Intervistato al programma MySkills di DAZN, Albert Gudmundsson, fantasista del Genoa, è intervenuto su diversi temi riguardanti la stagione rossoblu: “Se penso che il dribbling sia una delle mie migliori caratteristiche? Sì, credo sia una delle migliori. mi piace farlo e penso possa essere utile alla squadra a volte per uscire da situazioni difficili, per esempio. Sicuramente penso sia una delle mie migliori qualità. Mi piace, soprattutto quando siamo nello stadio di casa e sento i tifosi che si gasano quando lo faccio. Lo sento e lo percepisco dietro le spalle. Mi piace“.

Il misterprosegue Gudmundssonmi concede molta libertà, mi dà sempre una posizione di partenza e poi da lì me la devo trovare durante la partita, dipende da chi affrontiamo. A seconda delle indicazioni tattiche, posso partire da sinistra o dal centro. Io credo di essere più pericoloso al centro del campo perché posso andare a destra, a sinistra, dribblare e passare il pallone indietro. Credo che mister Gilardino abbia compreso le mie qualità e questa è la cosa più importante per me. Non posso spiegarti quanto questo sia importante perché, nonostante non mi abbia dato tante informazioni ma solo dei piccoli dettagli, questi sono stati così importanti che ho pensato che fosse una persona veramente intelligente”.

L’abbraccio alla fine del mercato? È stato divertente. Eravamo a colazione ed è venuto ad abbracciarmi. Ho pensato: “Perché lo sta facendo?”. È stato davvero un abbraccio intenso. Durante la colazione non ci ho pensato molto, ma poi più tardi ho letto le dichiarazioni dove diceva che mi aveva abbracciato alla fine del mercato e ho capito il motivo per cui l’ha fatto“.

Sugli ultimi giorni di mercato: “È stato strano, ma comunque sono rimasto e sono molto felice di essere al Genoa. Mi sento bene e credo di non aver raggiunto ancora tutti gli obiettivi stagionali. Sono molto motivato a terminare la stagione nel miglior modo con il Genoa“.

Vieni da una famiglia di calciatori e tuo bisnonno è stato il primo islandese a giocare in Italia: pensi che fosse destino che tu venissi a giocare qui?

Forse, sicuramente era destino che io diventassi un calciatore. Ora capisco perché a lui piacesse tanto l’Italia. Anche io la amo. Non solo per il calcio, ma anche per la qualità della vita, il cima, il tempo, le persone. Sono molto felice di giocare a calcio in questo bellissimo paese“.

La storia sul motorino del tifoso il giorno della promozione? È stato divertente. Stavamo girando con il bus della squadra in giro per la città per festeggiare il ritorno in A. Alla fine il bus ci stava riportando verso la stazione, io ero molto vicino a casa e un tifoso mi ha offerto un passaggio. Allora sono saltato sul motorino e mi ha portato a casa


Rassegna Stampa del 15 Febbraio, Genoa: intervista a Bani. “Gila? Speriamo di andare avanti con lui”