Il calcio è diventato un’industria ed è difficile entrare in disamine sui fondi, che lascio ad altri, siano esse sportive o social.

Il calcio professionistico, anche se in ritardo, sta vivendo un cambiamento come è successo in altri settori industriali, merito di uno sviluppo esponenziale degli ultimi 10 anni. Il calcio professionistico, non solo in Italia, è un’industria ed è tutto giustificato dal valore di miliardi di euro.

Le squadre italiane non sono più in mano a famiglie o magnati e la gestione approssimativa con scarsa professionalità manageriale e di comunicazione ha accumulato perdite, spesso senza raggiungere obiettivi sportivi.

Tutto questo coi fondi dovrebbe finire anche se i risultati non si dovesse vedere subito in positivo o negativo.

Le squadre di calcio sono aziende, anche quelle non quotate in borsa, e sono ormai aziende dello show business e come tali devono essere gestite e messe in carreggiata. L’entrata del Fondo americano nel Genoa è benvenuta, soprattutto se imporrà un cambio di passo sostanziale nella gestione di società e squadra.

Tutto ciò dovrà avvenire non soltanto sul terreno di gioco, ma sulla cultura manageriale di gestione che dovrà consentire la formazione di una squadra competitiva.

Il fondo americano dovrà essere in grado di generare utili e investire nello show di una partita di calcio, investendo in infrastrutture sportive, assicurando la miglior visione dal  vivo e su piattaforme, allargandola per fornire divertimento il bacino di utenti, senza dimenticare il valore del settore giovanile, il futuro del business, mettendolo in condizione di non essere globetrotter a scopo turistico nella ricerca di campi dove allenarsi.

Il Fondo americano non dovrà poi mai dimenticarsi, in una piazza come quella rossoblu,   che le squadre restano, alcuni giocatori diventano icone, però non lo diventano i presidenti e i manager senza risultati.

Un saluto anche ad Enrico Preziosi, che non avrà prodotto risultati ma i 15 anni in Serie A rimarranno nella storia del Vecchio Balordo.