Genoa-Bologna all’ora di pranzo. Per fare risultato serviranno un Grifone e una squadra affamati non solo di punti. La differenza, oltre le maglie rossoblu a quarti e a strisce, dovrà essere anche mentale al di là che tattica e tecnica. Il Vecchio Balordo non ha l’acqua alla gola, la squadra non ha le spalle al muro e Criscito e compagnia dovranno far valere condizioni psicologiche diverse di classifica rispetto al passato.

Tra i tecnici sarà una partita a scacchi, però poi la differenza la dovrà fare l’interpretazione dei protagonisti. Il Genoa dovrà esprimere il cocktail messo in campo nei secondi tempi di Empoli e contro il Sassuolo dove è contato più che il gioco lo spirito, il modo di giocare la capacità di trovare e proporre soluzioni che Prandelli avrà continuato ad infondere con un’altra settimana di lavoro.

Mihajlovic la metterà sul confronto fisico, il Grifone con i nuovi arrivati lo può reggere e davanti i tre schierati nelle ultime gare possono mettere in difficoltà la difesa felsinea. Dall’inizio del girone di ritorno, Cesare Prandelli avrà soppesato tutto e il contrario di tutto. Il cambio di modulo contro il Sassuolo era quindi una scelta anche funzionale, che però non è riuscita a mascherare completamente le lacune tecniche della squadra, in particolare nel cuore del gioco.

Domani a Bologna conta il presente. Il Grifone contro i felsinei vuole riconfermarsi con un risultato positivo che avrebbe grande impatto sul futuro: una vittoria sulla classifica sarebbe quasi definitiva, mentre in ottica salvezza prematura.

Tutto potrebbe succedere se Prandelli decidesse di affrontare Mihajlovic esaltando davanti al video i difetti del Bologna e giocando con un baricentro alto invece che basso. Correre tanto, ma con il giusto atteggiamento, e tenere la squadra più alta: così non solo Cesare è consapevole di sfruttare al meglio le qualità dei calciatori. Emblema di tutto è Kouame: se la squadra resta alta lui può solo beneficiarne.Una squadra rossoblu, se non sarà bellissima da vedere, vincerà con il sacrificio di tutti, attaccanti compresi. In campo contro la carica di Mihajlovic e il Bologna che perde calciatori dopo ogni allenamento servirà gente di personalità.

Anche contro il Bologna non sarà questione di modulo: a 2 a 3 a  …non è qui che si risolverà la partita. Sarà anzitutto questione di mentalità, di atteggiamento complessivo della squadra. Non solo Sanabria e Kouame davanti, contano anche gli inserimenti degli altri in zona pericolosa. Importante che tutti assecondino i movimenti e li supportano.

Nel calcio non si inventa più niente: sono i piccoli accorgimenti – e Prandelli è un maestro – che sorprendono l’avversario mettendo i propri calciatori in condizione di rendere al massimo. Il Bologna contro il Genoa troverà più difficoltà rispetto alla gara vinta contro l’Inter. Le motivazioni di San Siro date da Mihajlovic e dal cambio di allenatore potrebbero essere annullate da Prandelli, tecnico giusto per non sbagliare sul piano mentale.

Vecchio Balordo, si può credere che l’appetito venga mangiando, ma si può essere certi che mangiando bene esso se ne vada. La formazione del Genoa? Ad oggi solo un dubbio: se recupera Bessa è quella del secondo tempo contro il Sassuolo con Günter per Romero squalificato e il ballottaggio Rolon-Lerager. Senza Bessa poca fantasia: e allora perché non Pandev?

TanoPress

Capitolo Bologna. È tornato Mihajlovic, a Bologna annunciano la resurrezione del Bologna. È tornato Sinisa Mihajlovic con le sue frasi fatte, le sue parolacce in conferenza, il guardare i giornalisti negli occhi. L’ultima sua affermazione prima di Inter-Bologna non è stata filosofica, semplicemente: “chi ha paura sta in panchina“. Mihajlovic aveva già sostituito Inzaghi al Milan con cui condivide alcuni princìpi di gioco.

Subito il tecnico serbo arrivato a CastelDebole ha capito che la squadra non aveva più voglia di giocare con il 3-5-2 del girone di andata, anche se nelle ultime gare con l’arrivo di Soriano e Sansone Pippo Inzaghi giocava con il 4-3-3 come quello messo in campo da Sinisa contro l’Inter.

La sorpresa a San Siro, dove in molti si aspettavano un Bologna con un baricentro basso e ripartenze, è stata vedere un Bologna con baricentro alto e voglia di attaccare. Per qualcuno un 4-2-3-1 che si avvicinava tanto al 4-3-3 del Pippo goleador con la sola differenza, avvertita anche dai calciatori rossoblu a strisce. Il nuovo tecnico aveva messo l’identità difensiva del precedente alla porta volendo giocare non più con la squadra “più stretta” del campionato con il baricentro e recupero del pallone tutto basso.

La differenza tra il 4-3-3 di Inzaghi del 2019 e quello di Mihajlovic a San Siro, oltre i metri in avanti, è stata che Pippo non rinunciava mai a tre difensori centrali di ruolo. Mihajlovic ha subito messo in campo il nuovo centrale difensivo arrivato dal Torino, Lyanco, un difensore estremamente fisico improvvisamente rigenerato sotto le due Torri.

Il Bologna contro l’Inter è stato una squadra compatta, aggressiva, più pronta ad attaccare in verticale appoggiandosi alla classe di Palacio e alla fisicità di Santander.

Il miracolo alla Scala del calcio, più che Mihajlovic – anche se la vittoria varrà molto non solo per la classifica ma per la testa dei giocatori – è stato fatto dall’Inter e da Spalletti pasticcione e sfortunato. Nerazzurri involuti, abulici, inconcludenti. E qui più che la tattica e la tecnica c’è stata la forza del tecnico serbo, che avendoli seguiti parecchie volte ha potuto mangiarseli con un sol boccone senza masticare.

L’arrivo di Mihajlovic ha dato la carica a tutti a Bologna, non solo alle dichiarazioni dei calciatori, ma il suo lavoro dopo una decina di giorni ha scricchiolato sul piano fisico. Gli aumenti dei carichi di lavoro sproporzionati in questo momento della stagione hanno azzoppato muscolarmente giocatori importanti come Lyanco, Santander, Orsolini, Sansone. E altri fanno fatica alla caccia della forma dall’inizio: Dzemaili e Destro in particolare.

Domani con il Genoa all’ora di pranzo la prova del nove in una partita che non dovrebbe rispecchiare la quarta del girone di ritorno, ma quello di andata, considerata la ricerca degli assetti e di una identità da parte dei due tecnici. La formazione del Bologna? A stamattina per certi venivano dati il solo portiere Skorupski; il centrocampo con Poli, Pulgar, Soriano e in attacco Palacio da esterno o falso nove.

Bologna-Genoa sarà diretta da Rocchi di Firenze. Il numero uno degli arbitri italiani, al sesto posto di quelli del mondo, internazionale dal 2008 confermato anche per l’anno 2019 con tanto di proroga avendo 45 anni. Vanta 236 gare dirette in serie A (111 rigori e 116 cartellini rossi). In stagione 8 gare, mai il Bologna. Una con il Grifone, ossia la sconfitta contro il Sassuolo. In carriera con il Bologna ha diretto 19 gare (8 vinte, 4 pareggiate, 7 perse), mentre con il Genoa 25 gare (6 vinte, 9 pareggiate e 10 perse).

Giusta la designazione di Rizzoli, emiliano tra Mirandola e Bologna, dopo aver vissuto la settimana emiliana dopo la vittoria in casa dell’Inter e la carica di Mihajlovic. Nella partita di allenamento a Casteldebole del mercoledì tra i componenti della rosa sono intervenuti parecchie volte medici e massaggiatori per curare caviglie e tibie.

Primo assistente Marrazzo di Frosinone, secondo Valeriani di Ravenna. Quarto uomo Forneau di Roma 1, al VAR Doveri di Roma. All’AVAR De Meo di Foggia.

Diffidati Bologna: Palacio. Diffidati Genoa: nessuno.