Altro “Porceddu” natalizio impacchettato dal solito errore genoano difensivo, non della  fase difensiva,  nei tempi di recupero, il tutto servito nel Boxing Day cagliaritano.

Sconfitta che brucia ancor di più perché il Vecchio Balordo non è stato a guardare contro un avversario sicuramente in ambasce sul piano del gioco. Tecnicamente, Cagliari-Genoa è un incontro da ritenersi povero e la sconfitta non lascerà il segno in Prandelli come nei suoi predecessori che avevano perso con le stesse modalità: disattenzione, concentrazione e non strategie tattiche, costati parecchi punti dall’inizio del campionato. E in effetti sull’isola sarda il Genoa può dire di aver perduto una buona occasione per fare risultato.

Prossimamente, dopo il giro di boa, è giunto il momento di capire perché la squadra “sbraca” nei minuti di recupero.  Il gol preso a Cagliari su una rimessa laterale, dove non  c’è il fuorigioco, e su un cross dove tutti marcavano Pavoletti e i lunghi sardi arrivati da dietro, ma lasciavano il “tamburino” sardo Farias, il più piccolo del gruppo, solo nell’area di rigore e pronto a colpire liberamente il pallone. Pallone che, pur  sbagliandolo, era  fortunato nel rimbalzo davanti a Radu ed era da psicanalisi del calcio, che già parecchie volte per i genoani è stato come terminare la pace dell’anima tua.

Il Genoa ha perso a Cagliari per un solo errore e rispetto a tante altre partite sull’isola con i riflessi non spenti, nervosismo,  sofferenza e fiato corto. Solamente colpi di intelligenza svanita rispetto alla gara di sabato scorso.

Non capìta la strategia di Prandelli del primo tempo, a meno che non sia stata improntata al turnover per le tre gare in una settimana:  Kouame è troppo importante al gioco attuale del Genoa e Piatek da solo in mezzo ai due difensori non si perde, ma fa fatica a smarcarsi. Una delle più belle qualità di Venerdì.

Paradossalmente, però, il Genoa ha giocato meglio con il 3-5-1-1 finale visto contro l’Atalanta che nel secondo tempo, con una sorta di 4-3-3 e tre attaccanti che si sono ostacolati dentro l’area cagliaritana: Piatek, Favilli e Kouame insieme  portano confusione e danno l’impressione di pestarsi i piedi.

Tutto è stato condizionato da un altro fallo da colore arancione di Romero dopo un solo minuto di gioco. Fallo che ha condizionato il calciatore, Prandelli e i cambi del secondo tempo.  Romero è bravo, ma i falli pesanti a centrocampo non servono. Fra l’altro l’uscita di Joao Pedro dopo il fallo dell’argentino ha rimesso nel galleggiamento il centrocampo sardo nel cuore del gioco con quattro centrocampisti di ruolo.

Il centrocampo rotante o i rombi di Prandelli ancora non si sono visti in campo, ma solo in panchina. Non è colpa sua perché i i centrocampisti centrali (Sandro, Rolon e Veloso), tutti e tre con caratteristiche diverse, non hanno ancora l’autonomia per giocare 90 minuti.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Diamo anche a quelli che erano con gli altri tecnici e agli stessi allenatori che lo hanno preceduto di avergli dato una squadra con un gruppo sano, forte nella corsa e anche di qualità, sempre condannata e castigata  dagli errori singoli o collettivi. Per tale motivo, ci sono speranze di un buon girone di ritorno se non si sbaglierà la campagna di rafforzamento.

Diamo agli arbitri quello che è degli arbitri. La designazione di Orsato, che con i compagni sabato scorso aveva rifiutato i “pacchi” natalizi genoani per protesta nei confronti del Joker,  lasciava perplessi. Invece l’elettricista di Schio non ha dato la scossa in Cagliari-Genoa dirigendo bene, in modo oculato, anche se i sardi non saranno d’accordo come i moviolisti cartacei nazionali su l’ennesimo perdono a Romero. Orsato sta uscendo dalla crisi dello scorso anno, della sostituzione di Collina a pochi giorni da una semifinale di una Coppa Europea e dalla mancata convocazione come arbitro al Mondiale russo con il fischietto in bocca.

Ad una giornata dal termine, il campionato del Vecchio Balordo, senza essere “Catalano”,   racconta che – non solo per il Genoa – con zero punti si scivola nei bassifondi della classifica, con tre si sale. Figurarsi con 6 in due partite. Peccato che al Genoa questa operazione manchi da tempo e non venga mai sfruttata come quella nel primo Boxing Day del calcio italiano.

Sabato tornerà l’adrenalina per tutti intorno al Genoa e con un’altra scossa della Nord e del Ferraris si potrebbe festeggiare San Silvestro e la Befana con botti e calza senza carbone.  


Prandelli: “Gara equilibrata, bisogna lavorare sulla concentrazione”