L’ottava sinfonia dell’Orchestra di Gilardino non è stata perfetta come quella di Beethoven per via del risultato, ma si può definire una “sinfonia del buon umore” visti i 29 punti in classifica e la striscia di otto risultati utili di fila che è continuata anche ad Empoli.

Sono potenti i pensieri che ispirano il buon umore rossoblù a quarti, in campo e sulle gradinate, oltre i risultati sul campo, la fine del calciomercato, il lavoro della società irremovibile sulla vendita di Albert in questa sessione di calciomercato, gli stadi presi d’assalto dal popolo genoano, le autostrade intasate, i ristoranti con doppi e tripli turni.

Il Genoa in campo ha pareggiato ad Empoli, ma la tifoseria di qualsiasi età ha vinto per i cori, le bandiere, le sciarpe sempre sventolanti.

La partita: in molti si ritengono capaci di capire i problemi che scaturiscono dalla lettura critica che in effetti non è così facile come si presume.

Ad esempio: difficile capire perché il Genoa ha concesso i primi tempi agli avversari nelle ultime due gare. Questione di un modulo che dà l’impressione di giocare in modo dissimile nel primo tempo e dopo i cambiamenti tattici nella seconda parte sembra ragionare meglio in ambedue le due fasi gioco?

Difficile vedere giocare Retegui e Albert bene nel primo tempo. Potrebbe essere Retegui che non riesce a farsi vedere nello spazio luce, sempre marcato, e fare a spallate con due stopper o perchè non è servito bene. Albert svaria molto nello spazio ma non viene servito in modo perfetto. Problema collegato per entrambi alla mancata velocità di esecuzione del passaggio? Quando avviene il contrario, tutto può succedere.

Nel secondo tempo la musica cambia, tutti pronti a dare il numero del modulo anche se gli allenatori continuano a dire che non interessa e non serve. L’unico numero che si può evincere in una strategia è quello della difesa perché è più statico.

Qualcosa di diverso tra il primo e il secondo tempo è successo anche ieri. Tutta la squadra con i cambi diventa protagonista e tutti lo diventano in modo attivo del proprio ruolo: quello che si muove, chi riceve, chi esegue, chi marca. A questo punto la qualità diventa responsabile prendendosi la libertà decisionale di modi, tempi e spazi, pur tenendo conto del movimento degli altri.

Sul piatto della bilancia bisogna anche mettere che Gilardino, anche ad Empoli, non aveva la rosa al completo a disposizione. Ha dovuto schierare un altro giocatore di piede destro a sinistra: grazie Sabelli che fai di necessità una virtù.

Nel secondo tempo l’ingresso di Martin a ripresa iniziata (non poteva probabilmente giocare subito visto che è rientrato in gruppo a metà della scorsa settimana) ha fatto sì che, dal 77′ di gioco, si sia visto il primo cross pennellato a seguire e almeno altri due o tre traversoni che hanno messo in ambasce la difesa dell’Empoli.

Con la nuova rosa a disposizione e il recupero di tutti gli infortunati sul piano atletico e della corsa, e non solo tecnico, vista la classifica Gilardino e il suo staff studieranno qualcosa di diverso.

Penseranno ad un altro schema, ad un’altra strategia tattica per vedere e cercare la luce nella parte sinistra della classifica con una qualche sensazione di libertà, gioia, partendo prima dal potenziale offensivo e cercando di integrarlo con una tattica difensiva funzionale pronta a ridurre al minimo gli spazi agli avversari.

Dopo il primo tempo da zero a zero in tutto contro l’Empoli nel secondo il Genoa meritava di portare via il risultato, anche se l’Empoli ha preso un palo in mischia con la deviazione di Bani. Il Genoa ha messo a referto un salvataggio sulla linea del capitano Luperto su colpo di testa di Spence su perfetto cross di Martin dalla sinistra e un miracolo del portiere Caprile su tiro di Albert all’89esimo.

Complimenti a Nicola non solo per i 5 punti in tre gare, ma perché è entrato nella testa dei calciatori che si rispecchiano nel modo di agire e vedere il calcio del tecnico. Bella la partita a scacchi con Gilardino dietro il vetro in esilio, squalificato e con Caridi in campo nel secondo tempo, partita dove si sono mosse tante pedine in fase offensiva senza dimenticarsi di non scoprirsi in quella difensiva, con la voglia di vincere.

Quello che dovrebbe variare di più in futuro sarà la forma di schema dell’attacco. Possibilità di diversificare prima, anche nel primo tempo, la fase offensiva, sarà qualcosa di particolare per Gilardino, Caridi e Murgita: dopo aver mangiato pane e gol, con tiri dalla distanza, tiri a giro di moda, calci di punizione dal limite, si lavorerà per fare gol non solamente accedendo dentro l’area avversaria con il pallone tra i piedi.

Tutto sarà frutto delle combinazioni di gioco che miglioreranno partita dopo partita con l’impostazione dinamica della squadra. Quando tutti i calciatori staranno bene più facilmente si stabiliranno i rapporti tra i singoli giocatori in relazione all’uomo in possesso del pallone e al comportamento degli avversari.

La nona sinfonia di Gilardino sarà ancora più importante, in programma domenica prossima alle ore 18 contro l’Atalanta. Test contro una squadra che gioca al calcio, ma dentro il Tempio l’orchestra di Gilardino sarà pronta a suonare ancora: un inno alla gioia per il Popolo Genoano grazie alla forza dell’identità, della continuità, dell’organizzazione, dell’equilibrio. Sono i termini che piacciono a mister e staff.

Il tempo potrebbe dare un altro senso alla stagione, senza dimenticare mai da parte di tutti il primo obiettivo, la salvezza anticipata.

La salute di tutta rosa a disposizione di Gilardino permetterà al gioco del Genoa di fare la differenza ancor di più, mettendo il Vecchio Balordo a “favore di vento“, che non è solamente una tecnica di navigazione su tutti i campi della Serie A.