È tempo di scrivere lettere a Gesù Bambino, per Maran è il momento giusto. Anche i Genoani hanno voglia di scrivere a Gesù Bambino, non vedere più il loro Genoa senza gioco e con la grinta di un ghiro.

La Cura di Maran non è stata forte, oppure dopo 11 giornate non è stata trovata al di là delle parole ottimiste prima e dopo le partite. Maran, mi scusi, parla da ottimista ma dà l’impressione, pensiamo per farsi e fare coraggio, di non preoccuparsi di ciò che succede, finché non succede niente a Lui.

Per la prima volta  dall’inizio del campionato le palline sull’Albero di Natale del  Genoa sono state  rotte   alle parole di Sturaro al termine di Genoa-Juventus , parole di un genoano. “Non so se il Genoa è una squadra viva, dobbiamo farci tutti un esame di coscienza”. Più che le parole, è il tono di voce del matuziano a rendere esplicito il suo stato d’animo.

Perciò già domani contro il Milan più contrasti, meno parole e convenzionalismi. Cercando di non perdersi nell’anonimato di una squadra involuta e complicata nei moduli giocati fino a domenica scorsa.  Mister Maran, torni al suo modo di giocare che lo ha messo in evidenza come allenatore con squadre che erano più scarse dell’attuale Genoa.

Catenaccio e contropiede sono state e saranno due espressioni chiave del calcio italiano,  anche se nel campionato attuale sembrano due parolacce considerato che le altre 19 squadre, anche se lo utilizzano, hanno uno scopo: fare gol con un sola idea, quella del prima non prenderle ma anche attaccare.

Catenaccio non si può chiamare quello adottato ultimamente dal Genoa perché non sembra basato su un marcamento ad uomo. Non si può dire che non abbia funzionato, ma alla lunga il chiavistello, Verrou in francese, è stato aperto perché non ci sono stati rapidi rovesciamenti del contropiede, un’arma pericolosa che ha portato anche risultati a chi lo ha utilizzato.

Con il Milan non sappiamo se Maran cercherà qualcosa di diverso, non si può più nascondere la polvere sotto il tappeto. Bisogna affrontare tutto con tutti i rischi e le conseguenze. Con la rosa a disposizione appare difficile trovare la soluzione, anche se non esiste mai una sola soluzione.

Una potrebbe esserci al di là della tattica: controllare al meglio i punti di forza rossoneri che sono in grado – e lo hanno dimostrato – di banchettare negli spazi tra centrocampo e difesa avversaria. L’unica soluzione, al di là chi giocherà, occorrerà un Genoa “tripallico” con pressing e “kick and run”, pallone sempre avanti e pedalare.

Sul Milan per non vedere il Diavolo in anticipo bisogna consolarsi che con le ultime due gare contro la Samp al Ferraris e contro il Parma domenica sera, sembra che abbia perso smalto.

In entrambe le gare c’è stato poco gioco d’attacco senza Ibrahimovic, chi ha continuato a fare vedere delle giocate è stato solo Calhanoglu che ha colpito tre pali contro i Ducali non attraverso il gioco. Rebic non è Ibra, il Diavolo non ha nel DNA di lanciarlo negli spazi  avendo come cardine il gioco dello svedese che si avvicina e scambia il gioco con il portatore di pallone.

Il Milan senza Ibra cerca di giocare meno di forza, ma di mestiere cercando di fare piccoli gli avversari, facendo pochi tiri verso le porte avversarie: Audero (Samp) e Sepe (Parma)  quasi inoperosi tra i pali  anche se hanno dovuto raccogliere 4 palloni alle loro spalle. Prima torna a giocare Ibra, meglio sarà per il Diavolo: la speranza che non torni domani sera al Ferraris. Tatticamente il Milan gioca con il 4-2-3-1.

I pregi, al netto di Ibrahimovic, sono quello di non manovrare dal basso e cercare  immediate verticalizzazioni, pericolosi con le transizioni dopo il recupero del pallone, una strategia diretta che si esalta in campo aperto sfruttando le catene laterali e i duelli uno contro uno per creare superiorità numerica.

Un difetto è nella gestione del possesso quando cercano di dominare il gioco con il palleggio pazientemente. Se aggrediti alti difficilmente riescono a ripartire, ragionare e trovare con velocità la trequarti avversaria. Altro neo, anche se hanno vinto quasi tutte le gare con le squadre con il baricentro basso e chiuse, fare fatica con il palleggio a disorganizzare le due linee strette avversarie.

Con Ibra o senza Ibra la musica cambia. Il Diavolo svedese fa reparto da solo creando spazi vitali alle spalle dei centrocampisti e davanti ai difensori avversari, non perdendo mai il rimbalzo offensivo dopo aver fatto a sportellate. Tenendo il pallone lo scambia con i compagni che accorciano in zona pallone, guai chi sbaglia il passaggio fulminato con occhiate e anche parolacce.

Per le formazioni, quella del Genoa come al solito ad un’ora prima della gara, mentre per quella del Milan la grande attesa di tutti i genoani è se ci sarà o non ci sarà lo svedese.

Arbitra Orsato di Schio. Poco da commentare il numero uno in Italia in questo momento. Basta controllare i tabellini europei è il solo italiano che ha diretto con continuità dall’inizio delle fasi di Champions. Vanta 232 gare in Serie A, 57 rigori e 59 espulsi. In stagione tre gare con 0 rigori e due espulsi.

La prima con il Genoa nel settembre 2005 in Serie C. Il Genoa ha perso, anche se aveva vinto contro il Ravenna per aver fatto giocare Ghomsi squalificato. Sono 34 le gare dirette con il Grifone (11 vittorie, 12 pareggi, 11 sconfitte). Col Diavolo 26 (9 vittorie, 10 pareggi, 7 sconfitte).

Primo assistente Carbone di Napoli, secondo Colarossi di Roma, quarto uomo Giua di Olbia. VAR Mazzoleni di Bergamo, AVAR Paganessi di Bergamo.

Diffidati: Badelj, Hernandez e Kessie.