Forse basterebbe passare lungo la Gradinata Nord, dove oggi si trovano i murales, per imbattersi nel biglietto di Liverpool-Genoa. Una partita che non è banale nella storia del Club più Antico d’Italia, che esattamente trentadue anni fa, il 18 marzo 1992, espugnava Anfield Road, prima squadra italiana nella storia.

Riproponiamo, per ricordare quel momento, un video dei protagonisti di quella sera registrato alcuni anni fa, con emozioni senza tempo che sono racchiuse nelle parole dei protagonisti di quella serata. Con loro abbiamo raggiungo anche alcuni tifosi, alcuni trascinatori di quella che era la storica Fossa dei Grifoni.

PATO AGUILERA. “Volevo salutarvi e ricordarvi che oggi, dopo trent’anni, abbiamo vinto ad Anfield Road, in Inghilterra, col Liverpool, vincendo 2-1. Per fortuna ho fatto due gol. Voglio salutare tutti i miei compagni, mister Bagnoli e soprattutto la tifoseria genoana che è sempre nel mio cuore. Nel primo gol Ruotolo ha fatto un passaggio straordinario, ho stoppato di petto e calciato in porta: per fortuna ho fatto gol. Nel secondo, Skhuravy fa un passaggio straordinario a Eranio che fa una corsa di trenta metri, mi vede da solo e mi serve al centro tutto solo. Potevo solo fare gol. Il Genoa resta parte della mia famiglia, si ama sempre: quando va bene, quando va male”. 

SIMONE BRAGLIA. “Oggi c’è un importantissimo anniversario, il 18 marzo 1992, data cui sono legato tantissimo. È un ricordo che rimarrà impresso per molti anni. Mi chiedono di ricordarlo per gli episodi accaduti, come i miei interventi specifici sul rettangolo di gioco. Ricordo benissimo, come fosse oggi, il vociare della gente, l’ingresso in campo col tremore delle gambe. Poi, iniziata la partita, tutto è finito e ho iniziato a parare per la storia, per la nostra storia. Le parate più importanti credo siano state quella nel primo tempo su Barnes, quelle nel secondo tempo su Marsh e Mølby. Ma l’intervento più importante non è stata una parata, ma un’uscita ad inizio partita, in mezzo all’area: quella mi ha dato forza e sicurezza. Da lì poi è partito tutto quello che noi sappiamo. Un abbraccio forte a tutti i tifosi e ricordiamo per sempre questo bellissimo ricordo che mi sa, forse, non tornerà mai più. Speriamo che questa nuova società ci riporti dove eravamo arrivati noi”. 

FULVIO COLLOVATI. “Nel lontano 18 marzo 1992, trent’anni fa, il Genoa espugnò Anfield Road con una grandissima prestazione con doppietta di Aguilera. È stata una delle più belle soddisfazioni della mia carriera calcistica dopo l’alzata della Coppa del Mondo. Una soddisfazione che rivivo tutti i giorni essendo stati la prima squadra italiana a espugnare Anfield. Ricordo una prestazione eccezionale da parte di tutti, un bellissimo ricordo a fine gara con gli applausi del pubblico di Liverpool (che aveva vinto il campionato con giocatori come Rush o McManaman). Ricordo il pianto di Bagnoli e di tutti noi quando andammo sotto la curva dei tifosi genoani, tanti, che ci avevano accompagnati a Liverpool. Grazie di cuore per avermi fatto rivivere quell’esperienza”. 

GIANNI LEVANTO (FOSSA DEI GRIFONI). “All’epoca era già un’emozione andare a Liverpool, poi eliminare dalla Coppa certi personaggi ancora migliore. Sono ricordi e sensazioni imparagonabili assieme a mio padre e mio fratello. Non dimenticherà mai lo stadio pieno e i tifosi del Genoa con cui non c’è niente da fare”.

RENÈ MORONI (FOSSA DEI GRIFONI). “Si compiono trent’anni dalla vittoria di Liverpool contro uno squadrone che pochi riuscivano a battere. Noi ci riuscimmo. A fianco a me, in volo, c’era Pato Aguilera. Dialogammo in spagnolo e gli dissi: “Pato, sarà difficile questa partita qua da affrontare”. “Vai tranquillo, facciamo loro due pere e li mandiamo a casa”. Mi misi a ridere, ma andò proprio così. Fu una partita emozionante, indimenticabile, che resterà nei ricordi di tutti noi Genoani. Una grande squadra“.

MARCO “NASO” BARNIERI (FOSSA DEI GRIFONI). “Quella del Genoa non è solo storia, ma epica. Ci sono stati tanti momenti che sono stati eccezionali. Penso anche quando la B era cronica, ai treni rossi e blu, ai 20mila che andavano in trasferta, ai festeggiamenti per le salvezze, alle promozioni. Quella di Liverpool è una perla, un mito che è stato raggiunto. Nel contesto di quegli anni fu tutta una marcia trionfale. Il battere la Juventus e andare in Europa, il gridare “juventino guardati il Twin Peaks”, la carovana verso Oviedo, la partita in casa con l’Oviedo. E poi la perla ad Anfield a coronamento di quel momento magico, con una grande Fossa dei Grifoni e una Gradinata Nord che era un’unica onda. Anche oggi è epica e sono tutti quei ragazzi che cantano, ci credono. Ancora oggi è Liverpool”. 

STEFANO ERANIO. “Una delle emozioni più grandi da quando divenni professionista. Liverpool è stata la mia soddisfazione più grande, quando siamo riusciti a espugnare Anfield Road. Devo dire che ricordo ancora adesso quando Ruotolo aveva la palla in mano, rimessa laterale a metà campo, passaggio sui piedi, controllo e ho iniziato questa cavalcata facendo un triangolo con Skhuravy e tagliando in due la squadra avversaria. Ho iniziato questa corsa verso il portiere, sotto una montagna di tifosi genoani. Arrivato a tu per tu col portiere, ho visto Aguilera libero vicino a me che a porta vuota ha segnato. La gioia più grande è stata andare a esultare in mezzo ai nostri tifosi, abbracciandoli. È un momento che non dimenticherò mai. Sono convinto che con un pizzico di fortuna avremmo potuto vincere la competizione, ma quella fu una grande soddisfazione. Ricordo ancora adesso quei momenti”. 

GENNARO RUOTOLO. “Come ero giovane. Mi rimane un be ricordo. Penso che sia rimasta tra le partite della storia, nella testa dei tifosi genoani. Fu un orgoglio, un eventi particolare e bello. Fu un successo straordinario. A parte il cross e l’assist, penso che in quel momento lì la squadra vivesse un po’ il clima della Coppa UEFA, su un campo difficile, contro una squadra difficile, con un pubblico eccezionale. Ci fu una ripartenza da parte mia, con lancio di Onorati. L’ho controllato, ho messo la palla in mezzo e lui ha seguito un po’ l’azione allungando la traiettoria del mio cross sui piedi di Aguilera, che non perdonava. In quella zona del campo castigava: era attaccante straordinario sotto quell’aspetto lì”. 


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