La terza giornata di campionato di Serie A andrà agli archivi con il primo commento tra VAR e arbitro in occasione del rigore non concesso al Bologna contro la Juventus.

Ascoltandolo in precedenza si poteva anche evitare. Se due arbitri, uno VMO specialista in VAR come Nasca, l’altro  Forneau riguardando le immagini rallentate e chiedendone altre non hanno segnalato quel rigore a Di Bello, era più semplice chiamare l’arbitro davanti alla Tv. Tante (giustamente) le polemiche giustamente. “No, sta fermo, guarda..” continua Fourneau, ma l’AVAR Nasca, abbastanza incredibilmente, dà un’altra versione: “Per me no”. A quel punto Di Bello non viene nemmeno richiamato al monitor. “Check completato, non c’è nulla”. Se due davanti a un video rallentato e vivisezionato non si mettono d’accordo, creano preoccupazione per il futuro del campionato.

Il problema del VAR è che dei 14 arbitri che dovrebbero essere specialisti in questo strumento almeno dieci sono stati mandati a casa da arbitrare per motivi tecnici. Due operazioni di Rocchi, quella della territorialità e quella della trasparenza, che è meglio accantonare.

La battaglia di Rocchi è onorevole, ma è consapevole che il VAR ha risolto problemi creandone altri. Il VAR certifica che i direttori di gara non sono all’altezza. Il grido d’allarme arriva da Rosetti, capo arbitrale europeo: “mancano le vocazioni arbitrali e la costruzione di arbitri”. Il VAR non fa diventare arbitri e assistenti: occorre una scuola. L’assistente alza la bandierina dopo che il calciatore gioca il pallone e dopo uno scatto di 40 metri tutto in campo aperto il gioco si ferma: considerato che si gioca per 100′ è un forte spreco di energie. E visto e considerato che il VAR funziona nei centimetri e millimetri quando è evidente il fuorigioco in partenza bisogna alzare la bandierina. Se si sbaglia, il VAR corregge.    

La danza delle riunioni arbitrali è continuata ieri con gli allenatori a Lissone , solito fiume di parole che diventano errori per la mancanza di applicazione  del Regolamento del gioco calcio. C’è solo una ricetta per guarire nel mondo degli arbitri invece di fare riunioni oceaniche: è ascoltare allenatori e calciatori.

Ora tempo e spazio a Spalletti e alla Nazionale, ma gli allenatori sono già in fibrillazione, specialmente quelli che si giocheranno l’Europa perché alla ripresa partiranno anche le competizioni UEFA per club.

Si è giocata la terza giornata di campionato: corrono le milanesi, alla ripresa c’è il Derby ed entrambe sono a punteggio pieno. Insegue la Juventus, mentre la sorpresa è il Lecce quarto in classifica a pari punti con la Signora. In fondo alla classifica è solo l’Empoli a punti zero. La sorpresa ad un punto è la Roma che con Cagliari, Udinese e Salernitana non ha ancora  vinto una partita.

Sassuolo-Verona 3  a 1.  Entra Berardi e il Sassuolo si sveglia e infligge la prima sconfitta al Verona scesa al Mapei sicura delle prime due vittorie in campionato. Meritata la sconfitta dell’Hellas, giusto il risultato per quanto successo durante la gara. Il tridente leggero del mister veronese difficilmente sarà ripresentato. Berardi entra in campo alla terza giornata e illumina tutto il Sassuolo, non solo per le due reti realizzate. Dionisi, il tecnico emiliano, sorride: in gol anche Pinamonti.

Roma-Milan 1 a 2. Mourinho alla sbarra prende Lukaku diventato senza giocare un altro Re di Roma, ma senza difesa i giallorossi hanno dovuto soccombere ad un Milan stellare in 11 contro 11. Neanche in 11 contro 10 la Lupa (eccetto il gol di Spinazzola) è riuscita a pareggiare. La differenza tra il Diavolo e la Lupa, oltre Leao e i nuovi arrivati, è la condizione fisica non vista nella Lupa che pensa ancora di giocare gare verso il campionato. Mourinho deve rimettere in piedi la difesa, Pioli deve capire se la squadra potrà reggere il ritmo delle prime tre giornate anche quando ci sarà l’Europa in campo.

Udinese-Frosinone 0 a 0. Udinese nel primo tempo non frizzantina come i Vini di Valdobbiadene e  il Frosinone di  Di Francesco ha confermato il gioco che aveva steso la Dea, aggressivo e con un pressing alto. Per i ciociari secondo tempo di sofferenza con il VAR protagonista e l’arbitro Guida non in cattedra concede che dà un rigore ai friulani e lo annulla in tv per un fallo di Lucca in precedenza. Poi autorete di Romagnoli, ma il VAR ha segnalato al direttore campano che il pallone era uscito in precedenza dalla linea di fondo.

Bologna-Cagliari 2 a 1. Il Cagliari non c’è a Bologna pur andando in vantaggio. Il Bologna sbaglia un calcio di rigore, ma la vittoria arriva per un errore del numero uno sardo. Ranieri parte con il 4-4-2 mettendo in crisi Thiago Motta e il 4-2-3-1, preoccupato del gioco offensivo felsineo passa a cinque regalando il centrocampo. Subito dopo il pareggio rossoblù emiliano è tornato a quattro concedendo un rigore sbagliato da Orsolini. Ranieri pronto a portare il pareggio sull’isola viene tradito sul gong prima del recupero da una papera del portiere.

Napoli-Lazio 1 a 2. Sarri ha spaccato il Napoli dopo le due sconfitte consecutive in campionato. Garcia illuso dalle prime due vittorie si è convinto di non far volare l’Aquila dopo che aveva mostrato crisi di gioco dall’inizio del campionato. Invece con una tattica accorta fatta di due linee difensive attaccate Sarri non concede mai spazi e fa fuori in contropiede e spazi larghissimi (mai visti sotto il Vesuvio) il Ciuccio, che ha lavorato poco. Adesso sono tutti preoccupati che non abbiamo la pancia gonfia del terzo scudetto dopo più di tre mesi di festeggiamenti.

Atalanta-Monza 3 a 0. Non c’era da dubitare che Gasperini dopo il passo falso di Frosinone avrebbe riportato in carreggiata la Dea. Gasperini ha lanciato Scamacca autore di una doppietta, ma dimenticato nelle convocazioni di Spalletti in Nazionale. Poco da fare per Palladino e il Monza quando l’Atalanta si veste da Dea.

Inter-Fiorentina 4 a 0. Asfaltata la Viola che ha finito la benzina, reduce dalla gara di Conference League. Thuram ha fatto dimenticare le peripezie di Lukaku. Inzaghi per la terza gara consecutiva non incassa reti. Lautaro in stato di grazia.

Empoli-Juventus 0 a 2. Allegri sorride, la Signora viaggia meglio in trasferta se non deve creare gioco. La Signora è passata con il minimo sforzo, merito anche dei toscani poco incisivi che hanno confermato lo zero in classifica.

Lecce-Salernitana 2 a 0. I salentini volano ad alta quota in classifica. Vittorie casalinghe con Lazio e Salernitana, partendo forte nei primi minuti di gara, e pareggio a Firenze. D’Aversa cambia pedine lasciando fuori capitan Strefezza e rischiando, ma trova un bomber in Krstovic. La Salernitana non è stata a guardare, ha costruito tanti palloni gol, più del Lecce. Ma tutti sprecati.

Torino-Genoa 1 a 0. Una magia (o gol della domenica) di Radonjic, mandato in campo provvidenzialmente da Juric visto lo sbandamento sulle corsie laterali, in particolare quella di destra, ha deciso una partita al 94’ che si può definire anche poco interessante. Gilardino ha imbrigliato il Toro meritando il pareggio, ma il prima non prenderle non fa parte del suo DNA.

Quindici giorni per lavorare sulla fase offensiva, ma anche sui gesti tecnici per qualcuno perché in Serie A non si possono sbagliare: calciare, ricevere, stoppare, non sbagliare la transizione del pallone, lavorare anche sulla posizione del corpo, controllare l’uomo nell’uno contro uno per non essere saltato sfruttare il, gioco del portiere non solo con le mani ma anche con i piedi per fare lanci lunghi.

Da oggi, alla ripresa, importante confrontarsi e capire se c’è qualche svincolato da utilizzare sulla fascia destra, uno o due stranieri Transfermarket li fa intravedere.

La sconfitta con il Torino conferma a Gilardino la fragilità di un ambiente, dentro e fuori, dove tutto è rosso o blu a seconda dei risultati.

Villa Rostan deve funzionare come nella promozione dello scorso anno, ossia dentro e fuori dal campo anche quando per via dei risultati lo specchio si rompe in mille pezzi. Deve farlo pensando al futuro prossimo, ricomponendosi subito nella difesa del patrimonio della squadra più antica d’Italia. Domani notte alle 24, infatti, saranno 130 anni e con l’aiuto e la pazienza di tutti il Genoa non dovrà sentirli.