Genoa-Empoli un film atteso, quello del primo tempo, e un film già, visto quello del secondo tempo. Il tutto col contorno del ritorno in campo di Retegui e Messias con Malinovskyi, tre che insieme erano attesi dal 13 giornate di campionato, la qualità ingaggiata la scorsa estate.   

Nel primo tempo solamente le giocate di  Messias e la paura dell’Empoli di Retegui hanno fatto la differenza, oltre il gran gol dell’ucraino. Nel secondo tempo l’altro film, il  ritorno alle altre 13 gare giocate dopo l’uscita dell’ex Milan e dell’ucraino.

Un film che tutti i genoani conoscevano a memoria, compreso Gilardino: senza i tenori difficile cantare nell’Opera della Serie A. Le assenze hanno contributo anche a tenere ancorato Gilardino nella parte non confacente della classifica, che non dispone della rosa dei titolari a piena disposizione. Infatti la mancanza di seconde linee in grado di sostituirli si è fatta sentire anche con l’Empoli.

Uscito Messias, dentro Kutlu al 21’ del primo tempo e intorno al Grifone si è spenta la lampadina della giocata. Uscito anche Malinovskyi al 26’ della ripresa, ammonito e  in diffida: salterà la trasferta di Monza. Entrambi con le pile scariche. Sarebbe entrato Fini con la velocità del giovane della primavera 2006 da sfruttare negli spazi toscani, ringalluzziti dal  pareggio. Così il Genoa ha alzato il baricentro in particolare negli ultimi 15 di gara e dopo il pareggio empolese.

Il Genoa nel primo tempo ha fatto la partita non solo con il gol di Malinovskyi, ma anche con la traversa di Messias e il colpo di testa di Retegui, ma non è riuscito a raddoppiare. Nel secondo tempo solo una occasione per il giovane Fini e un colpo di testa di Retegui che non è riuscito a saltare dopo due mesi di assenza come lo avevamo visto nel mese di settembre.

La ricetta per vincere in  qualsiasi categoria o competizione calcistica è fare gol, operazione che il Genoa difficilmente riesce a duplicare. Nel secondo tempo neanche una parata di Berisha, anche con Retegui in campo per 95’ di gioco alla ricerca della forma migliore.

Nel primo tempo si può affermare che il Genoa abbia danzato sulle punte cercando di sorprendere “nonno” Andreazzoli che ha ribattuto colpo su colpo senza mai impegnare i guantoni di Martinez.

Strategicamente partita a scacchi tra Gilardino e Andreazzoli. Gila ha confermato la squadra che si aspettava, con la novità sulla corsia di sinistra di Dragusin (anche se il romeno dà l’impressione di rendere meglio a destra) e Vasquez come esterno o quinto nel vocabolario moderno del calcio, entrambi pronti a formare una catena interessante per andare sul fondo e crossare. Operazione riuscita con buoni cross non concretizzati con tiri in porta, solo uno al volo di Sabelli modello rugby.

Andreazzoli all’inizio ha cambiato tutta la formazione presentata dai quotidiani sportivi e politici: nell’entourage toscano qualcuno rideva per la nuova mossa studiata in mattinata  messa in campo con Maldini nei tre davanti, ma con il compito di destabilizzare il centrocampo accentrandosi e combattendo la qualità di Badelj e Ruslan con la velocità di Fazzini e Maleh.

La differenza tra l’Empoli e il Genoa è la migliore proprietà tecnica con un possesso pulito e senza errori. Operazione che ai rossoblu difficilmente riesce nella transizione della sfera e negli stop sbagliati.

La croce sul gol è un altro film già visto. I cambi sia del Genoa – e in particolare degli avversari – scombussolano subito la fase difensiva genoana. Vogliacco si prenderà le colpe sul gol realizzato da Cancellieri appena subentrato preso alle spalle, ma non c’era nessuno pronto a fermare il cross di Kovalenko e nessuno alle spalle del difensore ad avvisarlo con la voce dell’arrivo del subentrato, perciò il gol è da dividere con tutta la fase difensiva.

Il Genoa ha perso punti importanti nelle 14 giornate di campionato giocate e il film della gara contro i toscani è stato chiaro: tutta colpa delle assenze. Gilardino come tutti gli allenatori che lavorano molto sulla struttura identitaria della squadra in futuro, almeno fino a gennaio, dovrà fidarsi di un gruppo ristretto di titolarissimi, tutti giocatori con una buona proprietà tecnica sul terreno di gioco che dovranno tenere un possesso pallone pulito, senza errori facili di passaggio.

Come dice ultimamente Guardiola, che ha abbandonato il tiki-taka, il pallone dovrà sempre essere dato a quelli che hanno più qualità; gli altri a giocare, a muoversi senza pallone, con un giro pallone rasoterra e movimenti continui rivolti a creare e sviluppare linee di passaggio utili per invadere la metà campo avversaria e andare al tiro con bucate filtranti agli attaccanti. L’obiettivo dovrà essere attaccare con tanti uomini e avere la presenza costante dei difensori a supportare il gioco.

Per il Genoa la vita prossimamente dovrà essere come altro film in cui saranno Gilardino e il Vecchio Balordo a scrivere il finale.

Genoani, anche senza bandiere e striscioni, voi non avete pareggiato ma come sempre vinto, perciò tutti quanti bisogna continuare a crederci e continuare ad aspirare ad un nuovo campionato.

Piaciuto rispetto ad altre gare anche l’arbitro Aureliano di Bologna. L’unico errore importante della gara non è il suo, ma del quarto uomo Gualtieri di Asti, mai diretto in Serie A. Sotto i suoi occhi, attaccato alla linea laterale, Vasquez ha preso un colpo alla bocca da Cambiaghi. Il quarto uomo non lo ha segnalato, il messicano è andato avanti e il direttore di gara lo ha mandato a farsi curare la perdita di sangue. Genoa in 10 uomini per 5′, poi subito la sostituzione.