Siamo immersi nel calcio moderno con allenamenti a porte chiuse e perciò con discussioni a scatola chiusa, non potendo giudicare il lavoro fatto sul terreno di gioco nel preparare la gara. Tempi moderni anche nelle interviste, solo nel pre-post partita dove le domande non possono che essere poste nei soliti canoni, per capire la formazione che verrà schierata, gli infortunati e la forza degli avversari. E, alla fine di ogni gara, analisi condizionate dal risultato. Perciò proviamo, anzi provo, a fare un’intervista fantasiosa, immaginaria, ad Ivan Juric, anche se in questo momento la fantasia e l’immaginazione sul Genoa sono “un posto dove ci piove dentro” (Italo Calvino). Juric sta pensando di correggere il Genoa,  domande a cui rispondere con visione di un’emergenza: tra Napoli e Sampdoria c’è in ballo il futuro.

Quello visto nelle quattro gare sotto la direzione di Juric, al di là dei risultati preventivati,  ingannevole quello con la Juventus che avrebbe dovuto essere doppiato con una vittoria contro l’Udinese per essere tranquilli, si è rivisto un altro inizio di avventura zoppicando (e poi si sa come andò a finire). Dunque si rivede il fantasma di un precedente che inquieta: il modo non di giocare ma di affrontare le gare con le giustificazioni finali con vista sul  futuro roseo.

La squadra, con parole da politicanti, crede nel lavoro di Juric e alle sue idee, che non sono in primis sue, basta leggere quello che ha dichiarato gli scorsi anni. Tutto è condizionato e avrà presto bisogno di quella fiducia che è data dal vedere che le cose funzionano in base al lavoro e ai risultati. Juric sembra essersi nuovamente imprigionato, come lo scorso anno, ad un modulo per di più non suo e le sue idee appaiono incompatibili con la realtà della rosa genoana.

Non è un dogma di Juric la strategia vista in queste 4 gare, saranno disposti a cambiarlo considerato che non ha funzionato e viste le 10 reti incassate, non solo nelle gare difficili con Milan e Inter e quella sulla carta facile con l’Udinese. Juric, uno che ha iniziato la sua carriera cibandosi di 3 4 3, se non lo farà ammetterà in seguito che il 3 5 2 al Genoa attuale non è come il cacio sui maccheroni per come vede il calcio, non avendo  gli uomini adatti per giocarlo con play a gettone ed esterni altalenanti. Perciò le domande fantasiose potrebbero essere:

Qualche modifica tattica già con il Napoli sabato sera? Non è da escludere un ritorno al passato, rilanciando di più la fase offensiva. Potrebbe cambiare qualcosa in difesa, con una linea più rigida a quattro per dare al reparto stabilità più facile e immediata, non riuscendo a modellare le idee in base agli uomini a disposizione. La necessità urgente di non scoprire il fianco, in questo momento è delicata come   dimenticarsi del  potenziale offensivo che si ha. Non prender gol sarebbe la strada giusta per fare risultato, che non è il pareggio muovi-classifica”.

Il nodo dei gol incassati è la difesa o la fase difensiva? Questa è una domanda quasi frivola, non essendoci modulo difensivo che non sia elettrizzato o punito dalla partecipazione di tutti alla fase di non possesso. Se non funziona interamente il collettivo, a pagarne le conseguenze è la linea a tre, in particolare con i centrali di centrocampo per questioni di forma ancora da arrivare, portati a soffrire lasciando buchi e penetrazioni centrali che fanno  trovare i difensori impreparati. Per di più, se manca il contributo sulle corsie laterali, il flop è assicurato. Con l’Inter mancava Criscito, colui che può far quadrare qualsiasi modulo difensivo anche quello di una difesa a quattro.

L’attacco si è inceppato? Il calcio offensivo alla Juric è sparito, i gol arrivati non sono sembrate soluzioni studiate. Piatek in ritardo nell’adattamento al nuovo gioco doveva  essere sfruttato utilizzando le sue doti peculiari: smarcamento e tiro davanti alle aree avversarie.

Esiste un problema di uomini fuori ruolo? Più che fuori ruolo sono adattati. Sulla carta potrebbero essere perfetti per un 4 3 1 2 o 4 2 3 1, viste le caratteristiche fisiche dei centrali di difesa. Dispiace ripeterlo, il più penalizzato è apparso Piatek quanto a lucidità al tiro, il suo punto di forza per un lavoro che lo tiene lontano dalla porta. Brilla solo Kouamé e la sua anarchia al gioco, che dimostra come il Vecchio Balordo debba osare.

Quanto saranno decisive le prossime due gare? Sulla testa di Juric pende la spada di Damocle, non dell’insofferenza in base ai risultati per come sono arrivati, senza idee e gioco, con quasi indifferenza ai gol subiti. Le colpe non possono essere solo di Juric, la scelta era da ponderare prima con il calendario difficile da affrontare.

Il livello di attenzione della società è alto dunque le due prossime gare saranno decisive, meglio ripetere, non in base ai risultati ma alle prestazioni. Preziosi, anche se qualche volta ragiona di pancia, è uomo di calcio. Ammette sempre se ci sono i propri errori e pur aspettandosi una partenza ad handicap del croato, visti gli avversari da affrontare, si aspettava qualcosa di più sul piano del carattere. Se Napoli e Samp, più facile la prima gara, dovessero continuare a far vedere stati di impasse scatterebbe un esame della situazione già fatto profondamente in questi giorni. Juric la sua riflessione l’ha già fatta da solo, annusando l’aria che girava e gira intorno non solo a Pegli e già contro i partenopei dovrà tirare fuori qualcosa di diverso. Il tempo per lavorare per il Pirata non è stato ideale, visto il recupero poco confacente con il Milan. Vista la sua esperienza da genoano in campo e in panchina è consapevole che di tempo al Genoa non ce ne sarà mai di troppo.

Dopo il lungo colloquio dentro lo spogliatoio del Meazza, il faccia a faccia tra Perinetti, Donatelli e Juric con tutta la squadr sarà continuato al Pio Signorini. Tutti avranno ponderato che un cambiamento a tutti i livelli tecnici, caratteriali, tattici ci sta, anzi ci vuole.


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