Lo avevamo visto come calciatore, lo abbiamo ascoltato nella scorsa stagione nelle conferenze stampa. Gilardino è un uomo sempre preciso nel rispondere alle domande prima e dopo le partite. Non l’avevamo visto allenare nello scorso campionato, eccetto due giorni con le porte aperte del “Pio Signorini” in situazioni di festa, ma finalmente lo abbiamo seguito nell’ultima settimana di ritiro a Moena.

Che il mister rossoblu avesse competenza calcistica lo si evinceva anche quando giocava: era evidente sapesse gestire le pressioni interne da calciatore, ma gestirle da  allenatore in un calciomercato che potrebbe far sballare la testa ai calciatori che aspettano una chiamata per fare la valigia e andare via dalla Val di Fassa è meno facile.  La sua caratteristica di calma, però, ha avuto successo. Operazione non facile senza trasmettere equilibrio in ogni momento.

Dopo più di venti anni di ritiri frequentati tra Genoa, Parma e altre squadre (visti quelli delle squadre del Nord quando non erano blindati) da quando avevo appeso il fischietto di arbitro al chiodo, dopo essere andato a vedere anche alcuni allenamenti ai confini tra Germania e Austria, ero curioso di vedere allenare Gilardino.

Lui ha dato l’impressione di non copiare nessuno di quelli in auge nel passato e nel presente, innanzitutto con la forza della  comunicazione, una dote rara sul prato verde nei confronti di tutti i calciatori. Dà le regole del gioco, cioè i segnali di comunicazione tra i calciatori, non dimenticandosi che è sempre il calciatore il vero protagonista in ogni momento dell’allenamento come in quello della gara.

Gilardino dal punto di vista tattico determinava le regole del gioco delle due squadre schierate nelle tante partite 11 contro 11, difficilmente viste in altri allenamenti con continuità da parte di altri tecnici, cercando di insegnare i segnali di comunicazione tra i calciatori nelle due fasi di gioco e nelle diverse situazioni: tutto spiegato ad alta voce.

La forza di Gilardino non è solo quella di proporre ma saper leggere ciò che succede. Questo si era visto in particolare nei secondi tempi di gara giocati in Serie B.

In ogni allenamento si aveva l’impressione che prima di allenare la squadra allenava se stesso consultandosi con lo staff. Negli allenamenti in Val di Fassa tutti i calciatori erano interessati e coinvolti sia durante l’allenamento , sia nelle scelte di gioco.

Gli allenamenti oltre l’espressione verbale e la presentazione ed esecuzioni delle esercitazioni da parte dello staff erano semplici e chiare.

Gli allenatori del passato affermavano che un buon allenatore deve saper usare la regola delle tre C: essere chiari, coincisi e completi senza essere prolissi. Bisogna aggiungere che questo giova di questi tempi visto che all’interno di una rosa si parlano parecchie lingue.

Ho visto esercizi semplici e chiari che servono a questo scopo nel calcio multietnico, a saper semplificare l’esecuzione e saper facilitare l’apprendimento per tutti.

A Moena si sono allenati i muscoli di tutto il corpo e in particolare il fiato che dovrebbe rappresentare le fondamenta su cui costruire, ma poi servono la tecnica, problema che Gilardino non può insegnare a giocatori di Serie A. Deve pensarci la società con i prossimi ingaggi, mentre la tattica rimarrà compito del Violinista per fare la differenza in Serie A.

Dopo aver fatto cronaca del lavoro di Gilardino, non è stato come contare le stelle e neanche una serenata, il cronista non si farà attrarre dal presente, da quello fatto e visto, ma cercando oltre l’evidenza si devono analizzare tutti gli aspetti e non solo quelli tecnici o fisici, prima di fare una previsione sul campionato futuro del Genoa in serie A.

Al Pio Signorini chissà se Gilardino con il suo staff oltre le gambe allenerà anche il cervello con la “Life Kinetik”, tecnica di allenamento usata in molte squadre europee di vertice. Studi medici hanno dimostrato un aumento della concentrazione e delle prestazioni fisiche coi  giocatori Cher si divertono.

Sono alte le possibilità di sbagliare da parte del cronista non solo alla luce della gara giocata contro il Venezia,  ma anche  alla luce  degli  allenamenti tecnici di qualche calciatore.  Questo è il calcio.  

Se la società ascolterà le richieste del tecnico per rinforzare la rosa, che non dovrà essere prolissa, e supporterà la voglia di Gilardino di crescere e di imparare, qualche soddisfazione e contentezza  in più per il Popolo genoano arriverà. Un popolo entrato ormai nelle corde del violino del tecnico.