Dopo la rifinitura sotto gli occhi del presidente Preziosi e le convocazioni dello staff, il Genoa è partito alla volta del “Bentegodi”, dove domani sfiderà il Chievo. Un Chievo ultimo in classifica, ma tutt’altro che morto. Il dubbio in settimana era se Prandelli avrebbe ricominciato da dove aveva terminato con la Lazio (con un uomo alle spalle delle due punte Kouame e Sanabria, che più vicine hanno dato più garanzie) oppure avrebbe ridato fiducia al 4-3-3 iniziale delle ultime giornate, poi variato in corsa. Le indicazioni della vigilia, fornite anche dalle dichiarazioni al miele su Goran Pandev, lascerebbero ipotizzare che la scelta sia ricaduta su Bessa e sull’esclusione dal primo minuto di Lazovic. Il Genoa, dunque, potrebbe partire come segue:

GENOA (4-3-1-2): Radu; Biraschi, Romero, Zukanovic, Criscito; Lerager, Radovanovic, Rolon; Bessa; Kouame, Sanabria. Allenatore: Cesare Prandelli

Su sponda gialloblu, da registrare con un certo interesse c’è soprattutto il recupero di Rossettini. Se arruolabile dall’inizio, il suo impiego potrebbe far slittare in una posizione più avanzato Schelotto, insistentemente collocato nel ruolo di terzino destro. Il Chievo ha peraltro provato anche il 4-4-2. Nonostante assenze e infortuni, in virtù di quanto appena scritto, meglio lasciare la probabile formazione gialloblu allo speaker del “Bentegodi”.

Da ricordare come domani sarà tempo di prime volte sul fronte arbitrale, con l’arbitro Manuel Volpi che esordirà proprio al “Bentegodi”. Classe 1988, esordio in serie B nell’agosto 2018  in Ascoli-Cosenza. Un crescendo per l’aretino con altre otto gare in cadetteria prima di debuttare domani in serie A. La serie A Manuel Volpi l’aveva vista come quarto uomo in Chievo-Udinese. In serie B, su 9 gare dirette, ha fischiato 7 rigori, zero i cartellini rossi.

Ci siamo informati con qualcuno che lo ha visto arbitrare da Commissario arbitrale ed è stato descritto con un buon FEAT (fisico, estetico ,atletico e tattico) con visione di gioco,  senso tattico e tecnico, buon colloquio sul terreno di gioco. È soprannominato “fox” per via del cognome. La scuola toscana non gli manca: sempre pronto a giustificare il suo arbitraggio in campo con i calciatori. È diventato arbitro dopo aver provato a giocare al calcio, ma viste le scarse attitudini a colpir il pallone ha deciso di mettersi in fischietto in bocca. A tre mesi dalla fine dei campionati, Rizzoli e l’Aia devono correre ai ripari buttando nella mischia giovani da crescere. A fine anno i ranghi si indeboliranno con l’uscita di Mazzoleni e Banti.


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