Il Genoa reduce dalla batosta di Sassuolo cerca oggi la rivincita contro il Bologna di Pippo Inzaghi. Una partita scorbutica: il Bologna ha un solo punto in classifica e la tifoseria comincia a manifestare il proprio malcontento. Inzaghi è allenatore giovane e capace, anche se caratterialmente non ancora pronto: tra gli addetti ai lavori si dice che sia parecchio nervoso e questa sua inquietudine potrebbe nuocere alla squadra.

Una sguardo generale sul Bologna.

Il Bologna scende in campo con il 3-5-2, ma non ha ancora una sua precisa identità e  alcuni suoi elementi stanno accusando il passaggio da Donadoni ad Inzaghi, poiché tra di due ci sono notevoli differenze di idee. Anche l’addio di Verdi non è stato ancora digerito, troppo importante l’apporto del giocatore ora  al Napoli. Spesso i rossoblu saltano il centrocampo con lanci lunghi per affidarsi alla bravura nel gioco aereo dei due attaccanti, mentre i centrocampisti attaccano la seconda palla.

L’analisi reparto per reparto.

Il portiere Skorupski, dopo un anno di panchina a Roma, ha voglia di rivincita. E’ prestante, il che lo aiuta nelle uscite alte, ed è e forte tra i pali, ma non ha una presa ferrea e deve migliorare nel gioco coi piedi. Il reparto difensivo è formato abitualmente da De Maio, Danilo e Helander (oggi assente per infortunio, ndr), un terzetto di difensori dotati dal punto di vista fisico e buoni colpitori di testa. De Maio, ex Genoa, bravo in marcatura sull’uomo, soffre parecchio gli avversari rapidi e sguscianti, e durante la gara può avere cali di concentrazione. Danilo, dopo aver guidato per anni la retroguardia dell’Udinese, cerca nuovi stimoli in Emilia: anche lui ottimo nel gioco aereo e pieno di esperienza, è sempre ben posizionato, guida la difesa con sagacia ed autorevolezza, in più sa rendersi pericoloso nei suoi sganciamenti sulle palle inattive in fase offensiva. Il difensore di sinistra, Helander, avrebbe un buon piede mancino e sarebbe attento e concentrato, però macchinoso e lento sul breve. Ha partecipato alla spedizione di Russia 2018 con la Svezia, ma senza mai scendere in campo. Oggi al “Ferraris” potrebbe essere sostituito dal costaricense Gonzalez o dal giovane Corbo, come annunciato da Inzaghi in conferenza.

Il centrocampo.

È a cinque ed è un reperto omogeneo, che fa della corsa e della regolarità le sue prerogative. Scarseggia però la qualità nelle giocate. I due esterni sono Mattiello a destra e l’olandese Dijks a sinistra. Mattiello, ex Spal, è dotato di una corsa importante ed ha ottimi tempi di inserimento: può muoversi su entrambe le fasce, sa rendersi pericoloso in fase offensiva. Dijks, il gigante ex Ajax, di fisico imponente, ha un piede sinistro educato e un’ottima progressione, ma patisce in fase difensiva, quando viene attaccato sulla sua parte destra, perché è condizionato da postura difettosa. Il cileno Pulgar è il centrale: cattivo calcisticamente parlando, dà i tempi alla manovra felsinea anche se con poca fantasia, è pericoloso quando calcia da fuori area e sulle punizioni dal limite. Ai suoi lati giocano Poli, non amato dalla nostra tifoseria per i suoi trascorsi in maglia blucerchiata, e Dzemaili ex Grifone. Il primo è giocatore caratteriale e a volte il suo comportamento va sopra le righe, i suoi sganciamenti senza palla sono insidiosi. Lo svizzero è giocatore regolare, anche se mono-passo, ma difficilmente sbaglia, e con i tiri da fuori può essere pericoloso.

Infine l’attacco.

I due attaccanti sono Destro e il paraguayano Santader. Il primo, che potrebbe vincere il ballottaggio con Falcinelli febbricitante due giorni fa ma comunque convocato, sembrava destinato a una luminosa carriera, ma  vari infortuni e un rendimento altalenante ne hanno frenato l’ascesa: bravo nel difendere la palla e a far salire la squadra, attacca con buoni movimenti la profondità e di testa sa il fatto suo. Santander è un giocatore di lotta e sacrificio, non ha piedi sopraffini ma eccelle nel gioco aereo ed aiuta sempre la squadra in fase di non possesso. Soprannominato El Ropero, l’armadio, è un girovago del calcio.

Le principali alternative?

Potrebbero essere nell’undici titolare, o entrare a partita in corso, Mbaye come esterno destro di centrocampo e Falcinelli come attaccante. Il primo ha gamba e progressione, ma soffre spesso di cali di concentrazione in fase difensiva. Il secondo è un “delantero” propenso al gioco di squadra e all’attacco degli spazi, e sa farsi valere in area di rigore.

Come si comportano sulle palle inattive?

In fase difensiva, sui corner e sulle punizioni dalle fasce, la squadra bolognese marca ad uomo essendo una compagine molto fisica. In fase offensiva salgono tutti e tre i difensori centrali, che con Dijks e Santander formano una batteria di saltatori che può risultare letale. Le punizioni laterali e centrali vedono  Pulgar come principale tiratore, ma si alternano anche le mezzali di competenza o gli esterni di fascia.

In conclusione?

Il Bologna scenderà sul prato verde di Marassi più agguerrito che mai: anche prendere un punto per gli emiliani sarebbe oro colato. Inzaghi schiererà una squadra scorbutica, rognosa e difficile da affrontare, e in fondo questo era SuperPippo da giocatore. Ci vorrà un Genoa intelligente, paziente ed aggressivo per avere la meglio e lasciare Inzaghi e la sua truppa in mezzo a un mucchio di polemiche e con un solo punto in classifica.


LE PROBABILI FORMAZIONI

GENOA (3-4-1-2): Marchetti; Biraschi, Spolli, Gunter; Romulo, Mazzitelli, Hiljemark, Criscito; Bessa; Kouamè, Piatek.

BOLOGNA (3-4-1-2): Skorupski; De Maio, Danilo, Gonzalez; Mattiello, Pulgar, Poli, Dijks; Dzemaili; Santander, Falcinelli.


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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.