A Verona il Genoa ha conquistato la quasi certezza della salvezza con sette giornate d’anticipo sulla fine della stagione. Visti i risultati della 31esima giornata, un gran sollievo.

Si tratta di un successo importante considerati i prossimi due impegni nel giro di quattro giorni contro Fiorentina e Lazio. I tre punti conquistati in riva all’Adige faranno togliere ai tanti pessimimisti prima della partita le ragnatele dal soffitto, questa volta sicuri che il tetto non cadrà.

Anche con gli scaligeri sono venuti a galla nel primo tempo errori e limiti di qualche singolo calciatore, non solo sul primo errore incassato, ma anche nella gittata dei palloni lunghi non sfruttando per imprecisione gli uno contro uno di Ekuban e Gudmundsson.

Si sono visti quaranta minuti nel primo tempo senza i principi di gioco di Gilardino: squadra corta e chiusura di tutte le fessure per non permettere ai veronesi di sfruttarle veramente, anche se si è poco considerato il fatto che il primo gol è stato regalato. Nel primo tempo con Messias e in particolare Ekuban, però, i rossoblù hanno fatto male alla difesa scaligera, e non soltanto per il gol segnato.

Il Vecchio Balordo aveva la voglia di vincere, ma se non prende in mano l’iniziativa con pressing ragionato, verticalizzazioni, combinazioni e triangoli, dettando i ritmi della partita e gettando palloni in profondità con precisione, difficilmente riesce a mettere in difficoltà gli avversari. Al riposo tutti contenti per il gol di Ekuban arrivato sul gong dei primi 45’ di gioco.

Nel secondo tempo da subito è stata innescata un’altra messa in scena della band Gilardino. D’incanto i rossoblù a quarti hanno trovato non solo il nerbo atletico, ma il gioco  facendo viaggiare il pallone negli spazi con geometrie non più temporanee. Il secondo gol ne è la prova.

Se nel primo tempo i protagonisti sono stati Messias e Ekuban, cambiando modulo con due linee a quattro compatte nelle due fasi di gioco (e nel finale passando alla difesa a cinque), i protagonisti sono stati i tre dell’Ave Maria come nei film western: De Winter, Bani, Vasquez. Non hanno sbagliato un pallone, né di piede né di testa e con la protezione del centrocampo.

Nel giorno in cui nel Vangelo si raccontava la scarsa sicurezza di Didimo San Tommaso nel voler toccare e vedere per credere nella resurrezione di Gesù Cristo, molti Genoani vogliono fare fare lo stesso per quanto riguarda l’incontro tra società e procuratore di Gilardino nel giro di pochi giorni.

Per il momento rimane la foto di tutta la gioia di Gilardino quando l’arbitro ha fischiato la fine: ha battuto i pugni sul terreno del Bentegodi, urlando contro il cielo per la salvezza  quasi raggiunta.