La partita vittoriosa contro la Spal aveva illuso noi tifosi genoani, ma l’insufficiente prova di mercoledì sera contro il Torino, con relativa sconfitta, ci ha subito riportato alla triste realtà. Il Genoa ha mostrato tutti i suoi attuali limiti tecnici, tattici e caratteriali. Una squadra priva di un’idea di gioco, in cui ognuno dà l’impressione di vagare per il campo senza sapere cosa fare e senza la “cazzimma” necessaria in partite come questa. Quella di oggi contro il Lecce è la partita della vita con un solo risultato a disposizione, la vittoria, nella speranza che poi nelle restanti partite il Genoa faccia i punti per arrivare alla sospirata salvezza. Di certo il calendario non aiuta.

Uno sguardo d’insieme sul Lecce.

Sulla panchina salentina siede un’ex meteora rossoblu, Fabio Liverani, alla guida del Genoa per poche partite perché fu quasi subito esonerato. Liverani è un tecnico che ha una ben chiara idea di gioco, ha dato un’impronta precisa alla formazione giallorossa, che cerca il risultato sempre attraverso il possesso palla e che va alla ricerca di spazi da occupare. Liverani pretende che la squadra sviluppi questa sua idea anche contro squadre di alta classifica e anche dopo aver subito cocenti sconfitte. Oggi la squadra leccese dovrebbe scendere in campo con il 4-3-2-1, sistema usato raramente durante l’anno, ma i dettami di Liverani rimangono invariati.

L’analisi reparto per reparto. Cominciamo dalla difesa. 

Il portiere brasiliano Gabriel è uno dei punti di forza della squadra, reattivo e svelto tra i pali, sufficiente nelle uscite alte e basse, anche se ogni tanto coi piedi va in ambasce. È arrivato in Italia al Milan in giovane età. Donati e Dell’Orco sono gli esterni bassi. Donati sulla corsia di destra macina chilometri e fornisce un buon contributo alla manovra offensiva; non è altrettanto pronto quando deve difendere, ma ha una buona gamba e un destro apprezzabile. Dell’Orco nasce centrale difensivo, viene impiegato sulla fascia sinistra per l’infortunio di Calderoni e ha difficoltà quando deve proporsi in fase d’attacco, comunque è in possesso di un buon piede sinistro ed è bravo nel gioco aereo. Lucioni e Paz formano la coppia di difensori centrali. Il primo è il vero leader dei giallorossi in campo e fuori, esempio di come un giocatore con mezzi tecnici normali possa diventare elemento fondamentale per la propria squadra: carattere, abnegazione, voglia, concentrazione e carisma sono le sue doti. Lucioni è PERICOLOSISSIMO quando va nell area avversaria a saltare per colpire di testa: lo scrivo in maiuscolo perché con Bremer il minuscolo non è servito… Paz è il centrale di sinistra, ha fisico importante e buon piede, sopperisce alla poca velocità con buon senso della posizione: di nazionalità argentina è di proprietà del Bologna.

Il centrocampo.

Mancosu e Barak sono le mezzali di parte. Mancosu, il capitano, ha buona tecnica di base è duttile tatticamente, infatti può giocare anche trequartista o seconda punta, è un rigorista quasi infallibile, è abile ad inserirsi senza palla. Barak agisce alla sinistra di Petriccione, abile nel palleggio e nel dribbling, si rende utile anche nel lavoro di copertura, l’Udinese è proprietaria del cartellino. Petriccione è il metodista: rapido, aggressivo e adeguato tecnicamente, va sempre ad aiutare il compagno in difficoltà, e alle parole preferisce i fatti.

L’attacco.

Saponara e Shakhov sono i trequartisti. Il giocatore ucraino è forte fisicamente, ha un buon tiro ed è anche abile in fase di copertura. L’ex genoano di fresca data Saponara è il giocatore del Lecce più forte sotto l’aspetto tecnico: elegante, abile negli assist e nelle giocate in verticale, non sempre il suo fisico lo supporta, ai tempi dell’Empoli veniva considerato un enfant prodige. Babacar è la punta centrale: ex Fiorentina, ha un’importante fisicità ed è sufficiente nella tecnica. Era considerato più che una promessa, dentro i 16 metri sa farsi rispettare. Giocatori importanti sono anche Falco, che nella partita d andata entrò e fu determinante per il pareggio del Lecce, e che è un brevilineo rapido dal sinistro sontuoso e pungente;l ex genoano Lapadula, che ha nel continuo movimento, nel pressing insistente e nel buttarsi su ogni palla le sue peculiarità; e l’altro ex genoano Tachtsidis, centrocampista di passo lento ma dal sinistro educato e con tiro da fuori area degno di rispetto.

Come si comportano sulle palle inattive? 

Sulle palle inattive marcano ad uomo ed hanno in Lucioni l’autentico baluardo. In fase offensiva i corner sono calciati di Saponara, ma quando riescono i giallorossi fanno il gioco a due in maniera rapida per sorprendere gli avversari. Lucioni e Paz salgono e con Babacar, Shakhov e Barak vanno a cercare spazio e palla. Dal limite dell’area Saponara e Shakhov sono i tiriatori designati, a volte prova anche Petriccione.

In conclusione?

Il Genoa ha nelle mani il proprio destino, oggi una vittoria può alimentare le speranze di salvezza, in caso contrario penso proprio che la Serie B sia dietro l angolo. Io dico solamente una cosa: il popolo rossoblu non merita tutti gli anni di soffrire in questa maniera ed è giunto il momento che qualcuno si prenda le proprie responsabilità ed agisca di conseguenza. E per “qualcuno” non intendo soltanto il presidente o la dirigenza, ma tutto ciò che ruota intorno al pianeta Genoa. Per fare una bella e robusta casa bisogna partire dalle fondamenta e poi venire su piano piano, con ogni cosa al suo posto.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.