Assieme a Mario Ponti, ex giocatore rossoblu (esordio in un Genoa-Napoli del 1983) e poi allenatore, ci avviciniamo alla prossima sfida contro l’Atalanta. Ecco la presentazione della prossima avversaria del Grifone.

COME ERA ANDATA – “Il Genoa aveva perso per 1-0, con gol di Lookman verso la fine. Era stata una partita con poche occasioni sull’uno e sull’altro versante. Era ancora il Genoa del primo periodo, in trasferta osava poco. Comunque Lookman oggi non ci sarà perché è impegnato con la Nigeria nella finale di Coppa d’Africa“.

IL SISTEMA DI GIOCO – “Praticano il consueto 3-4-3- o 3-4-2-1 di Gasperini. Se gioca Scamacca come prima punta, si muovono in una certa maniera. Se il centravanti lo fa De Ketelaere, si pongono in altro modo. Come tutte le squadre di Gasp fanno un pressing asfissiante, muovono la palla a terra, e quella da esterno a esterno resta una delle loro azioni più classiche“.

I PUNTI DI FORZA E I GIOCATORI DA TENERE D’OCCHIO – “L’attacco va curato con attenzione, perché esprime forza e fantasia. De Ketalaere non sembra neppure il lontano parente del giocatore che nella scorsa stagione si era visto, anzi non si era visto al Milan: è un altro dei tanti giocatori che dovrebbero fare un monumento a Gasperini. E poi a me piace molto l’esterno sinistro Ruggeri, un prodotto del sempre florido vivaio atalantino. Un ragazzo tutto mancino, che sa farsi valere sia in spinta sia nei ripiegamenti“.

I PUNTI DEBOLI – “La fase difensiva, perché con questo tipo di gioco basta sbagliare i tempi di una scalata sulle marcature per prendere l’imbucata. Singolarmente i tre difensori, Scalvini, Djimsiti e Kolasinac, sono forti, però soffrono certi sbilanciamenti. Kolasinac è un ex esterno di fascia, ora si è riciclato molto bene come centrale di sinistra. E poi ho notato che l’Atalanta va spesso in difficoltà nei primi venti minuti della partita, molti gol li prendono in quella fase. Poi si assestano e colpiscono. Il Genoa dovrà cercare di sfruttare questa finestra temporale e nel caso non ci riesca, dovrà comunque rimanere sul pezzo”.

L’ALLENATORE – “Non ci sono parole, è uno dei miei allenatori preferiti, perché pratica un gioco propositivo, è difficile che le sue squadre buttino via la palla. Anzi, Gasp diventa una furia quando vede un suo giocatore sprecare un pallone. E poi è un grande creatore o risuscitatore di giocatori, gente che poi, quando è andata altrove, ha trovato difficoltà enormi. Viene criticato soltanto dai giocatori che vanno via dalle sue squadre senza aver lasciato il segno. Ma pensiamo solo alle operazioni che ha fatto al Genoa con Thiago Motta e Perotti, erano due giocatori “dispersi” e lui li ha rilanciati ad alti livelli“.


GENOA H24, ascolta la puntata del 10 febbraio

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.