Grazie Arsene Wenger. L’ex allenatore e profeta dell’Arsenal degli anni passati è attualmente responsabile dello sviluppo mondiale del calcio nella FIFA e sempre molto carico e critico nei confronti del fuorigioco al millimetro ha lanciato la sua sfida alla tecnologia proponendo all’ IFAB un ritorno al passato sulla regola numero 11 del calcio.

Giustamente il fuorigioco al microscopio, asettico, meccanizzato, infallibile ha depauperato il gioco del calcio: se ne fischiano troppi (una media 5/6 a gara) peggiorando il vero spettacolo del calcio il gol solo perché la punta dello scarpino dell’attaccante è davanti al difensore.

Il momento di pathos non è più il gol, anche se in ogni occasione dopo una rete valida ad occhio nudo esalta ancora, ma per la convalida. Per quest’ultima bisogna aspettare il responso e capire se il viso, il naso, non un piede intero o un braccio stabiliscano che l’attaccante o l’autore del gol con qualche parte del corpo è finito oltre l’ultimo difensore. Operazione penalizzante per  gli attaccanti anche dopo scatti di 40/50 metri.

Questo tipo di applicazione della Regola 11 del Regolamento, quella su Fuorigioco, non fa più parte del gioco del calcio ma degli specialisti di microbiologia. Gli assistenti controllano solamente le linee laterali e qualcuno ingiustamente li chiama segnalinee in tono polemico, ad indicare che tracciano le linee.

Wenger ha chiesto all’ IFAB, l’organismo che decide sulle Regole del gioco calcio, di fare un passo indietro sulla Regola 11, riaprendo prossimamente non un laboratorio delle innovazioni ma un vero test per tornare al passato, ad una storia sul Fuorigioco che ha funzionato per 100 anni.

L’ultima innovazione avvenne nel 1924 con l’applicazione del Fuorigioco da tre a due calciatori (portiere e difensore) applicabile nella metà campo avversaria. Regola che  stravolse per l’ennesima volta la tattica nel gioco del calcio con il WM di Chapman in cui la W rappresentava lo schieramento offensivo e la M lo schieramento difensivo.

Il nuovo Fuorigioco portato al modello semiautomatico andrà in cantina. Sarà provato prossimamente in Svezia per l’Under 21 maschile e Under 19 femminile con l’idea di base che venga segnalato il fuorigioco solo quando tutto il corpo è avanti rispetto all’avversario per evitare il conteggio di millimetri o evidenziare le parti del corpo in gioco e quello no. Pazienza se si tornerà indietro al famoso gol di Ramon Turone in Juventus-Roma che annullò lo scudetto alla Roma per questione di centimetri, non di millimetri.

L’IFAB in realtà non ha mai cambiato il regolamento, ma è stata assente sull’applicazione del VAR: “un giocatore sarà in fuorigioco se una qualsiasi parte della testa, del corpo o dei piedi è più vicina alla linea di porta avversaria rispetto sia al pallone sia al penultimo avversario“.

Ci vorrà “luce” tra l’attaccante e il difensore per determinare il fuorigioco e dovranno essere gli assistenti a decretarlo più che la tecnologia, che interverrebbe solamente per grave errore di valutazione dell’uomo con la bandierina.

Che la “legge di Wenger” sul fuorigioco non appassisca in discussioni: chi ama il calcio la vuole vedere alla svelta sui prati verdi.

Solo un precedente preoccupa. Quando Wenger era alla guida dell’Arsenal aveva proposto sempre a favore del gol che i falli laterali venissero battuti con i piedi invece che con le mani.

Idea bocciata tanto che gli allenatori hanno iniziato a preparare calciatori con la battuta lunga e rincorsa, quando il campo lo permette. Operazione non facile come nel lancio del peso in atletica, considerato che la sfera calcistica pesa sui 400 grammi.