Nel calcio mondiale che combatte la pirateria online facendo causa congiunta a beoutQ, la copertura video di una partita piuttosto che di un’altra non è sempre uguale. Ci sono gare con copertura da Serie A e gare con copertura da Serie B.

Abbiamo provato a indagare quale criterio porti a decidere se una gara merita una copertura televisiva maggiore rispetto ad un’altra, ma non è stato possibile tracciare uno schema preciso. Non ci sono neppure tabelle che indichino criteri precisi. Sappiamo però che questo è ciò che accade nel mondo e nel campionato italiano, dove le partite sono di standard A, B, C oppure D. Tutto dipende dal numero di telecamere minime impiegate per trasmettere il segnale alla regia unica (la stessa di cui dispone anche il VAR).

Dall’avvento della regia unica, ossia dal campionato 2015/16, le immagini sono coordinate da un’unica postazione. Il Regolamento in questo senso non lascia spazio a dubbi: “il personale direttivo di produzione (regista, assistente alla Regia, produttore per il coordinamento dell’attività di produzione) viene individuato e retribuito per tutti gli Eventi dalla Lega Calcio Serie A“. Quindi la regia unica è un ambito dove mette mano esclusivamente la Lega, coprendone anche i costi.

La produzione delle immagini, invece, è totalmente a carico dei singoli broadcaster e il costo (di produzione) aumenta in base allo standard. Anche in questo il regolamento è chiaro e precisa che c’è spazio per qualche personalizzazione del prodotto televisivo. In altre parole, può esserci spazio per qualche aggiunta di telecamere, soprattutto se sono le stesse società ad auto-prodursi le immagini o sono presente palinsesti esteri. Ad ogni modo, di tutto il prodotto che viene catturato dalle telecamere, alcune immagini sono destinate alla regia unica, altre invece sono veicolate su altri canali separati. Tutte assieme, poi, formano il prodotto che vediamo nello schermo della televisione.

Ora, è chiaro che il mondo della produzione televisiva delle partite di calcio negli ultimi tre anni si sia strettamente legato al capitolo VAR. Il Video Assistant Referee necessita infatti continuamente di immagini da poter visionare. Come spiega la precedente tabella, vi è però un numero differente di dispositivi che permettono di acquisire tali immagini.

Le telecamere per GLT (Goal Line Technology) e VAR sono fornite dalla Lega, mentre quelle restanti sono a carico dei produttori. A questo punto è abbastanza logico che una gara di standard D (15 telecamere) sarà meno “coperta” di una gara di standard A (22 telecamere). Così come una sfida di standard B (19 telecamere) sarà differente da una di standard C (16 telecamere). Il massimo dislivello tra una partita e l’altra sarà di 7 telecamere. Il prodotto risulterà uguale per qualità video, ma differente nei piccoli dettagli. E talvolta, si sa, sono proprio quelli a fare la differenza.

Ma cosa differenzia tanto i primi due standard A e B dagli ultimi due? Dove ci sono più videocamere è possibile avere spesso visuali più larghe oppure disporre della trasmissione “ultramotion”, ovvero sia una ripresa capace di catturare immagini ancora più dettagliate e lente sui replay. Anche in questo caso, due optional che possono tornare utili.

Se a determinare la ricaduta di una partita in un preciso standard sia solamente l’interesse mediatico che ruota intorno alla partita, non è dato saperlo. Una stima non troppo recente di Calcio&Finanza prospettava che la divisione, giornata per giornata, fosse di 8 gare con lo standard C, di una partita con lo standard B e di un’altra ancora con lo standard A. E ancora, nello stesso approfondimento, si leggeva che “lo standard A è per il posticipo della domenica sera, lo standard B per la gara del sabato sera e il resto in standard C, a meno di casi eccezionali“.

In tre anni i criteri potrebbero essere cambiati, ma resta abbastanza evidente che in diverse circostanze la scelta di garantire un prodotto video più esteso dipenda anche dal singolo impianto sportivo, che può presentarsi accessibile ad un determinato numero di attrezzature. Alcuni, come San Siro oppure l’Allianz Stadium e l’Olimpico, hanno maggior possibilità di arricchirsi costantemente di più telecamere, ad esempio le panoramiche definite “Jimmy” e “Polecam“.

Ma è tutta solo una questione di spazi? In parte sì, ma qualche dubbio ci rimane visto che, andando a memoria, fotografammo una telecamera panoramica al Ferraris durante l’ultima gara della Nazionale azzurra contro l’Ucraina. L’evento andava in diretta su un’emittente nazionale a poco meno di due mesi dalla tragedia di Ponte Morandi. Era il 10 ottobre 2018. L’attenzione mediatica in quel periodo era particolarmente alta sull’evento e sulla città, tanto che la partita, un’amichevole, attrasse un grande pubblico.

Quindi sì, il posizionamento di una telecamera in più o in meno, durante il campionato, è dettato spesso dallo spazio infrastrutturale a disposizione negli stadi (le telecamere, per regolamento, devono essere posizionate sufficientemente lontane dal rettangolo di gioco per tutelare l’incolumità di chi gioca e di chi riprende), ma volendo si potrebbe anche essere in grado di implementare la copertura. Perché in un campionato come quello italiano, già il fatto che esistano quattro scaglioni di copertura video apre al rischio di poca uniformità e di polemiche.

Ne risente anche il VAR? È la domanda delle domande. Se hai più angolazioni da cui rivedere un episodio, sarà presumibilmente più agevole e facilitato giudicare un rigore dubbio, un cartellino giallo da tramutare in rosso o una situazione di gioco controversa. Si potrà avere più materiale a disposizione.

Si tratta di un dibattito che investe inevitabilmente anche il capitolo legato al miglioramento degli impianti sportivi: uniformarli secondo le linee guida tracciate dalla Federazione significherebbe portarli tutti, o quasi tutti, allo stesso livello di copertura. È senza dubbio l’obiettivo parallelo da raggiungere per avvicinare ancora di più la gente agli stadi, contrastare la pirateria con uno spettacolo ancora migliore (dal vivo!) e, contemporaneamente, potenziare il capitolo VAR affinché diventi davvero il “Rinascimento” del pallone. Perché polemiche come quella sulle presunte telecamere spente al Ferraris durante Genoa-Atalanta, coi tempi che corrono, sono inaccettabili. Soprattutto quando un paio di telecamere spente non staccano di certo la spina alla copertura video di un episodio.