Il 31 gennaio 2014 se ne andava improvvisamente Vincenzo Spagnolo, per tutti Pippo Spagnolo. Oggi, nel giorno in cui verrà svelata una targa commemorativa proprio fuori dalla Gradinata Nord, a dieci anni dal suo addio, lo vogliamo ricordare ancora rilanciando la lettera che gli scrisse i suoi “figgieu“, letta anche al suo funerale.

Grazie

Caro Pippo, le parole che seguono non hanno autore per un semplice motivo: tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerti e frequentarti potrebbero averle scritte. Tutti coloro che si stringono intorno a te hanno sicuramente un principale rimpianto: sentono di non avere avuto il tempo di dirti e dimostrarti quanto sei stato importante per tutti noi. Ma non ce l’avremmo fatta comunque a pareggiare i conti con te perché la tua bontà, la tua generosità e, soprattutto, l’essere sempre disinteressato con chiunque ti rende irraggiungibile. Anche queste parole sono insufficienti a descrivere i nostri sentimenti, ma le vogliamo semplici come tu eri semplice nella tua infinita grandezza. Oggi siamo la tua famiglia, la tua grande famiglia e siamo qui in tanti anche in nome di coloro che avrebbero voluto esserci, ma non hanno potuto.

Tutti noi ci siamo sentiti in qualche modo protetti da te, tu c’eri sempre, non hai mai voltato il capo dall’altra parte e nessuno ti ha mai sentito chiedere qualcosa per te. In queste mura si insegna ad amare il prossimo come te stesso. Tu, caro Pippo, anche in questo sei andato oltre: hai sempre amato gli altri più di te stesso. Una parola su tutte ti era cara ed è particolarmente suggestiva perché meglio di ogni altra aiutava a descrivere l’uomo: “ragazzi”, sì i tuoi ragazzi. Oggi loro sono tutti qui, sono cresciuti, sono diventati uomini, padri, professionisti nella vita, ma tutti loro ti devono qualcosa. Tutti, ma proprio tutti, almeno una volta nella vita abbiamo sentito il bisogno di farci consigliare, correggere prima di prendere una decisione, ma soprattutto tutti noi ci siamo sentiti amati. 

Per te non c’è mai stato il migliore, a te importava solo il confronto, l’armonia, l’amicizia vera. E quando non era possibile soffrivi facendo diventare il problema degli altri il tuo problema. 

Mamma mia, Pippo, lo sai che oggi tutti noi siamo uniti nella consapevolezza del privilegio di essere stati importanti per te. Lunedì sera giocava il tuo Genoa, giocava contro gli altri e chissenfrega di come è andata. Tu ci hai insegnato anche questo: ci hai insegnato, da grande uomo di sport che a contare sono gli ideali, la passione, i colori, i tuoi colori, la nostra storia. 

Certo, avresti meritato il lutto al braccio, il minuto di silenzio. Qualcuno, anche noi, abbiamo per un attimo pensato che fosse giusto trattarti come si trattano quale che vengono considerate persone normali. Invece, i poveri di spirito, gli amanti delle convenzioni, gli unici che persino tu non hai mai sopportato, non ci sono arrivati. É un loro problema Pippo, tu non sei mai stato uguale agli altri. Tu ci hai amato e sarai sempre amato come il padre, il fratello e l’amico migliore che si possa desiderare. 

Ora, anche Padre Mauro non ce la fa più a continuare a leggere ed è anche per questo, Vecchio Balordo, che non andiamo oltre. Tu lo sai che non basterebbe un enciclopedia per narrare le tue gesta. Allora, promettici ancora di urlarti, con tutta la forza che abbiamo: Grazie Pippo, continua a starci accanto.

I tuoi Ragazzi


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