11a giornata di campionato Festival del Gol con sagra di quelli incassati, ritorno al gol di bomber in naftalina nelle prime giornate di campionato: 17 le reti nel weekend lungo tra venerdì e sabato, 16 alla domenica . Il campionato rilancia le massime alla “Catalano”, “meglio fare gol o subirne  pochi”. La risposta è semplice in Italia vincono chi  prende meno gol e ne fanno uno in più dell’avversario. Campionato che dopo 11 giornate è stato delineato dalle squadre che si giocano la Champions con 18 reti realizzate di  Juventus, Napoli,  Inter, Lazio, Milan  e 3 reti incassate.

Sono tornati al gol i bomber italiani degli scorsi campionati, Immobile e Belotti, per la gioia di Mancini. Juventus, Inter, Napoli hanno dato l’impressione di fare una corsa a parte per il podio finale, con Madama sempre favorita, Inter in ascesa con la ritrovata quadra di formazione e assetto tattico (cambiando i calciatori la musica non cambia), Napoli sempre più Ancelotti dipendente con 14 squadre differenti schierate tra  campionato e Champions.

Oggi e domani per loro l’esame Champions, che dovrebbe tenere incollati davanti ai televisori tutti gli altri tecnici del campionato per capire come mai alle tre dominatrici del campionato le ciambelle non riescano sempre con il buco contro le dirimpettaie europee. Se si continua a parlare di calciatori di più qualità delle avversarie “menare vuol dire condurre”. Non è vero .

In tutte le  squadre  all’estero si fanno poche alchimie tattiche, poco “menaggio”  sul possesso pallone, sulla fase difensiva e quella offensiva, tutti i campionati sono in TV.  All’estero si cercano a qualsiasi livello di squadra e di classifica una tattica per avere continuamente situazioni di vantaggio numerico, raddoppio sistematico sul portatore di pallone, obiettivo di lasciare e ridurre al minimo gli spazi , arrivare al tiro prima possibile: tutto funziona perché tutti sono sempre al top della forma e tante volte sono il fiato e la corsa a fare la differenza, non la tecnica e la tattica oltre la qualità nelle battute dei calci da fermo. Tutto succede anche senza Messi,  Neymar e compagnia.

Nell’11a giornata di campionato spiccano le 18 reti di quelli che si giocano la Coppa con le orecchie del futuro. L’unica squadra stonata, con un solo gol realizzato all’ultimo respiro, è il Milan di Gennaro Gattuso pieno di cerotti ma anche fortunello.

In vetrina anche il ritorno di Gasperini e l’Atalanta dopo la delusione dell’eliminazione dall’Europa League, i quattro gol rifilati dal Torino alla Samp a domicilio che da migliore difesa è passata in tre giornate ad aver incassato 11 reti, il Chievo sempre sotto zero dopo tre giornate con Ventura in panchina, il Sassuolo tornato in zona coppe, la classifica cortissima per quelle attualmente fuori dall’Europa. Da sinistra a destra ci sono 9 squadre in 5 punti, dai 17 del Torino ai 12 della SPAL, prima di scendere in fondo con Udinese e Bologna a tre punti dalla zona rossa in coabitazione tra le due neo-promosse Empoli e Frosinone. Il Chievo è spacciato.

A tutto bisogna aggiungere la “milonga” lenta, un ballo che vede coinvolte molte panchine in bilico con ultimo treno per società e Presidenti, treno che passerà per l’ultima volta prima della fine del girone di andata e l’inizio del calciomercato invernale, grazie alla prossima sosta della nazionale in grado di poter cambiare la classifica. L’Empoli ha anticipato tutti esonerando Andreazzoli.

Su Genoa e Samp, solo da leccarsi le ferite anche se per  qualcuno “mal comune mezzo gaudio”. Vista la 12a giornata di campionato, quella precederà il derby, con il Genoa al Ferraris contro il Napoli e la Samp in trasferta all’Olimpico della Roma, all’orizzonte un derby da umili, poveri, derby che sarà ricco solo di “sfottò”, l’unico scopo per cui Genova può contare due squadre in Serie A.

Più VAR che arbitri in un’altra giornata di campionato da oppressione e angoscia. Con il nuovo protocollo funziona peggio dello scorso anno. Il correre a vedere il televisore, per lo meno era uno spettacolo aggiuntivo, ma è passato di moda. I principi fondamentali del nuovo protocollo dopo i Mondiali russi,  “minima interferenza-massimo beneficio” del Var, fanno una confusione mentale, speculativa da scarica barile di quelli dietro la TV e in campo. Un’altra brutta figura del direttore di gara in mezzo al campo, per minuti ad aspettare le imbeccate televisive senza andare a controllare di persona l’accaduto. L’impressione, non andando a controllare di persona, è che sia moda tra coloro che fischiano la politica di Ponzio Pilato, ovvero di “lavarsi il fischietto”, tanto le colpe saranno del VAR.

Per l’ennesima volta bisogna ripetere: basta arbitri davanti ai televisori del VAR, bisogna fare un gruppo di ex arbitri e tecnici pronti a metterci la faccia, con un regolamento sotto il naso da controllare e ripassare. Il guaio del regolamento del gioco calcio? Non essere chiaro. Qualcuno lo interpreta a proprio uso e consumo (non solo gli arbitri). Dopo due giorni di Inter-Genoa, qualcuno si  è arrampicato sugli specchi per spiegare la regolarità del primo gol nerazzurro, anche di fronte ai fermo-immagine che certificano l’errore, e a colorare la regola 11 il fuorigioco a proprio piacimento. Consolazione per la direzione di Pairetto Jr. a Napoli: grazie al risultato da “manita” dei partenopei non è continuata la polemica sotto il Vesuvio dei giorni precedenti alla gara, perché il fratello di Pairetto è un dipendente della Juventus.