante, “doppiato” nel secondo tempo (72′) e costatogli l’espulsione. Un’espulsione particolarmente generosa che, rivedendo le immagini, suona un po’ come un “Cassata-bis”. Il greco appoggia una mano sul fianco di Rigoni e sfiora con un ginocchio l’avversario, senza mai andare al contatto o all’incrocio tra le gambe. Non sembra neanche poterlo sbilanciare visto che Rigoni in corsa aveva superato l’avversario. Massa, su suggerimento dell’assistente di linea, decide che tanto basta per un secondo giallo, situazione che da protocollo genera sì un’espulsione, ma non permette mai l’intervento del VAR.


UDINESE-ROMA

Sufficientemente esplicativo di cosa non vada nel VAR odierno è quanto accade a cavallo tra il minuto 31′ e il minuto 36′ di Udinese-Roma. Okaka viene atterrato da Fazio in una situazione da chiara occasione da gol. L’infrazione punita sarebbe un braccio sinistro a spostare Okaka, 95 chilogrammi di attaccante che cadrà con la leggerezza di una piuma. Irrati non ha dubbi sull’irregolarità, considerando probabilmente un incrocio fra le gambe, ma in realtà non c’è nulla di tutto questo.

Estraendo il cartellino rosso, il VAR ha tutta la legittimità per intervenire. Al VAR c’è Mazzoleni, che però indaga su un possibile fuorigioco di Okaka (non c’è) anziché sul contatto. Tra campo e sala VAR, peraltro, lamentano ritardi e difficoltà di comunicazione e l’analisi si prolunga per cinque minuti carichi di tensione, con Dzeko e Okaka ammoniti e Fonseca indemoniato. Alla fine, nessuna on field review e decisione confermata dal VAR. Oggi Rizzoli, rilanciato dai quotidiani sportivi, ha ammesso che l’unico errore dell’ultimo turno di campionato è stato proprio quello della Dacia Arena. E Llorente-Kjaer?


NAPOLI-ATALANTA

Al “San Paolo” va in scena un teatrino che al VAR fa cattivissima pubblicità. Al minuto 81′ l’Atalanta pareggia con Ilicic ribaltando un’azione d’attacco del Napoli dove si era verificato un atterramento palese di Kjaer ai danni di Llorente. Il difensore danese dimentica totalmente il pallone e va dritto sull’avversario, cinturandolo quanto basta per impedirgli di saltare. Il rigore sarebbe netto, Giacomelli è posizionato a poca distanza e con visuale libera, ma il gioco prosegue.

Ecco che viene a galla il paradosso VAR: concedendo rigore subito, si attiva la procedura. Non concedendolo, si lascia la decisione in un limbo pericoloso. In caso di rigore, a quel punto Banti (VAR) e Giacomelli avrebbero potuto praticare una on field review e tornare sui loro passi. Vista la dinamica, sarebbe stato oggettivamente impossibile.

Il fatto che l’Atalanta abbia segnato dopo pochi secondi ha fatto invece tornare alla mente Spal-Fiorentina della scorsa stagione: i ferraresi ribaltarono un’azione d’attacco viola, segnò Valoti, ma l’arbitro tornò a rivedere un precedente contatto nell’area di rigore opposta proprio ai danni di Chiesa, annullando il gol e concedendo rigore alla Fiorentina. Polemiche a non finire dopo quella gara. Polemiche a non finire anche dopo quella del San Paolo, che scomoderà anche i parlamentari della Camera.

Il vero affronto è che Giacomelli, tradito dal protocollo, non ha fatto ricorso alla revisione delle immagini, facendo infuriare tutta la panchina partenopea. Espulso anche Ancelotti per avere chiesto ai suoi giocatori di tornare a giocare evitando un’insubordinazione. Episodio che è la cifra di una partita di cui si è perso totalmente il controllo.

Da segnalare, poi, un secondo episodio della gara del San Paolo: Pasalic colpisce Callejon con uno scarpino in testa. Negligenza e imprudenza ne fanno un intervento che mette a repentaglio l’incolumità dell’avversario. Se ne era già visto uno in Hellas Verona-Milan con cartellino giallo tramutato in rosso diretto ai danni dell’attaccante gialloblu Stepinski intervenuto su Musacchio all’altezza del petto. Non si spiega perché al Bentegodi una valutazione e al San Paolo una differente.


Serie A e telecamere, storia di una copertura VAR-iabile