In una recente intervista al quotidiano spagnolo El Pais, il CEO del Genoa, Andrès Blazquez, è tornato – tra le molte questioni affrontate per le quali si rimanda al giornale spagnolo – su alcuni punti chiave che differenziano la galassia multiclub di cui fa parte il Genoa dalle altre più conosciute, con esempi lampanti che vanno dal Football City Group al gruppo Red Bull. Dopo aver raccontato del suo passato, del passaggio da ingegnere e tifoso a dirigente del club rossoblu, e dopo aver parlato della sua conoscenza con Ted Boehly, attuale proprietario del Chelsea, si entra nel mondo 777 Football Group.

Un giorno ho convinto un amico della holding 777 Partners ad entrare nel calcio con un’idea molto chiara: un progetto multiclub – spiega Blazquez – Fin dall’inizio abbiamo pensato che fosse l’unico modo per creare sostenibilità. Ogni holding ha il suo pensiero. Per Red Bull è più quello di generare un talento molto focalizzato sullo sport con una grande compagnia che copre la sponsorizzazione; il City è una grande squadra e le altre sono come fornitrici alla ricerca di una stella. Tutte hanno pro e contro (si intendono le multi club ownership, ndr). La virtù del nostro modello è che coltiva l’identità di ciascuna delle squadre che lo compongono e migliora le prestazioni di ciascuna. Non concepiamo che una squadra sia subordinata ad un’altra

C’è all’orizzonte la possibilità di vedere, quindi, operazioni interne alla galassia dei club. Operazioni per le quali serviranno ancora un po’ di anni, anche perché uno degli obiettivi dei 777 Partners è quello di implementare i settori giovanili e favorire la crescita di calciatori che siano stati cresciuti da uno dei club della galassia. Non una novità, in ogni caso, perché basta guardare in casa Genoa a casi come quello di Kuavita (prelevato in estate dalle giovanili dello Standard Liegi e oggi nella Primavera rossoblu) e di Gozzi (prelevato un anno e mezzo fa dalla Juventus: dopo il doppio prestito tra Cosenza e Pescara nella passata stagione, è oggi tra i protagonisti del Red Star che cavalca verso la promozione in Serie B francese). E ancora prima Dragus e Melegoni. Alla base di tutto vi è un processo necessario, quello “di raccogliere i migliori talenti nella holding: miglior scout, miglior analista, miglior responsabile marketing…Ti permette di ammortizzare il talento. Non devo avere il miglior responsabile marketing al Genoa perché ho già il migliore nel gruppo“.

Passaggio ulteriore che era già stato ribadito alcuni giorni fa a Sportcal.com, quello delle sponsorizzazioni. Qui si va oltre quanto scritto negli ultimi giorni. “Non è la stessa cosa avere una birra locale ai rubinetti dello stadio che andare in un gruppo di birra multinazionale e dire loro: “facciamo un accordo nel quale tu hai il tuo nome sui tabelloni di tutti i nostri stadi, il nome di una lounge in tutti gli stadi o la manica di tutte le maglie di tutte le squadre, e così facciamo un accordo globale con squadre che insieme hanno un potenziale seguito di 6 miliardi di persone”. Questa strategia moltiplica il valore dei miei beni commerciali come club e assicura la sostenibilità nelle entrate del gruppo“.

E dopo aver parlato dell’ambizione di arrivare ad avere quanto prima una equa distribuzione delle entrate (al Genoa, ndr) suddivise al 50-50 tra diritti tv e altre voci, come merchandising e sponsorizzazioni, si parla anche del valore della Serie A, con le città che ospitano le squadre del massimo campionato, e una chiosa finale: “Noi in tre anni abbiamo dato una svolta al Genoa“.


Genoa, Sportcal intervista il CEO Blazquez. “Una benedizione gestire questo club”