Da mercoledì sera ad oggi pomeriggio lo staff di Maran, allenatore in seconda, staff tecnico e match analyst avranno cercato di capire cosa non ha funzionato in Genoa-Torino. Qualsiasi sistema di gioco che un team vuole attuare deve tenere conto di alcune caratteristiche quasi obbligatorie e necessarie, che sono non solo equilibrio, ma anche razionalità ed elasticità.

Al Genoa contro il Torino è mancato l’equilibrio, e probabilmente non per colpa del tecnico, nelle due fasi di gioco. All’inizio, almeno fino al raddoppio del Torino, il movimento in particolare sulle corsie laterali è stato troppo da una fase all’altra. La voglia di fare risultato era tanta, ma non si poteva e doveva attaccare in tanti, in modo incauto senza adeguata copertura preventiva perché perso il pallone qualcuno si dimenticava l’atteggiamento in base a quella situazione. Vedere i gol del Torino.

I quattro difensori e i terzini, per caratteristiche più esterni che difensori, era meglio che spingessero a turno per non perdere il gioco  in  ampiezza, non operando con il concetto di unità marcando e coprendo la zona a loro assegnata.

Hanno funzionato meglio i centrocampisti con Badelj vertice basso con il compito di equilibrio difensivo, Lerager e Rovella che hanno giocato in modo non differenziato nelle due fasi di gioco con inserimenti anche laterali.

I tre davanti, i due trequartisti o un solo trequartista (Pjaca era seconda punta o trequartista?) hanno fatto confusione non facendo riferimento per i giocatori dietro e non sfruttando – in particolare Pjaca – lo spazio lasciato da Scamacca. Zajc, poi, non ha fatto bene l’elastico tra linea difensiva e il centrocampo avversario.

Queste considerazioni non vogliono dire che la strategia tattica contro il Torino di Maran era razionale, sulla carta era formulata sulle caratteristiche tecnico-tattiche, probabilmente non fisiche, di coloro che sono scesi in campo.

Con la Roma domani pomeriggio toccherà a Maran e il suo staff tecnico, mantenendo i loro principi di gioco, rendere il sistema di gioco più elastico per sviluppare le potenzialità dei calciatori a disposizione, cercando equilibrio e adattando il sistema ad ogni atteggiamento di Fonseca. Senza squilibri, pur cambiando compito a qualche calciatore rispetto alla preparazione della partita.

Il Genoa contro la Lupa, viste anche le energie, appena si perde il pallone dovrà svolgere un lavoro coordinato per non perdere efficienza. La Roma gioca in fase offensiva con un attacco profondo, ancor di più con l’arrivo di Pedro. In ogni gara qualche rischio l’ha messa a repentaglio e subito, quando sbagliava qualcosa, il palleggio era lento.

A domani sulla formazione rossoblù a quarti. La Roma di Fonseca in queste 6 giornate disputate all’insegna del bel gioco si è proposta con più alti che bassi, una squadra interessante.

D’accordo, tutte le strade portano a Dzeko (assente per via del Covid salvo nuovi sviluppi delle prossime ore) e se Fonseca l’avesse perso in sede di calciomercato avrebbe potuto anche lasciare la panchina. Con il centravanti bosniaco la Roma ha potuto inserirsi in zona Champions e senza la perdita di Zaniolo ci sarebbe sicuramente arrivata, grazie alla dote del calciatore di essere non solo goleador, ma anche catalizzatore e terminale del gioco giallorosso.

La Roma in questa stagione sta reagendo alla perdita dei cuori di Testaccio: Totti, De Rossi e Florenzi. Veretout per De Rossi, Spinazzola a sinistra per Florenzi.

Tatticamente Fonseca qualcosa ha cambiato da quel 3 a 3 del Vecchio Balordo sotto la guida Andreazzoli e non gioca più con una difesa altissima. Fonseca cerca di adattarsi al calcio italiano.

In stagione ha insistito meno con il 4-2-3-1 ed è passato all’80% delle gare giocate in Italia e in Europa alla difesa a tre, in attesa di un ritorno al meglio dall’infortunio al ginocchio di Smalling.

La Roma adesso propone il 3-4-2-1 avendo trovato nello “stagionato” Pedro e Miktharyan gli angeli custodi di Dzeko, capaci non solo di svolgere compiti di attaccanti, ma di giocare a tutto campo. In difesa due nuovi con Mancini a destra e il brasiliano Ibanez a sinistra se ritornerà in campo Smalling dal primo minuto.  Kumbulla arrivato dalla cura Juric di Verona in panchina. Nessun ballottaggio nel cuore del gioco e solo sulla fascia destra in tre per un maglia: Santon, Bruno Peres e Karsdorp, favorito quest’ultimo.

Anche la Roma domani al Ferraris è reduce da 6 gare tra campionato e Europa con uno score di 17 reti realizzate, 6 incassate giocando in 15 giorni in casa di Benevento e Milan, sotto il Cupolone con Fiorentina e in Europa fuori con lo Young Boys, all’Olimpico con CSKA Sofia e Cluj lo scorso giovedì sera. Quest’ultima partita è stata un Luna park giallorosso nel quale si sono divertite le seconde linee. Contro il Genoa freschi in campo i titolari.

La formazione della Roma ha una sola parentesi: Mirante; Mancini, Smalling, Ibanez in difesa; Karsdorp (Santon), Veretout, Lorenzo Pellegrini, Spinazzola; Pedro e Mikitaryan alle spalle di Borja Mayoral dopo il forfait di Dzeko causa Covid.

Arbitra Irrati di Pistoia, 40 anni avvocato di Pistoia. Arbitro internazionale. Vanta 121 gare in serie A, 38 rigori e 37 espulsi. In stagione due gare dirette senza rigori o rossi sventolati.

Irrati nel mondo è conosciuto come il VAR migliore del mondo dopo aver visionato 17 gare con 50 giorni di clausura al Mondiale russo.

Con il Genoa 14 gare dirette, domani la quindicesima (7 vittorie, 4 pareggi, 3 perse). Con la Roma domani 16° gara: in precedenza 7 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte.

Primo assistente Tolfo (Pordenone), secondo Rocca (Catanzaro). Quarto uomo Serra (Torino), VAR Pairetto (Nichelino), AVAR Tegoni (Milano).