Non è la scoperta dell’America, non è l’Uovo di Colombo neanche per il Genoa vedere di aver formato qualcosa di predefinito o immaginarsi qualcosa di nuovo per il futuro. Dopo otto giornate di campionato, un quinto del torneo, più di una analisi del Genoa si può fare esaminando i diversi sviluppi  delle strategie e delle idee tattiche messe in atto da Gilardino e dal suo staff.

Gilardino e i suoi collaboratori hanno fatto vedere di essere bravi nella preparazione della partita da giocare, un capitolo importante e difficile poiché presuppone la costruzione di un’organizzazione all’interno della squadra nelle due fasi di gioco, con una grande capacità di conoscenza, analisi e sintesi e proposte fatte a tutto il gruppo, quello che giocherà e quello che siederà in panchina. L’obiettivo è quello di accompagnare tutti durante la realtà, che è la partita, il momento nel quale la prestazione rappresenta il vero test nel calcio.

L’altro capitolo di una partita è saper leggere immediatamente i momenti della gara. Nelle ultime due Gilardino ha sempre giocato con Haps alto a sinistra e quasi con discredito il numero del modulo è stato rappresentato da un 5-4-1, ma senza utilizzare i termini “catenaccio e contropiede” non ritenuti più di moda. Vi è stato un grande lavoro nelle due fasi di gioco.

Qualcosa è cambiato dalla costruzione da dietro: non è stata messa da parte, tuttavia sono di più i lanci lunghi del portiere. Probabilmente un suggerimento arrivato dall’analisi delle partite precedenti.

L’uscita dal basso, la rimessa in gioco da parte del portiere è buona in un calcio dove ormai trovare spazi è faticoso. Per farla bene e non rischiare bisogna avere giocatori adatti con addestramento minuzioso e continuo, ma anche giocatori sereni e sicuri nell’applicazione dei propri mezzi tecnici.

Cosa sembra essere cambiato con il pallone lungo? L’essere pronti se non la  prendono gli attaccanti o i mediani a cercare di rubare subito il pallone all’avversario per ripartire. Dal punto di vista offensivo con il materiale a disposizione davanti, sempre con un occhio all’equilibrio, Gilardino cerca una predisposizione all’attacco in maniera continuativa.

Un meccanismo per il quale, quando si riceve il pallone, non si deve pensare alla gestione del possesso ma essere pronti all’uno-due con impegno in zona pallone, a creare e cercare la superiorità. Con i piedi buoni a disposizione, il Genoa tra le linee deve sfruttare il vantaggio di avere calciatori in grado di dialogare fra loro.

Essere bravi e fare bella figura serve poco in questo calcio dove contano solo i risultati e di certo passare da incompiuti darà fastidio a Gilardino, soprattutto se è colpa di una incompletezza che arriva dal calciomercato.

La mancanza di un centravanti di scorta all’altezza della Serie A, senza nulla togliere alla buona volontà e alla carica di quelli in rosa, si nota. A gennaio arriverà, in società sono già al lavoro: Spors (dopo Albert e Frendrup), Ricciardella (dopo Retegui), Ottolini e lo scouting  otrebbero avere già in mano la pedina giusta anche se non sarà un top.

Identico problema sulla corsia laterale di destra: Gilardino cambierà spesso fino a gennaio, considerato che su è fatto un’idea assieme allo staff del materiale a disposizione e di volta in volta potrebbe cambiare mettendo in campo l’elemento adatto e ritenuto più affidabile per quella gara, senza gerarchie precostituite.

In ogni gara giocata tutti i giocatori della rosa a disposizione hanno dimostrato di stare dentro la partita: messaggio chiaro, caro a Gilardino prima e durante la gara, quelli di avere giocatori pronti sia tra chi gioca sia tra chi deve subentrare.

Il Genoa è attrezzato sia fisicamente che tatticamente, insomma, e gioca da squadra e da gruppo. Eccetto la prima di campionato, le altre sette gare hanno dimostrato che il Grifone può crescere e volare.

La sconfitta con il Milan brucia come le altre gare perse o pareggiate  negli ultimi minuti di partita. Quella di Udine ancor di più per l’annullamento del terzo gol ad Albert. Anche in quella occasione non c’era la certezza delle immagini, non visto neanche il replay con il goniometro incorporato. L’arbitro peraltro aveva deciso che fosse gol, invece è stato annullato su ipotesi tv che la giocata dal vivo non chiariva. Assistente e arbitro avevano indicato il centrocampo.

Non giudicando solo i risultati si dovrebbe scorgere che le negatività sono arrivate tutte da gol della domenica e non da prestazioni fasulle, non solo per mancanza di fiato.

Capitolo Malinosvkyi: Gilardino sta cercando di trasformarlo in una mezzala associativa di possesso e rifinitura pronta e capace a legare i reparti più in verticale che in orizzontale coniugando tutto con Frendrup, sempre più metodista. L’operazione non è facile come nel passato quando alcuni trequartisti sono passati a giocare sulla linea mediana.

Importante che dopo la gara con il Milan non si continui a sbandierare che il calendario è in discesa. Non è vero, le prime otto giornate della stagione hanno dimostrato che ogni gara è stata una battaglia. Adesso Gilardino, oltre a cercare sempre l’equilibrio, deve alzare la giusta tensione per vedere la squadra vista dentro il Tempio anche in trasferta.