Ennesimo ribaltone in casa rossoblu: dopo la sconfitta di Udine la società ha esonerato Mandorlini e ha richiamato il tecnico precedente Juric. Sperando che questa mossa possa servire al Grifone ad uscire da una crisi d’identità e di classifica, la partita casalinga contro la Lazio di mister Inzaghi sarà senza dubbio un duro banco di prova.

Che tipo di squadra affronteremo?

La Lazio è allenata da Simone Inzaghi, tecnico alla prima esperienza su una panchina di serie A, ma capace di allestire una formazione che produce punti e gioco. Il 4-3-3 è il sistema. La Lazio preferisce giocare in contropiede, perché dispone di un reparto avanzato che in velocità sa rendersi molto pericoloso. Può soffrire se gli spazi si stringono e quando deve fare la partita.

La difesa?

Tra i pali gioca Strakosha al posto dell’infortunato Marchetti. L’albanese è un buon portiere, ma nulla più, limitato nella presa e nel gioco coi piedi. La linea a quattro è composta da Basta, De Vrij, Hoedt e Radu. Basta è un buon cursore con discreto piede destro, è attento nella fase difensiva; De Vrij e Hoedt sono una coppia centrale affidabile, concentrati e bravi nel gioco aereo, ma non sono molto rapidi; Radu è l’esterno di sinistra, ha un buon piede ed è dotato di tiro da lontano, però difficilmente raggiunge il fondo per il cross.

Il centrocampo?

I tre centrocampisti sono Parolo, Biglia e Milinkovic: reparto ben assortito, Parolo ha corsa e discreti piedi, ottimo negli inserimenti e in zona gol; Biglia è il centrale, bravissimo tecnicamente, calcia molto bene le punizioni e i rigori; Milinkovic ha forza, è molto abile nel gioco aereo e pericolosissimo nel proporsi senza palla.

L’attacco?

Nel reparto avanzato agisce Felipe Anderson, il giocatore con più fantasia: ottimo tiro, si fa valere nell’ultimo passaggio e va in velocità. Immobile, il cannoniere della squadra, è un ex non amato dalla tifoseria rossoblu: ama essere lanciato in profondità, è normale tecnicamente, ma molto resistente, punta che non si arrende mai. Keita, velocissimo, ottimo nel dribbling in cui a volte eccede, non mi sembra un giocatore coraggioso. Lavorano molto sugli esterni dove sia Felipe sia Keita amano l’uno contro uno e si avvalgono delle sovrapposizioni di Basta e Radu.

Come si comportano sulle palle inattive?

Su quelle a sfavore difendono a zona avendo ottimi colpitori. In fase offensiva salgono i difensori centrali. In più Milinkovic è sempre presente nell’area avversaria e bisogna prestare molta attenzione ad Immobile, un vero avvoltoio sulle palle sporche.

Il Genoa?

Come ha detto Juric, è arrivato il momento di essere genoani doc e non solo a parole, bisogna dimenticare la paura e tornare a far ruggire la Nord. Il sudore, la fatica e l’amore per la maglia: sono questi gli ingredienti giusti. E se saremo uniti, squadra e pubblico, vinceremo questa battaglia. Vamos, Genoa!

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.