Sogno di una notte di mezza estate. Ma senza volere scomodare il paragone letterario con Shakespeare per i 27.777 abbonati del Genoa e gli altri 2000 e più che hanno pagato il biglietto, è durato solo 12’ di gioco della prima giornata di campionato.

Non è più calcio d’agosto e nella prima giornata di campionato sono continuati a suonare i campanelli d’allarme per il Genoa, la società e Gilardino. Un replay di quello visto nelle amichevoli con Venezia, Cremonese e Modena in Coppa Italia nel secondo tempo.

Tutte le squadre sono un cantiere aperto, ma il Grifone è arrivato all’appuntamento con la Serie A nelle condizioni tecniche e di organico non all’altezza, con una distinta di 19 persone e in panchina due portieri, due difensori, un centrocampista (aggiungendo Aramu che Gilardino ha cercato di indottrinare nel ruolo di mezzala) e tre attaccanti, facendo fatica ad opporsi all’avversario. Gli assenti non avrebbero mosso l’ago della bilancia.

I Grifoni attuali dovevano sopperire ai problemi di qualità da Serie A cercando le peculiarità che avevano generato la  scorsa stagione per risalire in A: corsa, caccia alle seconde palle, pressing, cattiveria. Non ci sono riusciti per la forza degli avversari.

Il risultato è pesante, può apparire scolastico per un Genoa troppo scollato nei movimenti  con la squadra lunga, che ha continuato ad essere privo di cambio passo nel cuore del gioco sopperendo con un’arma, la fisicità mancante, per cercare di vincere duelli in terra e in area.

L’analisi della partita. La Fiorentina ha vinto avendo il controllo del gioco in termini di vantaggio territoriale e possesso pallone. Ha ottenuto il controllo del gioco per superiorità tecnica  dei giocatori e inefficace marcamento dei genoani attraverso un gioco collettivo più efficace. Non ha mostrato un reparto più debole, il più forte è stato il centrocampo supportato dalle corsie laterali. Le catene laterali con un gruppo di 3/4 calciatori hanno avuto una notevole intesa tattica. Arthur ha fatto rifiorire i gigliati rispetto alo scorso anno.

Tutti problemi evidenziati nella conferenza stampa pre gara da  Gilardino e dal nostro pezzo di venerdì mattina: un gioco aggressivo e fluido dove le mezzali diventano attaccanti (la foto del secondo e quarto gol) e il centravanti arretra per aprire spazi portando via i difensori genoani dalla difesa della porta. Peccato che il Genoa non abbia approfittato nel penetrare una difesa viola sempre molto alta.

La prima domanda passata per la mente al termine della partita è; se il Genoa avesse avuto  in formazione Kayode, classe 2004 nato in Italia, che già in passato aveva vinto una semifinale di Coppa Italia contro la Primavera del Genoa da solo, e Biraghi, o comunque giocatori con le stesse caratteristiche che aspetta dal 10 di luglio sulle corsie laterali, avrebbe perso? Forse sì, avrebbe perso lo stesso, ma non avrebbe fatto diventare i gigliati una squadra dal gioco totale di vecchio stampo.

È evidente come nelle altre gare, precedenti amichevoli che tre indizi sono una prova. Il  motore del gioco, oggi uno dei punti nevralgici di tutto il gioco, in particolare quello moderno, passa dal centrocampo ed è il centrocampo che determina il risultato di una gara. Il ruolo del centrocampista, in linea di principio, dovrebbe comprendere calciatori che quando gli avversari sono in possesso del pallone difendono e diventano attaccanti non appena il pallone entra nel possesso della propria squadra.

Al Genoa è difficile coniugare queste due fasi ad oggi, in futuro siccome bisognerà passare dal “prima non prenderle” al “prima darle” visto l’andamento del calciomercato, Gilardino dovrà essere bravo nell’impostazione tattica in fase difensiva, con la difesa della propria area in modo collettivo con gli attaccanti e i trequartisti, una barriera su due linee compatte: solidità, rapidità, qualità. Tre vocaboli che prossimamente non potranno essere in ritardo nel Genoa.

Visto che il calciomercato del Genoa, ad oggi, è stato anche intelligente puntando su stranieri che hanno già giocato nel campionato e non avranno bisogno del solito anno per capirlo, con qualsiasi modulo vorrà giocare Gilardino sarà importante che chi giocherà davanti si metta in testa di rientrare in fase difensiva, altrimenti i Grifoni faranno fatica a tenere la squadra in equilibrio nelle due fasi. L’obiettivo principale a Pegli sarà non vedere 7/8 uomini in fase difensiva, giocare con il 5-3-2 e non il 3-5-2 come contro i gigliati, con solamente due elementi in fase offensiva.

I quattro davanti, tre ingaggiati ed uno rimasto dallo scorso anno, sono in grado di spostare gli equilibri in fase di possesso. Gilardino vuole e cercherà con lo staff di costruire strategie in grado di garantire, oltre una squadra equilibrata, un gioco armonico, aggressivo e coraggioso.

Il sogno di una notte, anzi di 11 giorni di calciomercato, continua e lo fa alla ricerca di esterni, di un altro centrocampista di passo differente e anche di un difensore per poter sfruttare al meglio la qualità davanti. Pazienza se non arriverà un altro centravanti a scaldare la panchina: le priorità in questo momento sono altre.

Una premessa per finire: giù le mani e le chiacchere su Gilardino. Il suo unico errore in questo momento è la troppa serietà nel non comunicare pubblicamente cosa vorrebbe dal calciomercato. Tranquilli dopo la gara di ieri sera: meno male che è successo tutto alla prima giornata e non alla terza, si sarà già fatto sentire con i dirigenti perché al Genoa si fa squadra e i progetti tra campo e scrivanie sono seri, sentiti e condivisi.

La stagione dell’amore continua con un Ferraris ancora sold out. Una continuità che ha consolato più calcio giocato che forse fa meno notizia, ma racconta ancora una volta l’amore infinito del Popolo genoano verso il Vecchio Balordo e la squadra.