La trattativa Piatek è finalmente (per noi) e sfortunatamente (ancora per noi) ufficiale: il Genoa si priva del suo bomber a fine girone d’andata con tutti gli scongiuri del caso. E se Sanabria resta un nome caldo, l’alternativa concreta non gravita ancora nei paraggi di Pegli. Dall’apertura di Perinetti, martedì scorso via radio, sono passati nove giorni e in questo giovedì 24 gennaio dobbiamo parlare di una cessione a titolo definitivo che, all’apparenza, si concluderà senza strani prestiti con riscatti obbligati o pagamenti dilazionati. La soluzione, insomma, è definitiva. Con tanto di saluti e rossoblu già riposto nel cassetto.

Il Milan, stando al comunicato diffuso ieri, non è sceso nei particolari della trattativa come fatto con Gonzalo Higuain, né sulle cifre né sulle modalità di pagamento. Lo stesso ermetismo mantenuto con Paquetà, altra operazione da 35 milioni ma poi scopertosi essere suddivisa addirittura in quattro pagamenti. Nero su bianco, per i comuni mortali, non era stato però messo nulla.

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Oggi la convergenza Genoa-Milan è su un unico pagamento intorno ai 35 milioni. Alcuni scrivono 38 annettendo già il pacchetto dei bonus. Una cifra che, a giorni alterni, pareva essere stata bypassata o ribassata, col fondo Elliott e l’amministratore delegato rossonero Gazidis pronti a fare appello ai saldi invernali: in questo senso, però, la cifra non è mai scesa troppo dalla somma iniziale. Un segnale di forza da parte della società del presidente Preziosi? Sì laddove ci sia chi pensa che, cedendo Piatek a gennaio e declinando le contropartite, non si potesse o dovesse tirare la corda ulteriormente su quella cifra. No laddove ci sia chi crede – ed è l’opzione più plausibile e quotata – che a fine campionato un calciatore come Piatek sarebbe stato venduto con le stesse modalità in qualche campionato estero, lontano dal cuore dei Genoani, a cifre superiori. Del resto il popolo rossoblu, che storicamente non ha l’anello al naso, tutto aveva capito tranne che avrebbe rivisto ai nastri di partenza Piatek anche il prossimo anno. Ma forse, in estate, una cessione così pesante si sarebbe digerita meglio davanti a un’altra decina di pistolettate sotto la Nord.

Andiamo però oltre visto che il punto non è tanto questo. Qui si vorrebbe cercare di parlare di bilanci e fair play finanziario. Come riportava nell’ottobre 2018 l’autorevole redazione di CalcioFinanza, “il Milan ha chiuso l’esercizio 2017-2018 con una perdita netta a livello consolidato di 126 milioni di euro, in aumento di 53 milioni rispetto ai 73 milioni di rosso dell’esercizio precedente“. Un peggioramento derivato da “maggiori ammortamenti e svalutazione dei diritti alle prestazioni dei calciatori per 49,3 milioni” (oltre che per maggiori costi del personale tesserato e ulteriori oneri finanziari). Al termine “svalutazione”, fossi un Piatek qualsiasi, probabilmente mi preoccuperei. Mi preoccuperei perché quantomeno si intuisce come la problematica giocatori arrivati a peso d’oro senza poi convincere è ormai frequente dalle parti di Milano, dove l’extra campo si mischia largamente con le vicende di campo.

In questo mese di gennaio, a cinque mesi di distanza dall’arrivo di Elliott e dall’iniezione di oltre 170 milioni nelle casse rossonere per resettare i conti del Diavolo, il Milan ha dovuto bussare nuovamente alle porte del fondo primo azionista per chiedere uno strappo alla regola per Piatek. Un risparmio, vista la mancata conferma di Higuain. Ci si augura che davanti all’UEFA un’analisi su questi movimenti di mercato avvenga nell’ottica di tenere d’occhio la stagione 2020/2021, al termine della quale i vari club, Milan compreso, devono dimostrare di aver speso “fino a 5 milioni in più” di quanto hanno guadagnato nel precedente triennio (2015-2018). Le maglie del portafogli comunque possono allargarsi anche di più, come spiega la stessa UEFA, ma soltanto “se il debito viene coperto totalmente da un contributo/pagamento diretto da parte del proprietario del club o di una parte correlata“. Con un limite ulteriormente abbassatosi nell’ultimo triennio: da 45 a 30 milioni, stessa cifra che varrà anche per l’arco 2018-2021. Quasi la medesima che il Milan sborsa per accontentare il desiderio invernale di Preziosi.

Riassumendo quanto appena detto e sommando le operazioni Paquetà e Piatek, i rossoneri potrebbero essersi esposti sin qui per una cifra intorno ai 55 milioni, senza considerare gli ingaggi lordi dei calciatori. Avendone risparmiati 56 per l’intera “patata bollente” Higuain, l’equilibrio c’è. Ma è labile e col passare dei mesi, tra campo e buste paga (Piatek prenderà circa 2 milioni a stagione, 300mila euro lordi mensili), l’esposizione aumenterà e dovrà essere avvalorata dalle prestazioni di Piatek (e Paquetà). Col quarto posto che già questa mattina sul Corriere dello Sport veniva descritto come inevitabile da conquistare per Gattuso e compagnia. Insomma, un girone di ritorno bollente con un ricorso al TAS pendente e la UEFA posizionata a mo’ di avvoltoio.

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Ma venendo in casa rossoblu, la domanda che sorge spontanea è un’altra: l’operazione Piatek rimetterà a posto il bilancio? Sarà l’input per quella svolta auspicata nel giugno scorso? E vista la decorrenza in gennaio, è operazione equiparabile a quelle Centurion e Pellegri avvenute nella stessa finestra di mercato del 2018 quando “ripianarono” virtualmente 11 milioni e rotti di passivo? Ripensando all’approvazione del bilancio d’esercizio che descrivemmo – e poi facemmo descrivere anche da chi ne sa qualcosa in più di noi in materia come Diego Tarì – c’è da citare testualmente un approfondimento di Buoncalcioatutti del 28 aprile 2018:

La perdita è nuovamente aumentata, da 4 a 11,7 milioni, ma è stata in qualche modo “ripianata” con le cessioni avvenute nel mese di Gennaio 2018 di Pellegri e Centurion. Da segnalare 6,9 milioni di euro su ricavi da premi su futura rivendita incassati nell’anno sotto bilancio, che diventano quasi otto milioni e mezzo considerando anche i prestiti. In particolare poi da evidenziare il passaggio del bilancio in cui si recita che “in particolare nell’ultima sessione invernale di mercato dello scorso gennaio sono state realizzate plusvalenze, al netto delle minusvalenze, di oltre 20 milioni di euro che hanno consentito il pieno superamento della fattispecie di cui all’articolo 2447 del Codice Civile rilevata al 31 dicembre 2017, permettendo agli amministratori di redigere il bilancio 2017 adottando il presupposto della continuità aziendale”. Alla data del 28 febbraio 2018 una nuova situazione economico-patrimoniale avrebbe rilevato il superamento dell’articolo 2447.

Non conoscendo le voci di bilancio e le loro mutazioni nell’arco di un esercizio, non possiamo immaginarci il prossimo quadro finanziario complessivo del Genoa, che verrà presumibilmente illustrato la prossima primavera, a ridosso di fine stagione. Ripartendo però da quegli 11,7 milioni di perdita alla voce del “risultato netto di bilancio” e dalle analisi che avevamo fatto tra carte e dichiarazioni, era presumibile che un pareggio di bilancio sarebbe stato raggiunto anche senza un’altra cessione eccellente come quella di Piatek. Per quanto suoni male, lo avrebbero fatto raggiungere Pellegri e Centurion, ma poi anche tutte le altre plusvalenze intercorse prima di veder partire Piatek (Perin e Izzo su tutti). E non ci si dimentichi neppure dello sgravo fiscale derivante dai molti calciatori andati a scadenza di contratto nel giugno 2018 senza rinnovare. Oggi, a ripetere il ragionamento fatto nel giugno 2018 ipotizzando che la partenza di Piatek in questo mercato di gennaio venga scontata sul bilancio, c’è da supporre che in primavera si presenterà una situazione in attivo che non prospetterà nuove perdite sul risultato netto di bilancio. Su questo punto cresce l’attesa, essendo 35 milioni una cifra notevole che registra una plusvalenza vicina o superiore ai 30 milioni.

I numeri che abbiamo visto non consentono quindi di cantare vittoria – si scriveva già nell’aprile scorso al momento di analizzare il bilancio su Buoncalcioatutti – ed è necessario rimanere in Serie A, continuare a fare attenzione ai costi, riuscire a gestire al meglio le risorse che si ottengono dal calciomercato per pagare i debiti. Il margine di errore è ridotto”. Ridotto per il Milan, dove lo scetticismo sul post Higuain corre sul filo, e ridotto anche per il Genoa. Dove la tifoseria vorrebbe ricompattarsi intorno a un progetto.

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Bilancio Genoa 2017: dove eravamo rimasti?