Dopo la sosta di campionato dovuta agli impegni delle nazionali, riprende a giocare la serie A. Il Genoa riceve tra le mura amiche l’Atalanta di mister Gasperini, nostro allenatore sino allo scorso anno e da me considerato un autentico guru del calcio: la sua filosofia di gioco, il suo sistema e il suo modo di affrontare le partite sono imparagonabili.

Come si dispone l’Atalanta?

L’Atalanta scenderà in campo con un 3-4-3 o 3-4-1-2, tutto dipenderà dalla posizione che assumerà Kurtic. Come tutte le squadre di Gasperini l’Atalanta difende sempre in avanti, accetta spesso l’uno contro uno e ama uscire dalla propria area con la palla al piede. I nerazzurri bergamaschi giocano molto sulla fascia sinistra, dove spaziano Spinazzola e Gomez, anche se Conti sulla destra si propone di sovente. La squadra del tecnico piemontese ha uno spartito ben preciso, predilige il gioco rasoterra a due tocchi e la verticalizzazione. Nessuno getta via la palla, se non in casi estremi. Questa è stata un’ annata da record sia per i punti sia per il gioco, quasi sempre di alto livello.

Come è strutturata la difesa?

In porta Berisha, che ha scalzato dal posto di titolare Sportiello, fino a poco tempo fa accreditato dagli addetti ai lavori come un portento. La regolarità e la calma sono i punti di forza del portiere albanese, e anche nelle uscite alte Berisha sa il fatto suo. I tre difensori sono Toloi, Caldara e Masiello. Il primo è a mio parere fortissimo, sia in marcatura sia nel proporsi, un giocatore sottovalutato dalla critica. Caldara, già acquistato dalla Juventus, è il centrale e nonostante la giovane età guida la difesa con autorevolezza, e sa rendersi molto pericoloso in fase offensiva. Il terzo difensore è Masiello, conosciuto ai più per il passato calcio scommesse: si sta confermando difensore eclettico e di buon rendimento, anch’egli è pericoloso in fase offensiva soprattutto sulle palle inattive (va spesso a cercare la palla sul secondo palo).

Il centrocampo?

I due esterni di centrocampo: a destra Conti, altro giovane del vivaio, giocatore di gamba che preferisce essere lanciato sulla corsa e che sa rendersi molto pericoloso; a sinistra Spinazzola, uno degli ultimi arrivati in casa azzurra, prevalentemente destro,
bravo nel saltare l’avversario e nell’arrivare a fondo campo, veloce. I due centrali di centrocampo sono Kessie e Freuler. Kessie è forte sulle gambe e bravo tecnicamente, alcune volte si specchia in se stesso e ciò fa indispettire il Gasp; deve migliorare anche tatticamente. Freuler ha piedi educati, è bravo tatticamente, abile nella riconquista del pallone, anche se poco rapido. Entrambi sono in possesso di ottimo tiro da fuori.

L’attacco?

Il reparto avanzato è formato dal “Papu” Gomez, da Petagna e da Kurtic. Il “Papu”, autentico fuoriclasse degli orobici, ottimo nel dribbling e negli assist, sa farsi valere come goleador. Petagna è un centravanti di stazza, molto abile nella difesa del pallone e nel far salire la squadra. Kurtic può fare male con i suoi inserimenti: anche lui bravo nella riconquista della palla, è il classico giocatore che sa rendersi insidioso, anche se a volte non si vede per lunghi tratti.

Come si comportano sulle palle inattive?

I corner a favore sono affidati spesso a Gomez, mentre Caldara e Masiello salgono a saltare. Anche Freuler è nella batteria dei saltatori e con lui Conti.

Concludendo?

Come scritto nel mio pezzo precedente vorrei che giocassero Morosini e Beghetto e che il Genoa proponesse gioco e non si limitasse al “primo non prenderle”. Purtroppo ho il timore che questa resti una vana speranza: gettare la palla in avanti confidando che succeda qualcosa… questo non è il mio calcio e non è il calcio a cui ci aveva abituati il Genoa. Perdere si può, ma soltanto dopo aver provato a vincere.
Vamos Genoa!!!

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.