Non brucia la sconfitta del Genoa contro l’Atalanta negli ultimi minuti di gara. Dà fastidio se non si fa una lettura critica della gara che in occasione del mezzogiorno balneare del Ferraris: il Vecchio Balordo non meritava assolutamente di perdere sul piano del gioco, dell’intensità e della corsa. Solamente il gran gol di Zapata, aiutato dalla Dea Bergamasca, ha fatto la differenza nel punteggio.

Se si prende il report della Lega Calcio sulla gara tutti i parametri sono sul pareggio, dai tiri in porta e fuori al numero dei passaggi e la loro precisione. Addirittura il Grifone ha avuto un maggior possesso pallone. Chi se lo aspettava lanci la prima pietra!

Nessuna delle due squadre ha avuto un vantaggio territoriale, nessuna ha controllato la gara con il possesso pallone, nessuna delle due squadre si è allungata territorialmente perché i difensori sono stati a sostegno e gli attaccanti hanno lavorato per i difensori.

Nessun calciatore in campo si è nascosto, nessuno ha lavorato duramente solamente quando le cose andavano bene oppure ha abbandonato la squadra quando qualcosa andava male.

Genoa-Atalanta, per essere precisa la critica e la cronaca, deve essere anche logica, anche se la critica tende sempre ad essere distruttiva, ma vedendo tutte le informazioni finali sulla gara, lasciando fuori il gran gol, il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Quello però conta, non la prestazione al fine del risultato.

Il grande Professore Scoglio dal cielo potrebbe ripetere le frasi che sono state scritte giovedì per entrambi gli allenatori: “io non faccio poesia, verticalizzo” oppure “difendere e attaccare, difendere per attaccare“. Quello visto nei quasi 100’ di gioco a 30 gradi di temperatura e col 70% di umidità. Peccato che non sia stata giocata in altro orario: ci sarebbe stato un differente  spettacolo.

La fase difensiva di Gasperini con marcature a uomo non ha funzionato al meglio. Il Genoa ha controbattuto colpo su colpo. Le corsie laterali non sono mai state perse dal Grifone, scalature e sovrapposizioni hanno funzionato da ambo le parti.  Le seconde palle a favore di una o dell’altra squadra, quelle che definiscono la superiorità di una squadra sull’altra, non ci sono state.

Gasperini ha cercato l’unico criterio utile nella scelta di un assetto tattico, ovvero la superiorità numerica nel cuore del gioco, e per fare ciò si è preso la responsabilità di non marcare a uomo un avversario (quante volte già visto in rossoblu). Ieri è toccato a Radovanovic, libero da marcatura, che ha fatto bene il vertice del rombo difensivo nel cuore del gioco e ha provato anche il tiro, ma come con la Fiorentina non ha azzeccato la “matta”.

Tra 16 tiri complessivi del Genoa e 18 dell’Atalanta non hanno tirato solo gli attaccanti, ma hanno partecipato centrocampisti e difensori, anche in questo è una pariglia.

Il Vecchio Balordo non è andato in balia della Dea quando ha provato ad alzare i ritmi oppure non ha perso sul piano fisico, operazione che non riesce a tanti allenatori e altre squadre del campionato italiano di Serie A. L’Atalanta e il gioco di Gasperini sono una certezza del campionato italiano, che si conferma da qualche anno, e visto il loro modo di affrontare le gare potrebbe non fare brutta figura in Europa. Il Genoa di Andreazzoli è su questa strada da 60 giorni circa e non ha fatto da comprimario.

Gasperini non contento del risultato non conquistato con il G&G (gioco gol godimento) che ha portato gli orobici in Champions a fine gara ha tirato fuori un “mal di pancia” sul mancato funzionamento del VAR in occasione del rigore di Kouamè. Gasperini ha anche affermato che ha chiesto l’autorizzazione ai direttori di gara di poter dire che non funzionava la tecnologia, perciò il rigore a Kouamè non era regolare. Se tutto ciò fosse vero, Fabbri e Maresca di Napoli – come già successo lo scorso anno in varie occasioni da campo e da VAR – dovrebbero essere sospesi.

Avrà confidenza Gasperini con il fischietto di Ravenna per avere avuto tale confidenza e autorizzazione.  D’altronde la Dea con il ravennate su 11 gare, oltre essere la squadra che ha diretto di più in carriera su 69 partite arbitrate, con 7 vittorie orobiche di cui tre con il Grifo, sono state chiare come acqua di fonte. Chissà se Gasperini ha chiesto se il VAR ha funzionato con due minuti di ritardo sul rigore concesso a Zapata contro ZapataPensiamo di no, con l’arbitro a tre metri dall’azione?

In entrambe le occasioni il direttore di gara Fabbri di Ravenna era più vicino lui della tecnologia: nel primo caso quello di Zapata non ha fischiato la massima punizione, su  quello di Koaume sempre vicino all’azione invece sì.

Potrebbero essere rigori dubbi entrambi: i contatti rallentati e ingranditi ci sono stati, ma l’intensità del contatto la può giudicare solo l’occhio umano. Zapata atalantino un colosso contro Zapata il genoano altro colosso è caduto come un nuotatore svenuto in piscinaMeno male che Gasperini ha vinto e ha festeggiato alla grande come in Champions, se lo merita, ma se avesse pareggiato cosa sarebbe successo?

Ha dichiarato che dagli 80 metri dalla sua panchina non aveva visto il contatto contro Kouame. Fabbri gli avrà detto di averlo visto il contatto e che non ha potuto confrontarsi con il VAR?

Noi in alto dalla Tribuna Stampa, dalla Tribuna superiore, abbiamo visto il contatto del piede di Djimsiti sulla coscia di Kouamè, ma difficilmente avremmo potuto misurare l’intensità del presunto contatto. Povero calcio, che brutta strada per colpa della tecnologia sta prendendo. La finisca Nicchi, Presidente dell’AIA, di dire che questo campionato sarà il Rinascimento della categoria.

Pochi sono i direttori all’altezza sul campo e dietro il Televisore, perché è dal 2010 con la suddivisione di Can A e B che non nascono i Rocchi, gli Orsato, i Massa e quelli andati in pensione con tutti i pregi e difetti. Se per di più è venuta loro anche la parola a fine gara: TOMBOLA, signor arbitro! Questo sarà un caso che farà parlare tutta la settimana e si aspettano parole dall’AIA.

Cento giorni a Natale: Gasperini poteva godersi questi tre punti un regalo del destino e non del gioco. Cento giorni a Natale e anche gli zero punti contro la Dea potrebbero incorniciare un buon avvenire e i regali al popolo genoano potrebbero continuare, che alla fine, anche se stremato dal caldo e dalla fame, ha festeggiato come se avesse vinto.

Genoa è per Andreazzoli. Capirsi con Genova e i genoani non è facile, ma il calcio del tecnico, non solo i principi tecnici e tattici ma anche quelli morali, hanno fatto breccia non solo nella Nord.