Cantava Bob Marley: “Apri gli occhi, guardati dentro. Sei soddisfatto della vita che stai vivendo?”. Questo ritornello si potrebbe cambiare per qualche tifoso – non pochi – in: “apri gli occhi, guarda la classifica, non sei soddisfatto del campionato che stai vivendo?“.

La premessa è che non sono il Perry Mason di Blessin. Vivendo tuttavia di Buoncalcioatutti e qualche volta dei social, che ringrazio, ma pure passeggiando per la strada, andando in chiesa piuttosto che alla Fiera del Tartufo di Moncalvo mi succede di ascoltare lamenti sull’operato del tecnico del Genoa. Tutti con la scimmia del gol e della vittoria che non arriva a Marassi. Ecco, questo mi ha fatto scrivere questo pezzo in questa settimana ancor più lunga prima che il Vecchio Balordo torni in campo.

Blessin, con Spors e Ottolini (arrivato in ritardo), ha messo in piedi una squadra – è bene ribadire che solo fuori da Genova viene definita testualmente una “corazzata”, presumibilmente per scaricarle addosso ulteriori responsabilità – che può darsi non sia spettacolare, ma guardando la classifica dalla prima giornata di campionato il risultato lo sta provando a portare a casa. I tre sono al lavoro per correggere i difetti nel prossimo calciomercato invernale. Con la tifoseria il rapporto di Blessin è vivo, ma rimane freddo con alcuni.

Ed è strano questo destino di Blessin, non osannato e non amato da qualcuno che pensa di essere ancora un “influencer” del calcio, propenso a lasciare (per partito preso) il lavoro del tecnico rossoblu in una zona d’ombra, malgrado stia guidando la squadra verso l’obiettivo voluto da tutti.

Non conosciamo gli allenamenti – l’abbiamo già detto svariate volte che non sono visibili ormai da anni, neppure a noi giornalisti – ma pensiamo che con il suo staff ogni giorno Blessin insegni schemi, movimenti, tattiche come la scuola tedesca gli ha insegnato. E forse non solo questo visto il bagaglio tecnico cresciuto in qualche calciatore gara dopo gara, un dettaglio poco calcolato ad inizio stagione.

Gli scettici sottolineano che gli attaccanti rossoblu a quarti realizzano pochi gol. Beh, è vero, soprattutto se questo aspetto lo rapportiamo con l’enorme quantità di occasioni create. Il lavoro abbondante tra contrasto e contenimento svolto durante una partita ha protetto molto la difesa, ma probabilmente il rovescio della medaglia è che gli attaccanti o quelli che giocano dietro a Coda dopo il pesante lavoro di raccordo arrivano dentro le aree avversarie non tanto bolsi, quanto imprecisi.

Blessin e lo staff ci stanno lavorando, stanno cercando variazioni strategiche per fare gol, anche sui palloni inattivi, e si sta andando oltre al solo alzare una o due braccia per indicare il passaggio. Passaggio che poi difficilmente va a buon fine. Durante le gare i rossoblu non appaiono vittime del calcio tanto amato in Europa,  neppure cambiando modulo e strategia pre-gara in corso di partita. I famosi “piano A” e “piano B” di cui Blessin ha parlato nell’ultima conferenza pre-Brescia.

Anche contro la squarta di Clotet, come in altre gare, l’atteggiamento tattico e il modulo sono cambiati declinando tutte le situazioni con quattro difensori. Contro le Rondinelle il 4-4-2 avrebbe dato qualche frutto in più senza il rosso a Badelj. Tutti cambiamenti tattici non solo a seconda del risultato, ma legati anche ai diversi momenti che si possono vivere in una stessa partita. Manca ancora solamente vedere giocare tre mediani, un trequartista e due punte. Tranquilli, lo farà.

In tutto questo ragionamento la vera domanda è: ma Blessin sarà ancora sulla graticola, vittima del solleone estivo e di quanto accaduto sotto gli ombrelloni, tra gli ammaliamenti legati al presunto arrivo di Gasperini?

Su Gasperini, diciamoci la verità, sono state tante e solo chiacchere, ma senza nessun fatto o proposta concreta. Gasp nessuno lo può mettere in dubbio, neanche il sottoscritto: è largamente il migliore allenatore del campionato italiano sul campo, al di là dei suoi pregi e difetti. Eventualmente Gasperini, se realmente interpellato, avrà aperto le porte per un futuro non prossimo. Oggi il tecnico è Blessin e va sostenuto, soprattutto se è secondo in classifica con la medesima media punti che fece Cosmi nel 2004/2005. Era un’altra Serie B quella? Sicuramente. Ma quante volte ci si è ripetuti che quella di questa stagione sarebbe stata probabilmente una delle B più difficili ed equilibrate di sempre, anche più del passato? Tantissime. Persino troppe. E allora servono equilibrio e pazienza.

E qui si ritorna al modulo. Quello casalingo del Vecchio Balordo non sembra la stella polare del risultato. Pur continuando un approccio alla gara sviluppato sul pressing all’altezza del centrocampo avversario, cambiare la costruzione dal basso potrebbe portare qualche vantaggio? Sì, ma dopo 4/5 passaggi laterali o indietro senza trovare l’imbucata giusta bisogna trovare altre soluzioni, o la profondità o il cambio campo nella metà campo avversaria.  

Da  cronista sbaglierò nel ribadire questo concetto perché le vittorie nel Tempio non sono arrivate per colpa non solo dei tiri, ma anche delle giocate sbagliate.

Nel gioco attuale manca l’importanza di determinati calciatori, ancora assenti nel palcoscenico del Ferraris, e manca non facendo girare la squadra: l’allenatore può essere bravo quanto vi pare, ma alla fine la differenza – fino a prova contraria – la deve fare chi tutt’ora scende in campo. In gara i calciatori devono sfruttare di più l’intuito, la giocata, e calarsi nella partita. Il calcio lo dirigono i tecnici, ma il calcio stesso è stupore e meraviglia e lo possono creare solo i calciatori, al di là dei numeri di modulo.

Anche Blessin aspetta tutto questo per uscire una volta per tutte dallo scetticismo. Un dolore per il tifoso che ha un cuore colorato di rossoblu e una mente dubbiosa che lo porta, talvolta, a non godersi il presente.