Coronavirus, calcio e stadi. All’estero qualcuno si è mosso…e in Italia? In Italia Gravina è stato chiaro: “Priorità alle scuole poi quello dell’apertura graduale degli impianti in linea con quanto avviene a livello internazionale”. Ma cosa accade negli altri paesi?

In Germania e Francia sono tornati i tifosi, neppure così pochi, come testimoniato dal frastuono generatosi in casa dell’Hansa Rostock, dove 7.500 tifosi hanno cantato a squarciagola l’inno prima della partita contro lo Stoccarda. Il ritorno del pubblico allo stadio, distanziato e con la mascherina addosso, ha portato con sé anche qualche danno d’immagine: vedere quanto accaduto a Dresda per credere. In Coppa di Germania la Dinamo ha eliminato l’Amburgo, e già questa potrebbe essere la notizia. Ciò che ha fatto discutere è stato invece il gesto di Leistner, grande ex della partita che ha reagito a una serie di provocazioni lanciate da un tifoso salendo sugli spalti e spingendo per terra il diretto interessato. Tutto filmato dai vicini di posto. Vicini per modo di dire.

Parlando di fatti concreti, qualora negli impianti italiani si decidesse (è necessario anche il benestare del comitato tecnico-scientifico) di permettere l’ingresso a una parte di tifosi in attesa d una riapertura totale, la percentuale difficilmente supererebbe il 40%. Ragionando su un’ipotesi del 20%, ad oggi la più papabile, solo 3 stadi supererebbero quota 10mila spettatori sui seggiolini: si tratta di San Siro, dell’Olimpico di Roma e del San Paolo di Napoli. Dietro ci sono lo Juventus Stadium e il Franchi di Firenze, poi il Luigi Ferraris. A Genova, Genoa e Sampdoria, potrebbero contare su poco meno di 7mila accessi per ogni partita. Discorso differente per lo Spezia, che nei primi mesi di campionato (fine dei lavori prevista a novembre) giocherà a Cesena. Al Picco, su una capienza totale di 8mila spettatori, il 20% corrisponde 1600 spettatori.

Capitolo biglietti: come, dove e quando? “Non assisteremo a guerre fratricide per accaparrarceli” ha fatto sapere via web la tifoseria organizzata blucerchiata, “non intendiamo essere sorteggiati come in un gioco a premi” si è letto invece nel messaggio diffuso nei giorni scorsi dall’Associazione Club Genoani. Ci sono poi diverse eccezioni: in Abruzzo, a Castel di Sangro, i tifosi hanno seguito il ritiro del Napoli seguendo a loro volta una serie di regole ben precise per allenamenti ed amichevoli. Scene simili a quelle viste ad Alessandria, a 700 chilometri di distanza, in occasione dell’amichevole dei grigi contro la Samp di Ranieri per la quale sono stati ammessi un migliaio di tifosi facendo appello alle misure presenti nel DPCM del 7 agosto 2020. Si può fare? Sì, ma con calma. “Con il premier Conte abbiamo condiviso un percorso che dà priorità alla scuola” assicura Gravina. La scuola che ha dato l’esempio, in materia di riaperture ai tifosi, è stata quella olandese. Il primo ministro Rutte lo aveva annunciato con largo anticipo, già nel mese di maggio: “A settembre ripartiamo”. Detto, fatto. La capienza è stata ridotta a una media del 77%, i biglietti si prenotano online, ogni posto utilizzabile è tracciato con un QR code e le società hanno avviato già da tempo una massiccia campagna social e di sensibilizzazione per far rispettare le regole. Con tanto di bandiere e striscioni, al posto di quelli che solitamente incitano la squadra, per invitare a mantenere la distanza di 1,5 metri. La curiosità? Tecnicamente, sugli spalti non si potrebbe gridare né cantare. Distanti oggi per abbracciarci domani, che poi come motto suona molto italiano.


In Europa tornano i tifosi: 7500 per Hansa Rostock-Stoccarda. Per Pellegri applausi allo Stade Louis II