Presente al Salone Orientamenti di Genova, aperto in questo giorni al Porto Antico presso i Magazzini del Cotone, il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha parlato di varie tematiche, non in ultimo quella legata allo stadio Ferraris e una sua eventuale ristrutturazione sfruttando anche il volàno dell’Europeo 2023 che Italia e Turchia ospiteranno.

La città di Genova – e ne sono convinto dopo aver parlato tante volte con Sindaco Bucci e col Presidente Toti – ha voglia di uno stadio moderno ha esordito il Ministro Abodi – Gli Europei sono certo una tappa importante, ma sappiamo che il numero di stadi che ospiteranno le gare saranno pochi, cinque. Le opportunità sono anche in una competizione con altre città, che hanno lo stesso obiettivo. L’obiettivo vero è avere uno stadio moderno, accessibile, tecnologicamente intelligente, autosufficiente dal punto di vista energetico. È un obiettivo che prescinde dall’Europeo 2032. Se arriveranno risorse per questa ristrutturazione? Le cose importanti sono due: la progettualità e le volontà. A questo si aggiunge il senso della collaborazione. Noi cercheremo di fare il possibile soprattutto relativamente alle garanzie e ai contributi in conto di interessi, ma i capitali privati pronti ad investire ci sono. Quello che serve è il capitale volontà, è il capitale della collaborazione tra le istituzioni“. 

Come si risolvono i problemi infrastrutturali in Italia? Emerge molto di più in termini di comunicazione l’arretratezza delle infrastrutture sportive perché sono le più visibili, ma è un tema che riguarda le infrastrutture pubbliche in generale – prosegue Abodi – Se pensiamo alle scuole, un luogo dove si acquisiscono conoscenze e competenze, matura un’esperienza e si costruisce il futuro, la gran parte ha lacune: non sono infrastrutture educate ed educanti. Lo sport si prende la responsabilità di essere da stimolo a tutto il resto del sistema in un processo di ammodernamento, in tutte le tematiche. Se pensiamo che l’80% delle infrastrutture sportive in Italia non è efficiente dal punto di vista energetico, vuol dire che abbiamo ampi margini di miglioramento. Parliamo di 25mila scuole: sono processi lunghi, molto lunghi, ed è più facile immaginare i 20 stadi di calcio di Serie A. L’importante è iniziare il percorso e abbiamo questa volontà, di iniziare scuola dopo scuola, palestra dopo palestra, stadio dopo stadio. Inesorabilmente”. 

Infine, un passaggio sulle scommesse sportive e sulla ludopatia, temi di stretta attualità nel mondo del calcio italiano. “Siamo condannati a confrontarci anche con le cadute, l’importante è come si affrontano momenti difficili come questo. Si affrontano con lucidità, voglia di risolvere il problema, anche se il problema probabilmente non si risolve ed è la dimostrazione che dobbiamo lavorare molto di più su formazione e responsabilizzazione. Anche a livello professionistico ci sono margini di miglioramento: se cade un professionista, si rischia anche che interpreti male tutto quello che è il mondo che guarda al professionismo in termini esemplari. Questa è la motivazione per la quale stiamo definendo la carta dei doveri: non è che con questa risolveremmo, ma è un altro contributo alla responsabilizzazione. Oltre a firmare il contratto classico del professionista sportivo, dove spesso sono molto più evidenti i diritti dei doveri, dovrà leggere questa carta dei doveri e sottoscriverla sperando che non intervengano altri fattori di fragilità sociale. Perché è evidente che qui stiamo al livello di patologie, vecchie e nuove. La ludopatia purtroppo coinvolge e travolge milioni di italiani, e soprattutto tanti giovani. È importante che il livello professionistico raccolga questa sfida, contrastando queste forme di dipendenza certamente diseducative. Non ci abbattiamo per le difficoltà, le affrontiamo con slancio e determinazione, senza ipocrisie e col massimo della trasparenza. Vogliamo anche che non ci sia omertà, che vengano fuori le cose: òe problematiche si affrontano con questo spirito”.


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