I nostri racconti dei Genoani della Rametta si arricchiscono oggi della terza puntata, sempre al fianco di Franco Venturelli. Oggi l’argomento è come quei Genoani, e la piazza in generale, vivessero a partire dagli anni Cinquanta quella che potremmo definire l’attesa del decimo scudetto.

“Io ho cominciato a frequentare la Rametta a metà degli anni Cinquanta quando dall’ultimo scudetto erano passati solo trent’anni, che col senno di poi sono quasi niente. Erano presenti ancora molti Genoani che avevano visto vincere negli anni Venti gli ultimi scudetti del Genoa: loro sicuramente aspettavano il decimo. Poi c’eravamo noi giovani che, cresciuti alla scuola di questi anziani, anche noi aspettavamo il decimo.

In particolare c’era Catto, nipote del centravanti del Genoa che aveva vinto gli ultimi scudetti, che teneva banco perché sapeva parlare. Era uno tra i più scettici perché, analizzando la situazione societaria, diceva: “Figgeu, comme se fa a guägnâ o’ scudetto che no ghe manco e palanche pe accattâ i limoin?“. Non dico che non si debba parlare del passato, ma il campionato venne sospeso nel 1943 col Genoa che aveva una squadra che lottava ancora per le prime posizioni. Due anni dopo, nel 1945, si riprese solo col girone del Nord-Italia. Nel 1946, ripartì il campionato in tutta Italia. Il Genoa, improvvisamente, si trovò in bassa classifica.

Nel giro di tre anni passò dai primi posti, dove era stabile da sempre, a dire “come mai?”. E allora sono andato a vedere su alcuni libri, in particolare quello di Renzo Bidone, storico e grande giornalista che seguì il Genoa degli scudetti. Lui fa l’elenco di tutti i presidenti e vede che, alla ripresa del campionato, non c’è un presidente di Genova, ma uno che viene dal Piemonte. Poi sarebbe arrivato Poggi, genovese, e dopo comitati di gestione e commissari. Insomma, il Genoa faceva difficoltà a trovare un presidente. Nel 1953/1954 la rivista “Il Calcio Illustrato” fece un servizio che ho tenuto a casa, un’inchiesta, il cui titolo era: “Ma cos’ha questo Genoa?“. All’inizio degli anni Cinquanta, quindi, il Genoa era considerato ancora una grande squadra e non si spiegavano per quale motivo fosse sempre in bassa classifica. Il problema era che non c’erano soldi. 

Un Genoa che avrebbe potuto vincere quel decimo scudetto? La squadra che avrebbe potuto vincere il decimo scudetto era quella di Bagnoli. Anche il Genoa di Gasperini con Milito e Thiago Motta era una grande squadra, ma lì la situazione era già più difficile. Quando c’era Bagnoli – e ho parlato anche coi calciatori, che talvolta si pensa che se ne battano l’anima e pensino solo ai soldi, ma non si deve generalizzare – parlai con Skhuravy ad una cena al Little Club. Gli rievocai il Genoa di Branco, Eranio, Ruotolo, Aguilera e gli chiesi come mai Bagnoli fosse andato via. Lui rispose perché Spinelli non aveva voluto sentire ragioni. “Noi siamo andati a chiedergli di tenerlo. Noi chi? Io, Pato e Branco“. Vuol dire che i tre grandi del Genoa erano così attaccati alla società da andare a parlare col presidente perché con Bagnoli si arrivava allo scudetto”. 


Genoa, la bandiera rossoblu sugli spalti della “Bombonera” – VIDEO