L’ex direttore generale del Genoa, Giorgio Perinetti, è intervenuto telefonicamente ai nostri microfoni per commentare la situazione del campionato di Serie A, raggiunto dall’emergenza coronavirus e da ben nove rinvii ancora in attesa di ufficializzazione in termini di date e orari.

Che idea si è fatto della gestione dell’emergenza coronavirus in ambito calcistico?

“Intanto voglio fare una premessa doverosa: stiamo parlando di un problema che si riflette sul calcio, di un’emergenza nazionale a livello sanitario. Si devono sempre tenere presenti la salute delle persone e la prevenzione e qui tutto deriva da questo aspetto. Andando sul calcio, è evidente che muova tante persone e le accomuni, mettendole vicine negli stadi. Inevitabilmente viene toccato e vi è una ricaduta sull’aspetto prettamente calcistico. 

Chiaro, poi, che le decisioni che vengono assunte alla luce di questa emergenza finiscono per toccare il nostro mondo e gli interessi delle varie società. Chi più, chi meno: si trova qualcuno che al momento viene avvantaggiato da questa situazione, qualcuno che ne viene svantaggiato. Era finalmente il campionato che sognavamo, con tanta incertezza e tanta lotta in coda e soprattutto al vertice, dove c’erano addirittura tre pretendenti al titolo. Tutto questo scenario va a svilire quanto stavamo vivendo in maniera interessante”. 

In questo meccanismo di rinvii, però, c’è anche un discorso di natura psicologica. Quanto incideranno questi recuperi e questa situazione sulla lotta salvezza e sulla lotta scudetto?

Il campionato sta entrando nel vivo e ogni partita, per il tipo di campionato che stiamo vivendo, è una partita da dentro o fuori. Vediamo partite giocate al massimo dell’impegno e della concentrazione. Se queste partite le vai a spostare molto più avanti, i risultati si accavallano e ci sono molte gare ravvicinate. Così le partite che oggi avresti giocato in un certo modo, a fine stagione le potresti giocare in maniera differente. per un discorso di usura, leggerezza, di risultato raggiunto. La cosa più difficile – e lo dico da dirigente con un po’ d’esperienza alle spalle – è che non sapere quando si giocherà e quando saranno i recuperi porta sempre nervosismo, nuova ansia.

Il fatto, invece, di ravvicinare molto gli impegni per recuperare le partite porta problemi di gestione dei giocatori, perché tutti sanno che le nostre partite, rispetto ad altri campionati, portano un consumo mentale di energie e sono molto sentite dal lunedì alla domenica. Questo crea grossi problemi agli allenatori nel gestire le forze nel modo migliore. Chiaro che chi avrà interessi di classifica a maggio avrà un problema enorme nella gestione del turnover, mentre una squadra che si sente già con risultato in tasca o ha già raggiunto l’obiettivo può fare partite di natura diversa dal punto di vista della concentrazione. E ciò può creare una sperequazione fra tutte le varie squadre. Spesso attribuiamo poca importanza all’aspetto psicologico, ma è determinate. E c’è da augurarsi che nei prossimi incontri che si terranno in Lega si trovi una maniera di riuscire a gestire questo calendario in maniera più equa per tutti. Altrimenti diventa una sorta di lotteria, svilendo i vari risultati da chiunque vengano ottenuti”.