Riparte la nostra rubrica in compagnia di Mario Ponti, che ci racconterà di volta in volta chi sono i prossimi avversari del Grifone. Partiamo con il suo racconto in avvicinamento alla sfida contro il Napoli.

IL SISTEMA DI GIOCO – “È il 4-3-3- come l’anno scorso con Luciano Spalletti, anche se l’interpretazione è diversa, mi sembra che si cerchi molto di più la verticalizzazione per Osimhen, mentre con Spalletti si lavorava su un palleggio fitto. Lobotka, fondamentale con Spalletti, oggi è meno coinvolto. Kvarataskhelia si accentra di più, mentre con Spalletti stava più largo e sfruttava la sovrapposizione dell’esterno basso oppure l’inserimento del centrocampista di parte. Hanno perso Kim, il difensore centrale coreano, un pezzo molto importante, su cui faceva perno tutta la retroguardia del Napoli. E da Kim traeva beneficio soprattutto Rrahmani”.

I PUNTI DI FORZA –  “Il reparto offensivo fa sempre paura, contro un centravanti come Osimhen l’avversario parte quasi sempre in svantaggio di un gol. E poi ci sono Kvaratskhelia e Raspadori, rivitalizzato dalla Nazionale. Non ci sarà Politano per infortunio, ma un reparto offensivo così ce l’hanno poche squadre. Osimhen si può marcare cercando di sottrargli la profondità, ma è difficile perché il nigeriano è una forza della natura, anche in elevazione, quando stacca in terzo tempo non lo argini. Forse la cosa migliore sarebbe “isolarlo” dal resto dei compagni, fargli arrivare il minor numero di palloni, ma è un’impresa difficilissima”.

I PUNTI DEBOLI – “Il reparto difensivo non è così impermeabile, come ha dimostrato anche la partita contro la Lazio. Mi sembra che i due esterni bassi, Di Lorenzo e Olivera, a volte stringano troppo verso il centro. Fanno un lavoro difensivo differente rispetto alla scorsa stagione. Non so se sia una cosa voluta da Garcia o insita dentro i giocatori. Anche se va detto che Di Lorenzo, quando viene in avanti, sa essere determinante. A tratti, in base agli sviluppi delle partite, difendono “alti”, lasciano molto campo e non c’è più Kim con la sua velocità a “scappare” all’indietro e a coprire tutto questo spazio”.

I GIOCATORI DA TENERE D’OCCHIO – “A parte Osimhen e Kvaratskhelia, di cui abbiamo già parlato, direi Lobotka, anche se lo slovacco non è più così centrale come nella stagione dello scudetto. Zielinski è la variante di centrocampo che va tenuta d’occhio perché con i suoi inserimenti e i suoi tiri può risolvere tante partite. E poi la Nazionale ha rilanciato Raspadori, che ha giocato bene contro l’Ucraina, per cui mi aspetto che Garcia gli conceda dello spazio a Marassi”.

L’ALLENATORE – “In tutta sincerità non ho capito la scelta di De Laurentiis, perché Garcia non mi sembra l’allenatore adatto per guidare il Napoli nel post scudetto. Non ha la stessa filosofia di gioco di Spalletti e quindi non conserverà l’identità del Napoli spallettiano. Non mi sembra una persona molto empatica, non lo vedo come un trascinatore. Per me ci sarebbe voluto un altro tipo di tecnico. Il suo calcio non mi convince, lo vedo poco “giochista”. Il Napoli di Spalletti ci aveva abituato a un grande gioco, adesso mi pare che nel Napoli si provi a risolvere tutto con tre-quattro passaggi”.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.