La promozione della stagione 2004/2005, con Serse Cosmi in panchina, se la costruì anche lui con le sue sgroppate sulla fascia sinistra. Parliamo di Vittorio Tosto, ex calciatore rossoblu con 33 presenze all’attivo con la maglia del Grifone. Lo avevamo contattato alla vigilia di un Crotone-Genoa che vedeva mister Nicola avversario del Genoa, mentre oggi il tecnico di Luserna San Giovanni siede sulla panchina rossoblu.

Oggi lo raggiungiamo telefonicamente perché, fresco di esordio in Serie A il 4 settembre 1994 (Torino-Inter), prese parte anche ad un Parma-Torino della stessa stagione, disputato il 2 ottobre 1994, subentrando a gara in corso ad un altro ex Genoa come Caricola. Ma cos’ha di tanto particolare quella gara? Coincise con l’introduzione in Serie A dei tre cambi, così come Torino-Parma di domani sera porterà con sé non solo il ritorno del campionato italiano, ma anche l’introduzione dei cinque cambi.

Buongiorno Vittorio. Prima di andare al 1994, parto con una domanda sulla finale di Coppa Italia di ieri sera, se non altro perché con Rino Gattuso è stato compagno alla Salernitana nella stagione 1998/99. Che significato ha avuto vincere per Gattuso in un momento per lui così difficile?

“Anzitutto mi fa piacere che Rino Gattuso abbia vinto, e questo perché ha sofferto tanto per la morte della sorella Francesca. Ieri sera è stata una grande gioia quella di conquistare un trofeo prestigioso, anche se spesso considerato inferiore allo Scudetto. Ma resta pur sempre la Coppa nazionale, una competizione dove si gioisce e ci si trasmette gioia. Una gioia che Gattuso si è meritato perché ha giocato una grandissima partita, dimostrando di avere una squadra completa sotto tutti i punti di vista, anche se la Juventus è stata superata soltanto ai rigori. Non è assolutamente un caso che questa coppa se la sia aggiudicata attraverso una grandissima prestazione contro una squadra forte”.

Andando ancora più indietro, il 29 agosto 1993 esordiva tra i professionisti con la Fiorentina allenata allora da Claudio Ranieri, oggi alla Sampdoria. Assieme a mister Nicola sono i due allenatori delle formazioni genovesi. Come vede Genoa e Sampdoria prima della ripresa? Nicola e Ranieri saranno un valore aggiunto?

“Ranieri lo ringrazierò per sempre per il fatto di avermi dato la possibilità di esordire da professionista nella grande Fiorentina di Batistuta e Rui Costa. Ogni volta che l’ho incrociato da avversario, l’ho sempre ringraziato. Ha girato il mondo e ha una personalità e un carattere importanti e forti, che gli hanno permesso di domare grandi campioni, da Batistuta a Del Piero. Nicola, invece, è un amico: abbiamo fatto più o meno la stessa carriera, lui è un anno più grande di me. Ci accomuna il fatto di essere due ex Genoa, di aver lottato da avversari. Lui terzino destro, io terzino sinistro, quindi siamo sempre stati avversari reali. Io sono un doppio ex di Genoa e Sampdoria, ma devo essere sincero che ho sempre detto di essere rimasto legato di più ai colori rossoblu. Ad entrambe le squadre auguro di raggiungere la salvezza, che non sarà facile. Da una parte vedo la forza che Davide Nicola sta dando a tutto l’ambiente in termini di coraggio ed entusiasmo, trasmettendo un bene assoluto come la sicurezza. Su sponda blucerchiata, non saprei sinceramente come sarà per loro la ripresa: le difficoltà della stagione ci sono e sono evidenti, nonostante la grande esperienza del mister”. 

Nel settembre 1994 esordì in Serie A in un Torino-Inter. Poi il 2 ottobre dello stesso anno entrò al posto di Caricola in un Parma-Torino che coincideva con l’introduzione in Serie A dei tre cambi. Ci ha incuriosito la coincidenza secondo cui domani la novità dei cinque cambi entrerà in gioco nuovamente con un Torino-Parma. Che impatto avrà questo passaggio da tre a cinque sostituzioni?

“La modifica avvenuta nel 1994, di cui sono stato protagonista in prima persona entrando in quella partita, modificava di una piccola percentuale la variante, perché passare da due a tre sostituzioni non era uno stravolgimento. Quella variazione era passata quasi come un aspetto lineare. Oggi è diverso, perché l’esigenza è completamente differente. Viene attuata in un momento della stagione completamente strano, poiché non ci troviamo di fronte né una fine né un inizio, ma ad una sospensione con una ripresa. E non sappiamo quale possa essere la condizione atletica delle squadre, che non riprendono una stagione gradatamente permettendosi dei passi falsi: qua si riprende e ci si gioca la stagione. Ci sono in palio le vittorie e ci sono le retrocessioni. Per questo motivo le cinque sostituzioni diventano fondamentali perché possono cambiare l’andamento di una squadra, soprattutto sotto l’aspetto fisico. Chi avrà una rosa più ampia da queste cinque sostituzioni trarrà beneficio e sicuramente otterrà risultati diversi da chi ha rose meno ampie e non potrà sopperire agli infortuni. Nel 1994 la modifica non suscitò stravolgimenti, ma in questa fase della stagione sì: sarà una importante rivoluzione. Chi potrà usufruire dei cinque cambi potrà vincere le partite negli ultimi venti minuti”.  

Come sempre, a fine intervista le lasciamo volentieri uno spazio per un saluto ai tifosi rossoblu

“Assolutamente ne approfitto per salutare tutti i tifosi rossoblu. Ho un figlio genoano, cresciuto a Genova quando giocavo in rossoblu e diventato tifoso a tutti gli effetti. È stato un grande rammarico per me non poter giocare la Serie A col Genoa perché saremmo stati protagonisti. Avevamo una squadra forte. La società mise nella condizione chi aveva richieste di mercato di andare via, visto che non era concepibile tenere in Serie C tutti i giocatori che avevano richieste. Altrimenti non sarei mai andato via e la mia carriera sarebbe stata differente: sono convinto che al Genoa ci avrei giocato sei, sette, otto stagioni, magari facendo come ha poi fatto Marco Rossi. Legarmi lì e lasciare un ottimo ricordo. Anche per questo ho un grandissimo rimpianto: a Genova si è interrotto un rapporto di cui conservo un grandissimo ricordo“. 


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