Il Genoa in un giovedì da Grifoni si è concesso un giro in  limousine, la Roma è rimasta sulla tangenziale della Capitale. Strapazzata dai primi due gol, meraviglie di Albert e Retegui.

Una ottima prova della squadra di Gilardino, tre punti che la portano a ridosso della parte alta della parte destra della classifica e mandano un messaggio al campionato. Gli  amanti dei numeri e delle statistiche si chiederanno come ha fatto il Genoa a vincere 4 a 1 con il solo 30% di possesso pallone e solamente 272 passaggi contro 666 della Lupa. I numeri non contano nulla, come non contavano quelli sventolati prima della partita con i rossoblù a quarti ultimi per tiri verso le porte avversarie, corner e cross.

In queste prime sei giornate di campionato ci sono state squadre appartenenti alla parte destra della classifica che vogliono giocarsi le partite, anche se prima del fischio arbitrale sulla carta gli avversari sono più forti, ed è quello che è successo al Genoa ieri sera. Quello che conta è che si siano fatti 4 gol.

Si sono tirati indietro per i primi 15 minuti del secondo tempo e dal Loggione dei Distinti subito “sussurri e grida”, sicuri del pareggio dei giallorossi. Pur non  facendo le dodici fatiche di Ercole, gli uomini di Gilardino si sono rivelati bravi a contenere il possesso pallone e il numero dei passaggi inutili degli avversari, chiudendo tutti gli spazi. Solo un errore di scalatura nelle marcature ha permesso a Cristante di far gol.

Tutto faceva parte della tattica di Gilardino al quale alla vigilia mancava solamente essere in vantaggio alla fine del primo tempo, aspettare che alla Lupa non bastasse la benzina per colpire, dopo le tre gare in 7 giorni,  e chiudere la partita nuovamente con altri due gol.

Bravo Gilardino e il suo staff, hanno una strategia per ogni gara prima di giocare. I due infortuni muscolari di Badelj e Strootman dopo 30’ di gioco avrebbero steso un toro, ma non un Grifone grazie a coloro che erano seduti in panchina: Thorsby, la figurina del pressing, e Kutlu poco appariscente ma un mediano portaborracce come il compianto Lodetti, sempre pronto a partecipare alle due fasi di gioco.

Bene il debutto di Matturro sulla corsia di sinistra, d’altronde in quel ruolo ha giocato e vinto un Mondiale under 20. Bene Vasquez puntiglioso nel marcare Dybala. Bani e Dragusin hanno imbavagliato tutti i tipi di centravanti incontrati in queste 6 giornate di campionato. Speriamo che abbiano superato l’esame anche per coloro che non li ritenevano  da Serie A.

Per Albert e Retegui, poi, gli aggettivi si potrebbero sprecare. L’uomo, “el hombre orquestra” per i sudamericani, è stato Frendrup. Ha funzionato davanti alla difesa e nel cuore del gioco senza mai fare un dribbling che fosse uno perché non gli serviva farlo. Il danese arresta bene il pallone, contrasta e cerca lo spazio di prima per ridare il pallone ad un compagno, piomba sui rimpalli e le seconde palle e se c’è da provare il tiro non si tira indietro.

Bene la strategia iniziale e all’annuncio delle formazioni il solito mugugno e la convinzione che fosse un 5-3-1-1 dal “braccino corto”.

Invece i rossoblu hanno stupito tenendo il campo con l’autorità di una squadra di classe tecnicamente e tatticamente impostata per il meglio, solida in difesa, tenace, agile, pronta in mediana, geniale in prima linea.

Gilardino, che ha viaggiato e continua a viaggiare nel calcio (sono solo fandonie e punzecchiature quelle sulla poca esperienza di Serie A) inquadra in ogni allenamento e in ogni partita la realtà dei fatti per trasformarla in idee: se perde qualcosa in bellezza lo acquista in utilità e praticità rendendo il Genoa più efficace con il suo dogma: equilibrio, compattezza, aggressione, verticalità.

Quando il Genoa è compatto come contro la Lazio nel primo tempo, il Napoli e la Roma fanno tutti bene, raddoppiano e collaborano tutti nelle due fasi di gioco con comunicazione visiva e di parole. Gilardino vuole costruire un Genoa forte dietro con la costruzione dal basso quando serve e quando si può fare, la mobilità nel cuore del gioco, abile a giocare senza pallone, certo che l’inventiva dei “tenori” davanti, anche a turno, possa mettere le gare in discesa.

Trasformarsi è la qualità di Gilardino. Sbaglia il Prete a dire nella messa,  può succedere anche a lui ed è il primo a riconoscerlo. Mostra moduli, una cosa naturale prima e durante le partite, sempre nell’ottica di restare dentro la gara. Ha vinto con Mourinho un duello fatto di tattica, corsa e agonismo. Peccato che questa vittoria si possa solo godere solo per 60 ore.

Domenica i rossoblu giocheranno alle 15 contro l’Udinese, le assenze sono importanti ma non giocheranno con i cerotti, non staranno a guardare, non subiranno senza impegnarsi e contro attaccheranno con mordente. I Genoani che vogliono bene al Vecchio Balordo dovranno ancora pazientare e soffrire, non per tanto, prima di vedere il Genoa del Violinista e la sua orchestra.