Paradiso Genoa in una partita non difficile, bensì difficilissima, contro un Verona arcigno ma confusionario. Una notte da buon Genoa, come aveva promesso Gilardino, per regalare un’altra vittoria per la gioia del suo Popolo. Non serviva una impresa, ma una partita tosta anche se non perfetta per ingabbiare non un giocatore talentuoso, ma tutti gli scaligeri in campo.

Serviva trovare il gol degli altri e non solo di Albert ed è arrivato il primo gol in serie A di Dragusin, non di testa ma di piede, da vero centravanti con un tiro al volo.

Prestazione d’orgoglio, aggressivo il Grifone, che ha fatto vedere e capire la grande voglia di riscattare la brutta sconfitta sarda. L’approccio alla gara è stato giusto, il Genoa contro qualsiasi avversario non può distrarsi.

I tre punti sono fondamentali in ottica classifica avendo fatto 6 punti nelle ultime 3 gare con squadre della parte destra della classifica. Il controllo della gara è sempre stato garantito dalla squadra, mai lunga o sfibrata. Anche se con qualche geometria incerta e la velocità del palleggio non è latitata come in altre gare, l’affidabilità della difesa e della fase difensiva non è più un miraggio pur cambiando i suonatori: esce nuovamente Bani per infortunio, entra De Winter e la musica non cambia neanche con il naso rotto, senza chiedere di uscire.

Da perfezionare e affinare la sincronia tra  gli esterni e  i centrocampisti di copertura per capire subito, intuire la giocata e non offrire smarcamenti immeritati agli attaccanti avversari dentro l’area di rigore (ieri, per fortuna non eccelsi).

A centrocampo il termometro e il malessere sta nella difficoltà dei mediani, perfino di registi e play illuminati, di disfarsi del pallone consegnandolo subito velocemente ad un compagno. Non tutte le colpe sono le loro poiché i loro interlocutori difficilmente dettano il passaggio giocando poco senza pallone e sono spesso dietro un avversario. Quando non è successo contro l’Hellas, Badelj ha fatto vedere di avere in mano l’ABC del calcio: lo spazio e il tempo.

Davanti, aspettando Retegui senza fissare date di rientro, e di Messias, un Genoa carico  nel riempire l’area di rigore con cross e percussioni centrali, operazione che ha fruttato sei azioni da gol di cui quattro nitide. Ekuban e Puscas hanno avuto le loro occasioni terminate contro pali e lo stinco di un difensore avversario. Ad entrambi manca solamente il gol per liberarli mentale.

Tante le domande sull’acquisto del centravanti di riserva nel prossimo calciomercato. Ai primi di novembre si monitorano da parte di Ottolini e lo scouting non solo altri campionati, ma anche tutte le competizioni europee per capire quali saranno le squadre non qualificate trovando qualche profilo utile alla causa genoana.

C’era la paura dentro il Tempio che il Genoa potesse ripetere le gare da Croce Rossa  degli scorsi anni, anche contro il Verona bisognoso di punti e salvare la panchina di Mister Baroni. Il Grifone, però, non si è complicato la vita e prima della sosta affrontando un passaggio importante e chiave del lavoro fatto, anche senza la qualità del calciomercato estivo ai box, ha ricavato punti frutto del gioco, dell’organizzazione e della coesione di squadra.

Verona in crisi, non di coraggio e grinta. Ha lottato su tutte le seconde palle pur vagando  senza sapere come attaccare o difendere meglio. Ha giocato per il mister.

Le occasioni degli scaligeri sono un colpo di testa di Djuric, ma questa volta la Dea Eupalla non ha punito il Vecchio Balordo grazie ad una parata sensazionale di Martinez. Va bene marcare a zona, ma uno alto quasi due metri (Djuric) non sarebbe meglio marcarlo ad uomo, in particolare con Dragusin?

La seconda occasione, colpito un palo, è arrivata  da un assist dell’arbitro Orsato, percosso da pallone, senza fermare il gioco come dice la regola, ma applicando invece la norma del vantaggio e spiazzando la difesa genoana.

Uomini partita. Dragusin in primis, non solo per il gol. Un martello preciso, mai ammonito,  pur essendo una tigre dell’area di rigore fra le più implacabili di queste prime 12 giornate di campionato.

Badelj si è visto molto, quasi sempre a proposito, e ha fatto ammirare alcune sue aperture e passaggi di prima veloci che la dicevano lunga sul differente gioco geometrico che aveva la squadra. Peccato che tanti tromboni sfiatano sul suo operato. E poi c’è Frendrup, giocatore universale, in grado di produrre il massimo rendimento indifferentemente in qualsiasi ruolo si trovi ad operare sul terreno di gioco. Non va scordato Martinez: una parata che vale tanto, alla pari del gol vittoria.

Sotto la Gestione di Gilardino, dei 777 Partners, della dirigenza in loco il Ferraris è tornato a brulicare di passione con i tifosi rossoblù a quarti, anziani, giovani, famiglie che hanno riempito totalmente  il Tempio in tutte le gare casalinghe. L’immensa passione e spinta dei tifosi genoani ha permesso alla squadra di ottenere cinque vittorie, comprese le due di  Coppa Italia più un pareggio pesante contro i Campioni d’Italia.

Ormai Gilardino guida il Genoa senza paura. In ogni intervista prima delle partite ammette le difficoltà e la forza degli avversari inquadrandoli nella maniera giusta. Porta avanti il suo calcio, orfano dopo 12 giornate della qualità ingaggiata questa estate per fare la differenza, ma senza mai lamentarsi, anche quando non è aiutato dai risultati. Lo aiutano i giocatori e l’ambiente. Lui è bravo a provare a sfruttare tutte queste possibilità.

Il Genoa ha dato l’impressione di essere protagonista di questa stagione per l’obiettivo richiesto, salvezza tranquilla, consapevole che non possa e non debba mai abbassare la guardia. Per questo la filosofia di coinvolgere e impiegare tutto il gruppo è importante come un buon allenamento.

A questo si può aggiungere che se non sempre i risultati hanno dato ragione al Mister e alla squadra, gli inevitabili o evitabili incidenti di percorso non hanno lasciato il segno, anzi sono state una spinta per cercare di ripartire più forte. Dopo le sberle con la Fiorentina, vittoria in casa della Lazio. Dopo il rocambolesco risultato  in casa del Torino pareggio con il Napoli. Dopo la scivolata in casa del Lecce per cartellini gialli affrettati nei primi 15′ di gara goleada alla Roma. Dopo lo scivolone sardo, tre punti importanti contro il Verona.

Ha funzionato il Genoa, lo dicono i risultati (cosa fondamentale nell’antica italica pedata, alla quale si sono aggiunti i social). Forse lo dice meno la classifica per errori non solo del Vecchio Balordo. Ma soprattutto, lo ha detto il gioco della squadra.

Orsato, difficile trovare un errore. Solo un appunto sullo spostamento improduttivo: colpito due volte dal pallone con esigenze di intralcio al gioco per non allargare la diagonale.