Sono passati 75 giorni dall’arrivo di Blessin al Genoa. Dopo appena tre allenamenti, ha fatto subito vedere l’abito tattico delle squadre che vanno per la maggiore in Europa, ossia il 4-3-3 declinato nella variante principale del 4-2-3-1, sempre e comunque in senso offensivo. Il tutto anche se era arrivato con l’etichetta del 3-5-2.

Il suo modello non tattico è stato subito quello del Generale alla Russell Crowe, “andate fuori e scatenate l’inferno“, senza dimenticarsi del Genoa trovato al suo arrivo umiliato, senza colpe di Konko o dei calciatori. Era una squadra reduce dal 6 a 0 contro la Fiorentina, riuscendo dal primo allenamento a fare innamorare i calciatori come il Prof. Keating, ovvero Robin Williams, come faceva con i suoi studenti nel film “L’attimo fuggente“.

Altrimenti sarebbe stato difficile non solo la prima partita di campionato contro l’Udinese, dopo tre allenamenti, ma anche continuare a giocare per le altre otto gare nella sua  gestione in rossoblù a quarti con una particolare empatia con tutta la rosa a disposizione, vecchi e nuovi, che ci hanno messo poco ad ascoltare non solo con le orecchie ma anche con gli occhi e il cuore.

Blessin è un mister friendly, con un sistema facile da usare per spiegare calcio. Potrebbe essere una terza via nel mondo degli allenatori, tra quello di Mourinho alla Russel Crowe focoso  e quello di Guardiola alla Robin Williams filosofo, coniugando i due aspetti principali dei due tecnici? Saranno il campo e soprattutto i risultati a dirlo, ma con l’aiuto di Spors la ciambella potrebbe uscire con il buco. Blessin e Spors hanno fatto diventare ottimisti molti anche sul futuro del Genoa non solo in questa stagione: gli ottimisti vedono la ciambella, i pessimisti il buco.

Il sistema di gioco di Blessin e dei suoi collaboratori, che non hanno sbagliato strategicamente nessuna delle otto gare giocate, è semplice con la dislocazione dei giocatori in campo e i compiti loro assegnati. Equilibrato in egual misura nel possesso e nel non possesso del pallone.

Elastico, per poter consentire la prevalenza dei compiti offensivi (spinta) o difensivi (contenimento) in funzione dell’avversario. Razionale, perché in campo i calciatori devono essere distribuiti in modo omogeneo calcolando le forze tecniche, tattiche e agonistiche, tenendo in considerazione le caratteristiche individuali di ogni giocatore.

Difficile affermare come ci sia riuscito Blessin dopo pochi allenamenti. Probabilmente quando adotta un sistema di gioco ha ben presente con i suoi collaboratori anche i suoi limiti e i suoi punti deboli cercando di azzeccare le contromisure esatte a  quello visto nelle precedenti gare prima del suo arrivo. Anche con l’aiuto dei vecchi calciatori della rosa, stufi di essere i capri espiatori di quello successo nelle precedenti giornate, in particolare le ultime nove con il flop di Sheva, e non solo per i risultati.

Il totalpressing di Blessin è un’azione coordinata di due o più calciatori tesa ad impossessarsi del pallone restringendo spazio e tempo al giocatore avversario in possesso di pallone e impedendo che questo possa giocare con i compagni vicini smarcati.

Il pressing del Vecchio Balordo è efficace perché inizia in fase molto avanzata, a centrocampo, e coinvolge anche le punte. È una tattica principalmente difensiva, e richiede che la squadra sia equilibrata fra i reparti e sia corta. Oltre al pressing c’è la pressione quando uno o più giocatori aggrediscono il possessore di pallone.

Lo sanno anche le pietre: il profumo del pallone in qualsiasi categoria è il pallone. Il gol è figlio di tecnica, tattica e di quello che succede tatticamente durante una gara. Se riuscirà l’operazione gol a Blessin altro che ciambella con il buco!