È stato faticoso superare il Valico del Brennero per gli Azzurri. È stato faticoso come superarlo in un giorno di coda da Bolzano. L’Austria nel primo tempo ha fatto un muro come gli autotreni che devi superare. Nel secondo tempo meritava di più e l’Italia ringrazia il Santo Var per fuorigiochi millimetrici e pure i cambi di Mancini.

Non è stato facile come mangiarsi una “viennetta” di gelato, come qualcuno aveva pronosticato al momento della conoscenza dell’avversario agli ottavi di finale. Ci eravamo abituati bene nelle qualificazioni con spazi e gol spettacolari di giocatori quasi sconosciuti a livello europeo. Il possesso pallone italico del primo tempo ha contato nulla quando giochi contro la strategia alla Rocco: catenaccio e contropiede.

Mancini ha indovinato i cambi di Chiesa e Pessina per Verratti e Barella e, in particolare, ha indovinato le scelte immettendo la fisicità di Belotti che da solo, a spallate, si è portato a casa il risultato nel secondo tempo supplementare. Mister Foda, il tecnico austriaco, ha studiato bene lo spartito azzurro marcando ad uomo Verratti e Jorginho e prendendo a calci Barella, l’unico dei tre di centrocampo ad inserirsi cercando la profondità; nel frattempo gli altri austriaci, giocando in Bundesliga, mettevano in campo intensità e recupero del pallone con raddoppi, riuscendo in particolare ad offuscare le corsie laterali, la forza di Mancini nelle qualificazioni.

L’Italia nel girone di qualificazione agli ottavi è stata quasi perfetta, lo ha superato non solo con unità d’intenti e coesione. Le tre partite vinte a Roma avevano fatto vedere sicurezza compattezza e grande equilibrio tra le due fasi di gioco. Un po’ meno contro il Galles, non solo per l’ampio turnover di 8/11, ma anche per la coesione di Verratti e Jorginho nel cuore del gioco. L’Italia per vincere ha bisogno di mezzali che entrino in area avversaria e non di doppi play dai piedi buoni.

L’Austria e mister Foda, dopo il primo tempo di comando del gioco da parte di Bonucci e compagni, nel secondo sono andati a cercare il recupero alto del pallone con doppia intensità e hanno messo in crisi Mancini e gli Azzurri giocando in modo fluido, cattivo, versatile con un solo obiettivo non far palleggiare i giocatori azzurri di qualità.

I calciatori provenienti dal Red Bull Lipsia, Laimer e la mezzala Sabitzer, e gli altri provenienti quasi tutti dalla Bundesliga hanno fatto vedere il gioco che si gioca in Germania, anche se si è inferiori. Adesso arriveranno gare più probanti, come il quarto di finale contro il Belgio, ma bisogna continuare ad essere fiduciosi in questa Nazionale. I numeri fatti fino adesso, al di là dei record, non sono e non possono essere un caso.

Adesso gli Azzurri devono credere di poter partecipare al gran finale londinese. La partita più dura e difficile era quella con l’Austria, ai quarti si potrebbero avere più spazi e la fantasia potrebbe aiutare se non si dimenticheranno di marcare – perché no ad uomo? – le stelle avversarie.

Tocca agli Azzurri assimilare subito la lezione austriaca del fermarli, picchiarli calcisticamente e mettere loro paura. In una gara secca ad eliminazione diretta non esiste il domani.